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Arricchimento senza causa: quando restituire i soldi

Un uomo ha versato 45.000 euro alla compagna. Al termine della loro relazione, ha chiesto la restituzione della somma, agendo per arricchimento senza causa. La donna si è difesa sostenendo che si trattasse di una donazione. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso della donna. È stato stabilito che spetta a chi riceve il denaro dimostrare l’esistenza di un titolo che giustifichi il trattenimento della somma. In assenza di tale prova, il versamento è considerato privo di causa e deve essere restituito.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Soldi all’Ex: Dono o Debito? La Cassazione sull’Arricchimento Senza Causa

Quando finisce una relazione sentimentale, le questioni economiche possono diventare complesse. Un versamento di denaro effettuato durante la convivenza era un regalo o un prestito? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre importanti chiarimenti sull’arricchimento senza causa e sull’onere della prova in queste delicate situazioni, stabilendo principi chiari sulla restituzione di somme ingenti.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un uomo di ottenere la restituzione di 45.000 euro, versati tramite tre assegni alla sua ex compagna durante la loro relazione, durata dal 2011 al 2013. L’uomo sosteneva che tali somme fossero state corrisposte senza una valida giustificazione (giusta causa) e, pertanto, agiva in giudizio con l’azione di arricchimento senza causa.

La donna si difendeva affermando che il denaro ricevuto costituisse una donazione di modico valore o, in alternativa, una liberalità o una donazione indiretta finalizzata all’acquisto di un’attività commerciale. In subordine, sosteneva che il versamento fosse avvenuto in adempimento di un’obbligazione naturale, scaturita dal loro legame sentimentale.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di Brescia in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’uomo. I giudici hanno escluso che i versamenti potessero essere qualificati come donazione (obnuziale, di modico valore o indiretta) o come adempimento di un’obbligazione naturale. Di conseguenza, hanno condannato la donna alla restituzione dell’intera somma di 45.000 euro, ritenendo fondata l’azione di arricchimento senza causa.

L’Arricchimento Senza Causa e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Insoddisfatta della decisione, la donna ha proposto ricorso per Cassazione, basandosi su cinque motivi. Tra le principali censure, sosteneva che i giudici avessero errato nell’applicare le norme sull’arricchimento senza causa, invertendo l’onere della prova. A suo dire, sarebbe spettato all’ex compagno dimostrare che il versamento non avesse una causa, e non a lei provare l’esistenza di un titolo che giustificasse il trattenimento del denaro. Contestava inoltre la mancata qualificazione della dazione come donazione obnuziale o indiretta.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando la decisione d’appello. Le motivazioni sono di grande interesse pratico.

In primo luogo, la Corte ha chiarito la natura dell’azione di arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.). Questa azione ha carattere residuale, cioè può essere esperita solo quando non vi siano altri rimedi legali specifici per tutelare il proprio diritto. La Corte ha precisato che, ai fini della sua ammissibilità, rileva la qualificazione giuridica data in sede processuale e non eventuali diverse ipotesi avanzate in fase stragiudiziale (come quella di un mutuo).

Il punto cruciale della decisione riguarda l’onere della prova. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: chi agisce per la restituzione di una somma data senza causa deve solo dimostrare l’avvenuto pagamento e la mancanza di un titolo che lo giustifichi. Spetta invece a chi ha ricevuto il denaro (l’arricchito) dimostrare l’esistenza di una giusta causa, ovvero di un titolo giuridico (come una donazione, un pagamento di un debito, ecc.) che legittimi il suo arricchimento e gli consenta di trattenere la somma.

Nel caso specifico, la donna non è riuscita a fornire tale prova. Le sue tesi sulla donazione sono state ritenute infondate. La donazione obnuziale è stata esclusa per la mancanza della forma prescritta dalla legge, mentre la donazione indiretta è stata scartata per l’assenza di prova dello spirito di liberalità (l’animus donandi) da parte dell’uomo.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un importante principio: nei trasferimenti di denaro significativi tra partner non sposati, la causa del versamento non si presume mai essere la liberalità. Al contrario, in assenza di prove concrete che dimostrino l’intento di donare, la dazione si considera priva di giustificazione. Di conseguenza, chi riceve la somma è tenuto a restituirla. Questa decisione funge da monito sull’importanza di formalizzare, preferibilmente per iscritto, la natura dei trasferimenti patrimoniali di una certa entità, anche all’interno di relazioni affettive, per evitare futuri contenziosi.

Chi deve provare la causa di un versamento di denaro tra conviventi?
Spetta alla persona che ha ricevuto il denaro dimostrare l’esistenza di una ‘giusta causa’ (ad esempio, una donazione, il pagamento di un debito) che giustifichi il trattenimento della somma. Chi ha effettuato il versamento deve solo provare l’avvenuto pagamento.

Si può agire per arricchimento senza causa se prima si era ipotizzato un prestito?
Sì. Secondo la Corte, ciò che conta è la domanda come formulata in giudizio. Il fatto che in fase stragiudiziale (prima della causa) si sia ipotizzata una diversa natura del rapporto, come un mutuo, non impedisce di agire in tribunale con l’azione di arricchimento senza causa, che ha natura residuale.

Una somma di denaro versata in vista di un matrimonio è una donazione valida?
No, non automaticamente. Una dazione di denaro in vista di un matrimonio (donazione obnuziale) richiede il rispetto di determinate forme previste dalla legge. Se queste forme non vengono rispettate, come nel caso di specie, la donazione non può essere considerata valida e la somma deve essere restituita se il matrimonio non viene celebrato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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