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Arricchimento senza causa PA: quando è ammissibile?

La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per l’azione di arricchimento senza causa PA. Un professionista aveva svolto un incarico per un Comune senza un contratto scritto. Il Comune si opponeva al pagamento, sostenendo che la responsabilità fosse del funzionario. La Corte ha stabilito che, in presenza di un regolare impegno di spesa nel bilancio dell’ente, l’azione per ingiustificato arricchimento è ammissibile contro il Comune, anche se il contratto è nullo per difetto di forma. La responsabilità diretta del funzionario sorge solo in assenza totale di un impegno di spesa.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Arricchimento Senza Causa PA: Quando il Comune Paga Senza Contratto Scritto?

Lavorare per la Pubblica Amministrazione richiede procedure rigorose, prima fra tutte la stipula di un contratto in forma scritta. Ma cosa succede se un professionista esegue una prestazione per un Comune sulla base di accordi verbali e di atti amministrativi interni, senza mai arrivare alla firma di un contratto formale? Rischia di non essere pagato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: l’ammissibilità dell’azione di arricchimento senza causa PA in questi scenari. La decisione distingue nettamente i casi in cui l’ente pubblico è tenuto a pagare da quelli in cui la responsabilità ricade unicamente sul funzionario che ha commissionato il lavoro.

I Fatti del Caso: Un Incarico Professionale Senza Contratto Formale

Un geometra riceveva da un Comune l’incarico per la progettazione e la direzione dei lavori relativi alla sistemazione del servizio idrico comunale. L’opera era finanziata con fondi regionali e l’ente locale aveva prodotto una serie di atti interni, tra cui delibere e determinazioni dirigenziali, che approvavano i progetti e liquidavano un acconto al professionista. Tuttavia, non veniva mai stipulato un contratto in forma scritta.

Al momento di saldare il compenso residuo, il Comune non provvedeva. Il professionista otteneva quindi un decreto ingiuntivo, al quale l’ente si opponeva, sostenendo che, in assenza di un contratto scritto, l’obbligazione non poteva essere imputata al Comune, ma, secondo le norme sulla contabilità pubblica, doveva ricadere personalmente sul funzionario o amministratore che aveva autorizzato la prestazione.

L’Opposizione del Comune e i Giudizi di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello respingevano l’opposizione del Comune. I giudici di merito ritenevano che, sebbene mancasse un contratto valido, il professionista avesse diritto al compenso sulla base del principio dell’ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.). Era pacifico, infatti, che il Comune avesse ricevuto un’utilità concreta dalla prestazione professionale, utilizzandola per portare a termine l’opera pubblica. Di conseguenza, negare il pagamento avrebbe significato un arricchimento per l’ente a danno del professionista, senza una giusta causa.

Arricchimento senza causa PA e il Ricorso in Cassazione

Il Comune non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, insistendo sul difetto di legittimazione passiva. Il fulcro dell’argomentazione era l’applicazione dell’art. 191 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), secondo cui le obbligazioni assunte senza un regolare impegno contabile registrato sul competente capitolo di bilancio non vincolano l’ente, ma instaurano un rapporto diretto tra il fornitore e il funzionario responsabile. Secondo il Comune, l’assenza di un contratto scritto equivaleva a una violazione delle procedure di spesa, escludendo la possibilità di un’azione di arricchimento senza causa PA contro l’ente stesso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata e un principio di diritto di fondamentale importanza pratica. I giudici hanno chiarito la distinzione essenziale tra due diverse situazioni:

1. Assenza totale di impegno di spesa: Quando un funzionario commissiona beni o servizi senza che vi sia alcuna previsione nel bilancio dell’ente, la legge interviene per proteggere le finanze pubbliche. In questo scenario, si crea un rapporto obbligatorio diretto ed esclusivo tra il fornitore e il funzionario. L’azione di arricchimento contro l’ente è preclusa perché la legge offre un rimedio alternativo (l’azione diretta contro il funzionario), e l’azione ex art. 2041 c.c. ha natura residuale, cioè è esperibile solo quando non vi sono altri rimedi.

2. Presenza di impegno di spesa ma invalidità del contratto: Questa è la situazione del caso in esame. Il Comune aveva, attraverso i suoi atti amministrativi, previsto e imputato la spesa a specifici capitoli del proprio bilancio. Sebbene il contratto successivo fosse nullo per difetto di forma scritta (requisito richiesto ad substantiam per i contratti con la P.A.), l’esigenza di controllo della spesa pubblica era stata soddisfatta a monte. La nullità del contratto non fa scattare il meccanismo di responsabilità personale del funzionario. L’ente ha comunque riconosciuto l’utilità della prestazione e l’aveva prevista nel suo bilancio. Di conseguenza, il privato, impoverito dalla sua prestazione non retribuita, può agire direttamente contro l’ente con l’azione di ingiustificato arricchimento.

In sostanza, la Corte afferma che il discrimine non è la validità del contratto, ma l’esistenza di un valido impegno contabile. Se l’ente ha stanziato i fondi, ha implicitamente riconosciuto la spesa e l’utilità della prestazione, rendendosi quindi soggetto passivo dell’azione di arricchimento in caso di nullità del titolo contrattuale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre una tutela importante a professionisti e imprese che operano con la Pubblica Amministrazione. Il principio chiave è che, ai fini del pagamento, l’esistenza di un formale e valido impegno di spesa è più dirimente della successiva stipula di un contratto scritto. Se l’ente ha deliberato, approvato e registrato la spesa nel proprio bilancio, non può poi, in caso di nullità del contratto per vizi di forma, sottrarsi al pagamento dell’utilità ricevuta scaricando la responsabilità sul proprio funzionario.

Per i fornitori della P.A., diventa quindi cruciale verificare non solo la stipula del contratto, ma anche e soprattutto l’esistenza di una determinazione dirigenziale o di una delibera che impegni formalmente la spesa. Questo atto amministrativo costituisce la principale garanzia contro il rischio di veder disconosciuto il proprio diritto al compenso.

Un professionista può essere pagato da un Comune se ha lavorato senza un contratto scritto?
Sì, può essere pagato attraverso l’azione di arricchimento senza causa, a condizione che il Comune abbia preventivamente approvato e registrato un regolare impegno di spesa nel proprio bilancio per quella specifica prestazione. La sola assenza del contratto scritto non è sufficiente a negare il pagamento se l’ente ha beneficiato della prestazione e l’aveva prevista contabilmente.

Quando la responsabilità per una spesa senza contratto ricade sul funzionario pubblico e quando sul Comune?
La responsabilità ricade direttamente ed esclusivamente sul funzionario pubblico solo quando la prestazione è stata ordinata in totale assenza di un impegno di spesa registrato nel bilancio dell’ente. Se, invece, l’impegno di spesa esiste ma il contratto è nullo per altre ragioni (come il difetto di forma scritta), la responsabilità per l’ingiustificato arricchimento ricade sul Comune.

Che cos’è l’azione di arricchimento senza causa e come si applica alla Pubblica Amministrazione?
È un’azione legale (art. 2041 c.c.) che consente a chi ha subito un danno economico, arricchendo un altro soggetto senza una valida giustificazione legale, di ottenere un indennizzo. Verso la Pubblica Amministrazione, questa azione è ammessa quando l’ente ha tratto un’effettiva utilità da una prestazione, ma il contratto è nullo o inesistente. Tuttavia, è un’azione “residuale”, cioè non può essere usata se la legge prevede un altro rimedio specifico (come l’azione diretta contro il funzionario in assenza di impegno di spesa).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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