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Arricchimento senza causa PA e forma scritta

Una società cooperativa ha agito contro un ente pubblico per ottenere un indennizzo per arricchimento senza causa, data la nullità di un contratto per mancanza di forma scritta. La Corte di Cassazione, rilevando che la stessa questione è già stata rimessa alle Sezioni Unite, ha sospeso il giudizio in attesa della loro decisione. Il caso verte sulla possibilità di invocare l’arricchimento senza causa PA come rimedio in assenza di un valido contratto scritto con la pubblica amministrazione.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Arricchimento senza causa PA: la Cassazione attende le Sezioni Unite

L’azione di arricchimento senza causa PA rappresenta uno strumento cruciale per chi ha eseguito prestazioni a favore della Pubblica Amministrazione senza un valido contratto. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha messo in pausa un giudizio proprio su questo tema, evidenziando un nodo giuridico di fondamentale importanza: la mancanza della forma scritta del contratto può impedire l’azione di indennizzo? La questione è ora all’esame delle Sezioni Unite, e la decisione è attesa per fare chiarezza su un punto controverso del diritto amministrativo e civile.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di una società cooperativa, posta in liquidazione coatta amministrativa, nei confronti di un Ordine professionale. La cooperativa sosteneva di aver svolto servizi a favore dell’ente e, di fronte al mancato pagamento, aveva agito in giudizio. Il problema centrale risiedeva nel fatto che il rapporto contrattuale non era stato formalizzato attraverso un atto scritto, requisito essenziale per la validità dei contratti stipulati con la Pubblica Amministrazione.

La Corte d’Appello aveva emesso una sentenza sfavorevole alla cooperativa, la quale ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basando uno dei motivi principali sulla presunta violazione dell’articolo 2041 del Codice Civile, che disciplina appunto l’azione generale di arricchimento.

La questione giuridica e l’arricchimento senza causa PA

Il cuore della controversia è un classico del contenzioso tra privati e PA. I contratti con gli enti pubblici devono, di regola, essere stipulati in forma scritta a pena di nullità. Ma cosa succede quando un privato, in buona fede, esegue una prestazione a vantaggio della PA senza che esista un contratto valido? Può chiedere un indennizzo per l’arricchimento che l’ente ha conseguito e per la propria correlativa perdita economica?

La domanda sottoposta alla Corte è se la nullità del contratto per vizio di forma costituisca una “causa ostativa” all’ammissibilità della domanda di arricchimento senza causa PA. La giurisprudenza su questo punto non è monolitica, e proprio per dirimere questo contrasto la Terza Sezione Civile della stessa Cassazione aveva già sollevato la questione rimettendola al Primo Presidente per l’assegnazione alle Sezioni Unite.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Civile, con l’ordinanza in esame, non ha deciso il merito della controversia. Ha invece emesso un provvedimento interlocutorio, con cui ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo. In pratica, il processo è stato sospeso in attesa che le Sezioni Unite si pronuncino sulla questione di massima importanza che ne costituisce il fondamento.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è di natura prettamente processuale e ispirata a un principio di economia e coerenza del sistema giudiziario. I giudici hanno rilevato che uno dei motivi del ricorso sollevava esattamente il problema della compatibilità tra la mancanza di forma scritta nei contratti pubblici e l’azione ex art. 2041 c.c. Poiché un’altra Sezione della stessa Corte (la Terza Civile, con l’ordinanza n. 1284 del 2025) aveva già investito della medesima questione le Sezioni Unite, la Seconda Sezione ha ritenuto opportuno attendere tale decisione.

La sentenza delle Sezioni Unite, infatti, avrà un’efficacia nomofilattica, ovvero fornirà un’interpretazione vincolante per le sezioni semplici, garantendo l’uniformità del diritto. Decidere il caso prima di tale pronuncia avrebbe potuto portare a una sentenza potenzialmente in contrasto con quella, di lì a poco, delle Sezioni Unite. Per questo, in ragione della “potenziale incidenza” della futura decisione, si è preferito disporre il rinvio.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria, pur non risolvendo il caso specifico, ha un’importante valenza. Sottolinea l’esistenza di un significativo dibattito giuridico sull’ammissibilità dell’azione di arricchimento senza causa PA in assenza di un contratto scritto. La scelta di attendere il verdetto delle Sezioni Unite dimostra la prudenza della Corte e il suo ruolo nel garantire la certezza del diritto. La futura sentenza delle Sezioni Unite diventerà un punto di riferimento fondamentale per tutti gli operatori economici che intrattengono rapporti con la Pubblica Amministrazione, chiarendo definitivamente se e a quali condizioni sia possibile ottenere un indennizzo per le prestazioni rese in assenza di un contratto formalmente ineccepibile.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha sospeso il giudizio perché la questione giuridica centrale, ovvero l’ammissibilità dell’azione di arricchimento in assenza di contratto scritto con la PA, era già stata sottoposta all’esame delle Sezioni Unite da un’altra sezione. Per garantire uniformità e certezza del diritto, ha preferito attendere la loro decisione vincolante.

Qual è il problema principale affrontato nel provvedimento?
Il problema è stabilire se la mancanza della forma scritta in un contratto con la pubblica amministrazione, che ne causa la nullità, impedisca al privato che ha comunque eseguito la prestazione di agire per ottenere un indennizzo per arricchimento senza causa ai sensi dell’art. 2041 c.c.

Cosa significa che la Corte ha rinviato la causa a nuovo ruolo?
Significa che il processo è stato temporaneamente sospeso. La trattazione e la decisione del ricorso sono state posticipate a una data futura, in attesa che le Sezioni Unite della Cassazione si pronuncino sulla questione di diritto fondamentale per la risoluzione della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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