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Arricchimento senza causa: la giurisdizione civile

Un’impresa produttrice di energia rinnovabile ha citato in giudizio il gestore pubblico per arricchimento senza causa, sostenendo che quest’ultimo avesse tratto profitto dalla sua energia dopo aver negato gli incentivi. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione appartiene al giudice ordinario e non a quello amministrativo, poiché la domanda si fonda su un comportamento di fatto (l’asserito arricchimento) e non sulla contestazione dell’esercizio di un potere pubblico. La decisione chiarisce i confini della giurisdizione in materia di arricchimento senza causa nei confronti di enti pubblici.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Arricchimento senza causa: la Cassazione conferma la giurisdizione del Giudice Civile

Quando un soggetto pubblico si avvantaggia dell’energia prodotta da un privato a cui ha negato gli incentivi, si configura una questione di arricchimento senza causa la cui competenza spetta al giudice ordinario. Questa è la chiara indicazione fornita dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite con l’ordinanza n. 9746/2024, che traccia una linea netta tra l’esercizio del potere pubblico e i comportamenti di fatto con rilevanza patrimoniale.

I Fatti: Energia prodotta ma incentivi negati

Un imprenditore agricolo, dopo aver realizzato un impianto fotovoltaico, si vedeva negare dal Gestore pubblico dei servizi energetici la richiesta di ammissione alle tariffe incentivanti. Nonostante il diniego, l’impianto, già allacciato alla rete, continuava a produrre energia. L’imprenditore sosteneva che il Gestore si stesse indebitamente appropriando di tale energia, rivendendola e traendone profitto, mentre egli subiva un danno economico derivante dall’usura dell’impianto e dalle spese di gestione.

Di fronte a questa situazione, l’imprenditore decideva di agire in giudizio contro il Gestore, non per contestare la legittimità del diniego degli incentivi, ma per chiedere un indennizzo per l’arricchimento senza causa che il Gestore avrebbe conseguito a suo danno.

La questione di giurisdizione: Giudice Ordinario o Amministrativo?

Il Gestore pubblico, convenuto in giudizio, sollevava immediatamente una questione di giurisdizione. A suo avviso, la controversia, essendo legata al mondo degli incentivi per l’energia rinnovabile, doveva rientrare nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, competente per le materie che coinvolgono l’esercizio di poteri pubblici.

La Corte di Cassazione, chiamata a dirimere la questione tramite un regolamento preventivo di giurisdizione, ha dovuto stabilire se la causa avesse per oggetto la contestazione di un provvedimento amministrativo o, piuttosto, un rapporto di natura puramente patrimoniale.

La Decisione della Cassazione sull’arricchimento senza causa

Le Sezioni Unite hanno dichiarato la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha chiarito che, per determinare la giurisdizione, non bisogna fermarsi alla superficie, ma occorre indagare il cosiddetto “petitum sostanziale”, ovvero la vera natura della pretesa avanzata.

Il Principio del “Petitum Sostanziale”

Il cuore della domanda dell’imprenditore non era la revisione del diniego degli incentivi, ma la richiesta di un indennizzo per un fatto specifico: l’asserito arricchimento del Gestore a spese dell’imprenditore. Il provvedimento di rigetto degli incentivi resta sullo sfondo, come mero presupposto temporale della vicenda, ma non è l’oggetto del contendere.

Comportamento di fatto vs. Esercizio di Potere Pubblico

La condotta addebitata al Gestore – l’appropriazione e la rivendita dell’energia – non è stata qualificata come espressione di un potere autoritativo, ma come un mero “comportamento in fatto”. In altre parole, l’azione non discende da una funzione pubblica, ma da un’attività materiale che ha generato uno squilibrio patrimoniale tra le parti. È proprio questa natura privatistica del rapporto a radicare la controversia presso il giudice civile, custode dei diritti soggettivi.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ragionato sul fatto che il nucleo della controversia non fosse la legittimità del rigetto degli incentivi, che rimane sullo sfondo, ma la successiva pretesa di arricchimento senza causa. Tale pretesa scaturisce da un presunto comportamento materiale dell’operatore pubblico — appropriarsi e vendere energia senza titolo giuridico — e non dall’esercizio dei suoi poteri pubblici. La Corte ha sottolineato che la giurisdizione si determina in base al petitum sostanziale, ovvero l’intrinseca natura del diritto fatto valere. Poiché l’azione dell’imprenditore si fondava su un rapporto di natura privatistica e non contestava un atto amministrativo, la competenza spetta naturalmente al giudice ordinario.

Le conclusioni

La pronuncia chiarisce un confine cruciale: quando una controversia con un ente pubblico, pur in un settore regolato dal diritto pubblico come gli incentivi energetici, riguarda un mero comportamento materiale che genera un arricchimento senza causa, la giurisdizione appartiene al giudice ordinario. Questa decisione è significativa per gli operatori privati perché conferma che possono richiedere un indennizzo per i danni derivanti da azioni di diritto privato degli enti pubblici davanti al giudice civile, senza dover passare per la giustizia amministrativa, a condizione che non si contesti direttamente l’esercizio di un potere autoritativo.

In una causa per arricchimento senza causa contro un gestore pubblico di energia, quale giudice è competente?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza spetta al giudice ordinario (civile), in quanto la domanda si basa su un rapporto di natura patrimoniale e non sulla contestazione di un atto della pubblica amministrazione.

Perché la controversia non rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, nonostante riguardi il settore degli incentivi energetici?
La controversia non rientra nella giurisdizione amministrativa perché l’oggetto del giudizio non è la legittimità del provvedimento di diniego degli incentivi, ma un successivo e distinto comportamento materiale che avrebbe generato un arricchimento ingiustificato a favore del gestore pubblico.

Cosa si intende per ‘petitum sostanziale’ e come ha influito sulla decisione?
Il ‘petitum sostanziale’ è la vera natura della pretesa giuridica, al di là delle richieste formali. In questo caso, la Corte ha guardato alla sostanza della domanda, che era una richiesta di indennizzo per un arricchimento basato su fatti materiali, e non un’impugnazione di un atto di potere pubblico. Questo ha determinato la competenza del giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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