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Arricchimento ingiustificato PA: la prescrizione decorre

Un professionista, condannato a pagare per lavori extra non autorizzati eseguiti a beneficio di un Comune, ha agito con successo contro l’ente per arricchimento ingiustificato. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di prescrizione decennale non decorre dall’esecuzione dei lavori, ma dal momento in cui l’impoverimento del professionista è divenuto certo, ovvero dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna a suo carico. La Corte ha rigettato il ricorso del Comune, confermando che l’azione era l’unica esperibile e che la quantificazione del danno era corretta.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Arricchimento Ingiustificato verso la PA: la Prescrizione Decorre dalla Certezza del Danno

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione relativa all’arricchimento ingiustificato e alla decorrenza della prescrizione. Il caso riguarda un professionista, direttore dei lavori, costretto a risarcire un’impresa per opere extra eseguite a beneficio di un Comune, che ha poi agito contro l’ente pubblico per recuperare la somma. La decisione chiarisce un principio fondamentale: il termine per agire non decorre dal momento in cui l’ente ha beneficiato delle opere, ma da quando l’impoverimento del professionista è diventato un fatto giuridicamente certo e definitivo.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da lavori di collegamento stradale commissionati da un Comune. Il direttore dei lavori, un professionista esterno, aveva ordinato all’impresa appaltatrice l’esecuzione di alcune opere non previste nel progetto originario ma necessarie al completamento. Anni dopo, l’impresa, non essendo stata pagata per questi lavori extra, aveva citato in giudizio il direttore dei lavori, ottenendo una sentenza di condanna al pagamento di oltre 22.000 euro.

Una volta divenuta definitiva tale condanna ed essere stato costretto a pagare, il professionista ha a sua volta citato in giudizio il Comune, chiedendo di essere indennizzato per la stessa somma sulla base dell’istituto dell’arricchimento ingiustificato (art. 2041 c.c.). A suo dire, il Comune si era arricchito ricevendo un’opera completa, mentre lui si era impoverito dovendo pagare per quella stessa opera.

Il Comune si è difeso sostenendo, tra le altre cose, che l’azione fosse prescritta, essendo trascorsi più di dieci anni dall’esecuzione dei lavori (avvenuta nel 1989). Mentre il Tribunale aveva accolto questa tesi, la Corte d’Appello l’aveva ribaltata, dando ragione al professionista. Il Comune ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Comune, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno esaminato i tre motivi principali del ricorso: la prescrizione, l’inammissibilità dell’azione per carenza del requisito di sussidiarietà e l’errata quantificazione dell’indennizzo.

Le Motivazioni: Dies a Quo della Prescrizione nell’Arricchimento Ingiustificato

Il punto centrale della controversia era l’individuazione del dies a quo, cioè il giorno da cui far decorrere il termine di prescrizione decennale. Secondo il Comune, questo coincideva con il completamento dei lavori, momento in cui l’ente si era arricchito. La Cassazione ha smontato questa tesi, qualificando la fattispecie come arricchimento indiretto. L’impoverimento del professionista (depauperatio) non si è verificato quando i lavori sono stati eseguiti, ma solo molto più tardi, quando la sentenza di condanna nei suoi confronti è passata in giudicato. È solo in quel momento che il suo diritto all’indennizzo è sorto e poteva essere fatto valere. Prima di quella sentenza, non esisteva alcuna diminuzione patrimoniale certa a suo carico. Far decorrere la prescrizione dal 1989 avrebbe creato un paradosso: il diritto del professionista si sarebbe estinto prima ancora di poter essere esercitato.

Le Motivazioni: Carattere Sussidiario dell’Azione

Il Comune sosteneva inoltre che il professionista avrebbe dovuto agire in regresso contro il funzionario pubblico (l’allora Sindaco) che aveva impartito l’ordine verbale, e non con l’azione di arricchimento ingiustificato contro l’ente. La Corte ha respinto anche questa argomentazione. Ha chiarito che le norme sulla responsabilità diretta dei funzionari pubblici per spese non autorizzate si applicano al rapporto tra l’ente e i fornitori terzi. Il direttore dei lavori, in questo contesto, non è un fornitore, ma piuttosto il soggetto che, in qualità di funzionario, ha consentito la prestazione. Pertanto, egli non aveva a disposizione un’altra azione diretta per tutelarsi, il che rendeva l’azione ex art. 2041 c.c. l’unica esperibile e, di conseguenza, ammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di equità e certezza del diritto di grande importanza pratica. Stabilisce che, nei casi di arricchimento ingiustificato in cui l’impoverimento di un soggetto deriva da una condanna giudiziale a favore di un terzo, la prescrizione dell’azione di indennizzo inizia a decorrere solo dal momento in cui tale condanna diventa definitiva. Questa interpretazione protegge chi subisce un danno patrimoniale a causa di una complessa catena di eventi, garantendogli il tempo necessario per agire una volta che la sua perdita è giuridicamente cristallizzata. La decisione offre quindi una tutela fondamentale a professionisti e funzionari che potrebbero trovarsi a rispondere personalmente per attività svolte nell’interesse della Pubblica Amministrazione, chiarendo che il loro diritto a rivalersi sull’ente arricchito sorge solo quando il loro sacrificio economico diventa ineluttabile.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per un’azione di arricchimento ingiustificato se l’impoverimento deriva da una condanna giudiziale?
La prescrizione decennale inizia a decorrere non dal momento in cui avviene il fatto che genera l’arricchimento (es. l’esecuzione di lavori), ma dal momento in cui l’impoverimento diventa certo e giuridicamente rilevante, ovvero dal passaggio in giudicato della sentenza che condanna il soggetto impoverito a pagare un terzo.

L’azione per arricchimento ingiustificato è ammissibile se esistono altre azioni legali?
No, l’azione ha carattere sussidiario e può essere esercitata solo quando non esista un’altra azione specifica per ottenere ristoro. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il professionista non avesse altri rimedi esperibili contro il Comune, rendendo quindi ammissibile l’azione di arricchimento ingiustificato.

Come si prova e si quantifica l’impoverimento in un caso di arricchimento indiretto?
L’impoverimento è provato producendo la sentenza di condanna definitiva e documentando l’avvenuto pagamento o l’esecuzione forzata subita. La quantificazione dell’indennizzo dovuto dall’ente arricchito corrisponde all’effettivo esborso subito dall’impoverito a causa di quella condanna, nei limiti dell’arricchimento conseguito dall’ente stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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