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Apparenza della servitù: la prova è essenziale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di riconoscimento di una servitù di passaggio per usucapione. Il caso sottolinea l’importanza di dimostrare l’apparenza della servitù, ovvero la presenza di opere visibili e permanenti create in modo inequivocabile per servire il fondo dominante. La semplice esistenza di una strada non è sufficiente a provare il diritto. La Corte ha chiarito che il requisito dell’apparenza della servitù richiede una prova specifica, un ‘quid pluris’, che dimostri la destinazione della strada a vantaggio del fondo che ne reclama l’uso.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Servitù di Passaggio e Apparenza: Cosa Bisogna Provare in Giudizio?

L’acquisto di un diritto di passaggio su un terreno altrui è una questione complessa, spesso al centro di controversie legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre importanti chiarimenti sul requisito dell’apparenza della servitù, un concetto chiave per chi intende far valere questo diritto per usucapione. L’ordinanza ha respinto il ricorso dei proprietari di un fondo che rivendicavano il diritto di passare sulla proprietà del vicino, stabilendo che la semplice esistenza di una strada non è sufficiente a dimostrare la servitù.

I Fatti del Caso: Una Strada Poderale Contesa

La vicenda ha origine dalla domanda di un proprietario terriero che citava in giudizio la vicina per ottenere il riconoscimento di una servitù di passaggio su una strada poderale. A suo dire, questo diritto si era costituito per ‘destinazione del padre di famiglia’ o, in alternativa, per usucapione ventennale. Dopo la morte dell’attore originario, i suoi eredi hanno proseguito la causa.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda. Secondo i giudici, non era stata fornita la prova fondamentale: quella dell’esistenza di opere visibili e permanenti che dimostrassero in modo inequivocabile che la strada era stata creata proprio per consentire il passaggio a favore del fondo degli attori. In altre parole, mancava la prova della cosiddetta apparenza della servitù.

La Decisione della Cassazione sull’Apparenza della Servitù

Gli eredi hanno presentato ricorso in Cassazione, basandosi su diversi motivi. Hanno sostenuto che l’esistenza di una rampa di collegamento non era mai stata contestata dalla controparte e che la Corte d’Appello aveva erroneamente escluso le testimonianze di due di loro, rese prima che diventassero parti in causa.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni precedenti e fornendo precisazioni cruciali.

Il Principio di Non Contestazione e i Suoi Limiti

Sul primo punto, la Corte ha ribadito che il principio di non contestazione (art. 115 c.p.c.) si applica ai fatti storici (es. ‘esiste una rampa’), ma non alla loro qualificazione giuridica. L’apparenza della servitù non è un semplice fatto, ma una qualificazione che richiede un ‘quid pluris’, ovvero una prova aggiuntiva che dimostri la specifica destinazione dell’opera al servizio del fondo dominante. Il giudice, inoltre, può ritenere un fatto non provato se altre prove nel processo lo smentiscono, anche in assenza di una contestazione specifica.

La Testimonianza dei Futuri Eredi: Un Errore Corretto ma Irrilevante

Sul secondo motivo, la Cassazione ha dato ragione ai ricorrenti, affermando che la Corte d’Appello aveva commesso un errore di diritto. La capacità di un testimone va valutata al momento in cui rende la deposizione. Poiché i due eredi avevano testimoniato quando non erano ancora parti del processo, la loro testimonianza era valida. Tuttavia, la Corte ha ‘corretto’ la motivazione della sentenza d’appello ma ne ha confermato il risultato, ritenendo le testimonianze comunque irrilevanti. Anche ammettendole, queste non sarebbero state sufficienti a provare quel ‘quid pluris’ necessario per dimostrare l’apparenza della servitù.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della decisione della Suprema Corte risiede nella rigorosa interpretazione del requisito dell’apparenza. Per l’acquisto di una servitù di passaggio, non basta l’esistenza di una strada o di un percorso idoneo. È essenziale che tali opere mostrino, in modo non equivoco, di essere state realizzate al preciso scopo di dare accesso al fondo preteso dominante attraverso quello preteso servente. Questo significa che devono esistere segni visibili e permanenti che manifestino un onere stabile e non un’attività compiuta in via precaria o per altri scopi. Nel caso di specie, questa prova specifica è sempre mancata, rendendo impossibile accogliere la domanda.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio consolidato: chi agisce in giudizio per far riconoscere una servitù di passaggio per usucapione ha l’onere di fornire una prova rigorosa. Non è sufficiente dimostrare di aver utilizzato un passaggio per molto tempo. È indispensabile provare, attraverso elementi oggettivi, visibili e permanenti, che quel passaggio è stato creato o adattato in modo inequivocabile per servire il proprio fondo, imponendo un peso su quello del vicino. In assenza di questo ‘quid pluris’, la domanda è destinata a essere respinta.

È sufficiente che esista una strada sul fondo del vicino per ottenere una servitù di passaggio per usucapione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non basta l’esistenza di una strada o di un percorso. È essenziale dimostrare la presenza di opere visibili e permanenti che rivelino in modo non equivoco la loro specifica destinazione a servire il fondo dominante. Serve un ‘quid pluris’ che provi l’asservimento del fondo vicino.

Un fatto non contestato dalla controparte deve essere considerato automaticamente provato dal giudice?
Non necessariamente. Il principio di non contestazione si applica ai fatti costitutivi del diritto, ma non alla loro qualificazione giuridica, come l’apparenza della servitù. Inoltre, il giudice può ritenere un fatto non provato se altre prove acquisite nel processo ne dimostrano l’insussistenza, anche senza una contestazione esplicita.

Se un testimone diventa parte del processo dopo aver testimoniato, la sua testimonianza è valida?
Sì. La capacità di un testimone di deporre deve essere valutata con riferimento al momento in cui la testimonianza viene resa. Se in quel momento il testimone non aveva un interesse nel processo che ne determinasse l’incapacità, la sua deposizione è valida, anche se successivamente diventa parte in causa (ad esempio, per successione ereditaria).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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