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Apparecchi da intrattenimento: i controlli nazionali

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un gestore di un bar sanzionato per l’utilizzo di apparecchi da intrattenimento non conformi. L’ordinanza chiarisce che le normative tecniche nazionali, come l’obbligo di un codice identificativo, sono legittime e non contrastano con la Direttiva Servizi europea, in quanto giustificate da motivi di interesse generale quali la tutela dei consumatori e l’ordine pubblico. La Corte ha inoltre qualificato la violazione come illecito permanente, la cui prescrizione decorre solo dalla cessazione della condotta. Di conseguenza, sia il ricorso principale del gestore che quello incidentale dell’Agenzia competente sono stati respinti.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Apparecchi da intrattenimento: i controlli nazionali prevalgono sulla liberalizzazione UE

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato equilibrio tra la libera circolazione dei servizi, promossa dall’Unione Europea, e la legittimità dei controlli imposti dalla normativa nazionale sugli apparecchi da intrattenimento. Il caso, che vedeva contrapposti il gestore di un’attività commerciale e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, offre spunti fondamentali sulla validità dei requisiti tecnici interni, anche per i dispositivi che non erogano vincite in denaro.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un’ordinanza ingiunzione con cui l’Agenzia competente sanzionava il gestore di un bar per aver installato tre apparecchi da divertimento e intrattenimento privi dei necessari titoli autorizzativi e non conformi alla normativa vigente. In primo grado, il Tribunale accoglieva l’opposizione del gestore, annullando la sanzione.

Successivamente, la Corte d’Appello, accogliendo parzialmente il reclamo dell’Agenzia, riformava la decisione e, pur riducendo l’importo, confermava l’esistenza di una violazione. La Corte territoriale accertava che gli apparecchi, pur non erogando vincite in denaro, non erano conformi ai requisiti tecnici previsti dalla legge, in particolare per l’assenza di codici autorizzatori. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con ricorso principale del gestore e ricorso incidentale dell’Agenzia.

La questione degli apparecchi da intrattenimento e la normativa europea

Il ricorrente principale sosteneva che la decisione della Corte d’Appello violasse la Direttiva Servizi (2006/123/CE), che promuove la liberalizzazione e la libera prestazione dei servizi. Secondo questa tesi, imporre un nulla osta preventivo o requisiti tecnici specifici per apparecchi che non distribuiscono premi in denaro costituirebbe una duplicazione ingiustificata dei controlli, in contrasto con i principi europei. Si trattava, secondo la difesa, di giochi di abilità che premiavano unicamente con giocate gratuite, esclusi quindi dal campo di applicazione delle normative più stringenti sul gioco d’azzardo.

L’Agenzia, con il suo ricorso incidentale, lamentava invece che la Corte d’Appello avesse erroneamente escluso la necessità del nulla osta, strumento indispensabile per verificare l’assenza di manomissioni e tutelare i consumatori, specialmente i minori.

La Natura dell’Illecito: Istantaneo o Permanente?

Un altro punto cruciale del dibattito riguardava la prescrizione dell’illecito. Il gestore sosteneva che la violazione fosse di natura istantanea, legata al mancato adeguamento degli apparecchi entro un termine perentorio stabilito dalla legge. Di conseguenza, il termine di prescrizione di cinque anni sarebbe decorso da quella data, rendendo la sanzione non più esigibile.

La Corte d’Appello, al contrario, aveva qualificato l’illecito come permanente, ritenendo che la condotta illegale si fosse protratta nel tempo attraverso il mantenimento in uso degli apparecchi non conformi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo chiarimenti decisivi.

In primo luogo, ha stabilito la piena compatibilità delle norme tecniche nazionali con il diritto dell’Unione Europea. I giudici hanno sottolineato che la stessa Direttiva Servizi consente agli Stati membri di imporre restrizioni se giustificate da ragioni imperative di interesse generale. La tutela della salute dei consumatori (contro la ludopatia), la protezione dei minori e la salvaguardia dell’ordine pubblico sono considerate motivazioni valide. I controlli tecnici, come l’apposizione di un codice identificativo inalterabile, non sono una duplicazione dei controlli in fase di produzione, ma una misura necessaria una volta che gli apparecchi sono immessi sul mercato, per impedire che vengano modificati per simulare giochi d’azzardo.

In secondo luogo, la Corte ha confermato la natura permanente dell’illecito. La violazione non consiste nella singola omissione di adeguare gli apparecchi entro una data, ma nella condotta protratta nel tempo di mantenere in esercizio dispositivi non conformi alle prescrizioni tecniche. La volontà dell’agente di continuare a usare tali macchinari rende la condotta illecita continua. Pertanto, il termine di prescrizione inizia a decorrere solo dal momento in cui cessa l’utilizzo illecito.

Infine, sono stati respinti anche i motivi relativi alla presunta assenza di colpa dell’esercente e all’errata applicazione della sanzione. La Corte ha ribadito il principio secondo cui, in materia di sanzioni amministrative, vige una presunzione di colpa. L’ignoranza della legge non scusa, soprattutto per un operatore del settore che è tenuto a conoscere le normative che regolano la propria attività. È stato inoltre confermato che la sanzione va applicata per ciascun apparecchio non conforme.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione delinea un principio di fondamentale importanza: la liberalizzazione promossa dall’UE non implica un’assenza totale di controlli nazionali. Gli Stati membri mantengono la facoltà di imporre normative tecniche restrittive per gli apparecchi da intrattenimento, anche quelli senza vincite in denaro, quando sono in gioco interessi pubblici primari. Per gli esercenti, la decisione ribadisce la necessità di una conoscenza approfondita delle normative di settore e sottolinea che l’uso continuativo di apparecchi irregolari costituisce un illecito permanente, con conseguenze significative in termini di prescrizione.

La Direttiva Europea sui servizi impedisce allo Stato italiano di imporre controlli tecnici sugli apparecchi da intrattenimento senza vincita in denaro?
No, non lo impedisce. La Cassazione ha stabilito che le normative nazionali che impongono requisiti tecnici, come i codici identificativi, sono compatibili con il diritto europeo perché giustificate da ragioni imperative di interesse generale, come la tutela dei consumatori, dei minori e dell’ordine pubblico.

L’installazione di un apparecchio non conforme alla legge è un illecito istantaneo o permanente ai fini della prescrizione?
È un illecito permanente. La violazione non si esaurisce con la semplice installazione, ma perdura per tutto il tempo in cui l’apparecchio non conforme viene mantenuto in esercizio. Di conseguenza, il termine di prescrizione inizia a decorrere solo dalla cessazione della condotta illecita.

L’esercente di un locale è responsabile per la non conformità degli apparecchi anche se non ne è il proprietario?
Sì. La Corte ha rigettato la tesi della mancanza di colpa, affermando che sull’esercente grava una presunzione di colpa. L’ignoranza dell’obbligo di installare apparecchi conformi alla legge non è una scusante, specialmente per chi gestisce un’attività di questo tipo ed è tenuto a conoscere le norme del settore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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