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Appalto illecito: la Cassazione rinvia alla IV Sezione

Una lavoratrice, formalmente dipendente di una cooperativa, ha contestato la legittimità di un contratto di appalto con un’azienda sanitaria, sostenendo si trattasse di un appalto illecito. La Corte d’Appello le ha dato torto. La Corte di Cassazione, rilevando la pendenza di altri casi simili, ha emesso un’ordinanza interlocutoria, rimettendo la causa alla sua IV Sezione per una decisione congiunta, senza pronunciarsi nel merito.

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Appalto Illecito: Quando un Contratto di Servizi Nasconde una Somministrazione

La distinzione tra un legittimo contratto di appalto di servizi e un appalto illecito, che maschera una vera e propria somministrazione di personale, è una questione centrale nel diritto del lavoro. Con l’ordinanza interlocutoria n. 34386/2019, la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione, ma compie un’importante scelta procedurale: rinviare la causa alla sua IV Sezione per garantire una decisione uniforme su casi analoghi.

La Vicenda Giudiziaria: Dal Primo Grado alla Cassazione

Il caso ha origine dalla domanda di una lavoratrice, formalmente socia-lavoratrice di una cooperativa sociale, che prestava la sua attività presso una struttura di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL). La lavoratrice sosteneva che il rapporto tra ASL e cooperativa non fosse un vero appalto, ma una somministrazione irregolare di manodopera.
Il tribunale di primo grado le aveva dato ragione, riconoscendo il rapporto di lavoro subordinato direttamente con l’ASL. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, ritenendo legittimo il contratto di appalto ai sensi dell’art. 29 del D.Lgs. 276/2003 e dell’art. 1655 c.c., escludendo la presenza di un’illecita somministrazione di manodopera.

I Motivi del Ricorso: Violazioni Procedurali e Sostanziali

La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Vizio procedurale: La mancata notifica dell’atto d’appello alla cooperativa sociale, che era stata parte del giudizio di primo grado e mai formalmente estromessa. Secondo la ricorrente, questo vizio avrebbe dovuto comportare la nullità della sentenza d’appello per violazione del principio del contraddittorio.
2. Violazione di legge sul presunto appalto illecito: La lavoratrice ha dedotto la falsa applicazione dell’art. 1655 c.c., sostenendo che, come accertato in giudizio, il personale medico dell’ASL impartiva precise istruzioni e controllava direttamente l’esecuzione del servizio da parte del personale della cooperativa. Questo esercizio di potere direttivo, andando oltre la semplice supervisione del risultato, configurerebbe un’ipotesi di appalto illecito che dissimula una somministrazione di personale.

La Decisione della Corte: Rinvio alla IV Sezione per Connessione

La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, non ha deciso se l’appalto fosse lecito o meno. Ha invece accolto un’istanza dell’ASL resistente, la quale aveva segnalato l’esistenza di altri procedimenti pendenti, identici per questioni di fatto e di diritto, davanti alla IV Sezione della stessa Corte.
Reputando opportuno garantire una decisione coerente e unitaria su tutti i casi connessi, la VI Sezione ha deciso di rimettere la causa alla IV Sezione. Questa scelta procedurale mira a evitare il rischio di giudicati contrastanti su fattispecie identiche.

Le Motivazioni

La motivazione alla base del provvedimento è di natura prettamente organizzativa e funzionale a garantire la coerenza dell’ordinamento giuridico. La Corte ritiene opportuno promuovere una decisione congiunta di tutti i procedimenti connessi nella stessa sede e da parte dello stesso collegio. In questo modo, si assicura che questioni identiche ricevano una risposta giurisprudenziale univoca, rafforzando la certezza del diritto. La decisione non entra nel merito dei motivi di ricorso, ma si limita a constatare la connessione tra le cause e a disporre il rinvio per una trattazione unitaria.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria, pur non risolvendo la controversia, offre un’indicazione importante sulla gestione dei contenziosi seriali da parte della Corte di Cassazione. Il rinvio ad un’altra sezione per connessione è uno strumento volto a preservare l’uniformità interpretativa della legge, un principio cardine della funzione nomofilattica della Corte. Per le parti in causa, ciò significa un allungamento dei tempi processuali, ma con la prospettiva di una decisione che si inserirà in un quadro giurisprudenziale più stabile e coerente, soprattutto su un tema delicato come la qualificazione dei contratti di appalto illecito.

Quando un contratto di appalto di servizi può essere considerato illecito?
Secondo la tesi della ricorrente, un appalto è illecito quando il committente (in questo caso, l’ASL) non si limita a dare direttive generali sul risultato da raggiungere, ma esercita un potere direttivo e di controllo diretto sui lavoratori dell’appaltatore (la cooperativa), impartendo precise istruzioni e verificando la corretta esecuzione del servizio. Questo comportamento configurerebbe una somministrazione di personale mascherata.

Cosa significa che la Cassazione ha rimesso la causa a un’altra sezione?
Significa che la Sezione VI della Corte, inizialmente investita del caso, non ha emesso una decisione finale. Ha invece trasferito il procedimento alla Sezione IV della stessa Corte perché quest’ultima sta già trattando altri ricorsi identici per questioni di fatto e di diritto. Lo scopo è assicurare che tutti questi casi connessi vengano decisi insieme dallo stesso collegio di giudici, per garantire una soluzione uniforme.

Perché nel ricorso si lamentava la mancata notifica dell’appello alla cooperativa?
La ricorrente sosteneva che, poiché la cooperativa sociale era stata parte del processo in primo grado, l’atto di appello avrebbe dovuto essere notificato anche a lei per garantire il suo diritto di difesa (principio del contraddittorio). La mancata notifica, secondo questa tesi, costituirebbe un vizio procedurale che potrebbe rendere nulla la sentenza di secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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