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Anzianità di servizio: regole non modificabili

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’azienda sanitaria che contestava il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata da un dipendente presso un precedente ente. La Corte ha stabilito che i criteri di valutazione di una selezione, una volta definiti, non possono essere modificati retroattivamente da nuovi accordi collettivi. Questa decisione tutela il principio del legittimo affidamento dei candidati e la stabilità delle regole concorsuali.

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Anzianità di servizio: la Cassazione conferma che le regole di una selezione non si cambiano in corsa

Il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata presso un precedente datore di lavoro è un tema cruciale nelle progressioni di carriera, specialmente nel settore pubblico. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: le regole di una selezione, una volta stabilite, non possono essere modificate retroattivamente. Questa decisione protegge la stabilità delle procedure e il legittimo affidamento dei partecipanti.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un dipendente di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) che, in precedenza, aveva lavorato presso un’Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (IPAB). In occasione di una selezione interna per la progressione di carriera, l’ASL non aveva considerato valida l’anzianità maturata dal lavoratore presso l’IPAB. Il dipendente ha impugnato la decisione, ottenendo ragione sia in primo grado che in appello. La Corte d’Appello, in particolare, aveva stabilito che, sulla base del regolamento vigente al momento della selezione (lex specialis), l’anzianità doveva essere riconosciuta, poiché l’IPAB di provenienza svolgeva prevalentemente funzioni sanitarie ed era quindi un ‘ente equiparato’ al Servizio Sanitario Nazionale. L’Azienda Sanitaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione e i Principi della Cassazione sull’Anzianità di Servizio

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando la decisione dei giudici di merito. Le argomentazioni della Suprema Corte sono cruciali per comprendere i limiti del potere datoriale e sindacale nella modifica delle regole concorsuali.

Il Divieto di Modifica Ex Post dei Criteri di Selezione

Il punto centrale della decisione è l’affermazione del principio di immodificabilità delle regole di una selezione dopo la sua indizione. La Corte ha osservato che, al momento della selezione, il criterio per il riconoscimento dell’anzianità era legato allo svolgimento di ‘prevalentemente funzioni sanitarie’ da parte dell’ente di provenienza. Un successivo accordo sindacale aveva introdotto un criterio più restrittivo, richiedendo l’applicazione del CCNL del comparto sanità. Secondo la Cassazione, applicare retroattivamente questo nuovo e più stringente criterio costituirebbe una modifica ex post inammissibile. Tale modifica, infatti, violerebbe i principi di correttezza e buona fede, alterando le condizioni sulla base delle quali i candidati avevano partecipato e maturato un legittimo affidamento sulla valutazione della loro anzianità.

La Natura degli Accordi Decentrati e dei Regolamenti Interni

Un altro aspetto rilevante toccato dalla Corte riguarda la natura dei regolamenti interni e degli accordi sindacali decentrati. L’azienda ricorrente aveva lamentato la violazione di tali atti. La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, ricordando che regolamenti e accordi decentrati non sono atti normativi assimilabili alla legge. Pertanto, la loro violazione non può essere denunciata in Cassazione ai sensi dell’art. 360, n. 3, c.p.c. (violazione di norme di diritto). La parte ricorrente avrebbe dovuto, semmai, contestare una errata interpretazione di tali atti sulla base dei canoni ermeneutici del codice civile (art. 1362 ss. c.c.), cosa che non è stata fatta correttamente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su due pilastri: la tutela del legittimo affidamento e il principio di tempus regit actum. La Corte ha ritenuto ‘assorbente’ e decisivo il ragionamento della Corte d’Appello secondo cui non si può ammettere una modifica ex post dei parametri di una selezione. Si è passati da un criterio (svolgimento di funzioni sanitarie) a uno diverso e più restrittivo (applicazione di uno specifico CCNL). Applicare il nuovo criterio a una procedura già avviata significherebbe ledere la fiducia che i concorrenti hanno riposto nelle regole originarie del bando. Questo principio garantisce la trasparenza e l’imparzialità delle procedure selettive, impedendo che le regole del gioco vengano cambiate a partita in corso, anche se la modifica proviene dalle stesse organizzazioni sindacali.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un caposaldo del diritto del lavoro pubblico: la lex specialis di un concorso o di una selezione è vincolante e non può essere derogata da accordi successivi. Per i lavoratori, ciò rappresenta una garanzia fondamentale che i loro diritti e le loro esperienze professionali, come l’anzianità di servizio, saranno valutati secondo criteri chiari, predefiniti e stabili. Per i datori di lavoro pubblici, la sentenza è un monito a definire con precisione e in via definitiva i criteri di valutazione prima di avviare qualsiasi procedura selettiva, poiché non saranno ammesse correzioni o modifiche in un secondo momento.

È possibile modificare i criteri di valutazione di una selezione pubblica dopo che è stata indetta?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i parametri posti a base di una selezione non possono essere modificati ex post (dopo il fatto), poiché ciò violerebbe i principi di correttezza, buona fede e il legittimo affidamento dei candidati nelle regole iniziali.

L’anzianità di servizio maturata presso un altro ente è sempre riconosciuta nelle progressioni di carriera?
Non automaticamente. La sua validità dipende dalle regole specifiche previste dal bando di selezione (lex specialis). Se il bando prevede il riconoscimento dell’anzianità maturata in ‘enti equiparati’ secondo certi criteri, quei criteri devono essere applicati, e non possono essere resi più restrittivi da accordi successivi.

Un accordo sindacale aziendale o un regolamento interno possono essere contestati in Cassazione come una violazione di legge?
No. La Corte ha ribadito che accordi decentrati e regolamenti interni non sono ‘norme di diritto’ la cui violazione può essere denunciata in Cassazione ai sensi dell’art. 360 n. 3 c.p.c. L’eventuale contestazione deve essere basata sulla violazione dei canoni legali di interpretazione dei contratti (art. 1362 e ss. c.c.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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