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Anzianità di servizio lettori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13494/2024, interviene in una lunga controversia tra alcuni lettori universitari e un ateneo. Il caso riguarda il corretto inquadramento retributivo a seguito della trasformazione del loro rapporto di lavoro a tempo indeterminato. La Suprema Corte ha stabilito un principio fondamentale: nel calcolare la retribuzione, l’anzianità di servizio dei lettori deve decorrere dalla data del primo contratto di lavoro, anche se stipulato decenni prima. La Corte ha invece respinto la richiesta dei lavoratori di essere pagati per un monte ore minimo non effettivamente lavorato, qualificandola come domanda nuova e inammissibile in quella fase del giudizio.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Anzianità di Servizio Lettori: La Cassazione Sancisce il Diritto alla Valorizzazione Economica

L’ordinanza n. 13494 del 15 maggio 2024 della Corte di Cassazione segna un punto cruciale in materia di diritti dei lettori universitari di lingua madre straniera. Al centro della decisione vi è il riconoscimento della piena anzianità di servizio lettori, un tema che da anni anima il dibattito giuslavoristico nel settore accademico. Con questa pronuncia, la Suprema Corte stabilisce che, ai fini retributivi, l’anzianità va calcolata a partire dal primo contratto, valorizzando l’intera carriera del lavoratore.

I Fatti del Contenzioso

La vicenda processuale ha origine dalla lunga battaglia di un gruppo di lettori di lingua madre straniera impiegati presso un’importante università italiana. Anni fa, una sentenza passata in giudicato aveva riconosciuto la natura subordinata e a tempo indeterminato del loro rapporto di lavoro, originariamente sorto sulla base di contratti a termine ex art. 28 del d.P.R. n. 382/1980.

Nonostante ciò, la questione del corretto trattamento economico rimaneva irrisolta. I lettori, per non perdere l’anzianità maturata, si erano rifiutati di stipulare nuovi contratti come Collaboratori Esperti Linguistici (C.E.L.). Avevano quindi agito in giudizio per ottenere gli adeguamenti retributivi per il periodo 1996-2000. Il percorso giudiziario è stato tortuoso:

1. Il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto loro il diritto alla retribuzione dei ricercatori confermati.
2. La Corte d’Appello aveva riformato la decisione, accordando il trattamento dei professori associati.
3. Una prima sentenza della Cassazione (n. 19190/2016) aveva annullato tale decisione, stabilendo che al rapporto dovesse applicarsi, in via analogica, la disciplina prevista per i C.E.L.
4. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva rigettato le domande dei lavoratori, ritenendo che, sulla base delle ore effettivamente svolte (125 annue), non vi fossero differenze retributive da corrispondere.

È contro quest’ultima decisione che i lavoratori hanno nuovamente proposto ricorso in Cassazione.

La Questione dell’Anzianità di Servizio e del Monte Ore

I ricorrenti hanno sollevato diverse questioni, ma due erano i nodi centrali:

* Il monte ore: Chiedevano il pagamento sulla base del monte ore minimo di 250 ore annue previsto per i C.E.L., anche se ne avevano lavorate meno. La Corte ha respinto questo motivo, chiarendo che una simile richiesta configura una domanda di risarcimento del danno (per mancata offerta di lavoro) e non un automatico diritto retributivo. Tale domanda, non essendo mai stata avanzata prima, è stata ritenuta inammissibile perché nuova.
* L’anzianità di servizio: Lamentavano che la Corte d’Appello avesse completamente ignorato la loro anzianità di servizio pregressa nel calcolare la retribuzione. Su questo punto, la Cassazione ha dato loro piena ragione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha accolto i motivi relativi al mancato riconoscimento dell’anzianità di servizio lettori. La motivazione è netta e si fonda su precisi riferimenti normativi. La Corte d’Appello, nel rigettare le domande, ha commesso un errore fondamentale: ha concluso prematuramente per l’assenza di differenze retributive basandosi unicamente sull’orario di lavoro svolto, senza effettuare alcuna verifica sulle progressioni economiche legate all’anzianità maturata.

La Cassazione ha sottolineato come diverse norme, tra cui l’art. 26 della Legge n. 240/2010 e l’art. 22 del CCNL di comparto del 2003, prevedano esplicitamente che l’anzianità per gli ex lettori debba decorrere dalla “data di stipula del primo contratto di lavoro”. Questo riferimento, già contenuto nella precedente sentenza di Cassazione del 2016, era vincolante per il giudice del rinvio.

In sostanza, la Corte d’Appello avrebbe dovuto:
1. Accertare che la disciplina applicabile era quella dei C.E.L.
2. Calcolare la retribuzione dovuta considerando l’orario effettivamente svolto.
3. Aggiungere a tale calcolo le progressioni economiche derivanti dall’anzianità maturata fin dal primo giorno di lavoro.

Non avendolo fatto, la sua decisione è risultata viziata e pertanto è stata cassata.

Le Conclusioni e il Principio di Diritto

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato nuovamente la causa alla Corte d’Appello di Napoli, in diversa composizione. Quest’ultima dovrà ora decidere la controversia attenendosi al seguente principio di diritto:

> «nell’applicare la disciplina dettata dalla legge e dalla contrattazione collettiva per i collaboratori ed esperti linguistici al rapporto a tempo indeterminato intercorrente, in forza di sentenza passata in giudicato, fra l’università e l’ex lettore si deve considerare, ai fini del calcolo delle retribuzioni dovute, l’anzianità di servizio maturata a decorrere dalla stipula del primo contratto di lavoro ex art. 28 del d.P.R. n. 382 del 1980».

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i lettori, poiché afferma in modo inequivocabile che la loro intera storia professionale deve essere economicamente valorizzata, garantendo un trattamento retributivo equo e commisurato all’esperienza acquisita nel corso degli anni.

Un ex lettore universitario ha diritto al pagamento per un monte ore minimo anche se non ha lavorato quelle ore?
No. La Corte ha stabilito che la richiesta di pagamento per ore non lavorate (fino al minimo contrattuale) è una domanda di risarcimento del danno, che presuppone una specifica richiesta di svolgere tali ore e un conseguente rifiuto del datore di lavoro. Non è un diritto retributivo automatico.

L’anzianità di servizio di un ex lettore universitario deve essere calcolata dal primo contratto a termine?
Sì. La Cassazione ha affermato che, ai fini del calcolo della retribuzione e delle progressioni economiche, l’anzianità di servizio deve decorrere dalla data di stipula del primo contratto di lavoro, come previsto da specifiche norme di legge e dalla contrattazione collettiva.

È possibile presentare una domanda completamente nuova nel giudizio di rinvio dopo una sentenza della Cassazione?
No. La Corte ha ribadito che nel giudizio di rinvio non si possono proporre domande nuove. La richiesta dei lavoratori di ottenere il pagamento per 250 ore annue, mai avanzata nei precedenti gradi di giudizio, è stata considerata una domanda nuova e quindi dichiarata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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