LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Anzianità di servizio: eccezione tardiva inammissibile

Un ente di ricerca pubblico ha contestato il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata da un dipendente con contratto a termine, ai fini retributivi, dopo la sua stabilizzazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, non nel merito della questione, ma perché l’eccezione specifica dell’ente è stata sollevata tardivamente solo in appello, risultando proceduralmente inammissibile. La condanna al pagamento delle differenze retributive è stata quindi confermata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Anzianità di Servizio e Pubblico Impiego: L’Importanza della Tempestività Processuale

Il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata durante i contratti a termine è una questione cruciale per molti lavoratori del pubblico impiego, specialmente dopo un percorso di stabilizzazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre uno spunto fondamentale, non tanto sul diritto in sé, quanto sull’importanza della strategia processuale e della tempestività con cui si sollevano le eccezioni in giudizio. Vediamo insieme come un errore procedurale possa determinare l’esito di una causa.

I Fatti del Caso: Dalla Stabilizzazione al Contenzioso

Un lavoratore, assunto da un prestigioso istituto nazionale di ricerca scientifica con un contratto a termine per circa due anni, veniva successivamente stabilizzato. Forte del principio di non discriminazione tra lavoratori a termine e a tempo indeterminato, chiedeva in tribunale il riconoscimento di tutto il periodo pre-ruolo ai fini della progressione di carriera e delle relative differenze retributive.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano la sua domanda, condannando l’ente al pagamento delle somme maturate. Secondo i giudici di merito, la normativa interna dell’istituto andava interpretata in modo da garantire un trattamento stipendiale equo, calcolando l’anzianità fin dalla prima assunzione.

L’istituto, tuttavia, non si arrendeva e presentava ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su una specifica norma di legge che, a suo dire, escludeva il riconoscimento economico dell’anzianità pre-stabilizzazione per determinati periodi.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente pubblico, confermando la condanna al pagamento delle differenze retributive a favore del lavoratore. La particolarità della decisione, però, non risiede in una complessa interpretazione del diritto alla parità di trattamento, ma in un aspetto puramente processuale: la tardività dell’eccezione sollevata dall’istituto.

Le Motivazioni: Il Principio del Divieto di “Nova” in Appello

Il cuore della decisione della Cassazione si fonda sull’inammissibilità delle argomentazioni difensive dell’ente. Vediamo perché.

La Tardività dell’Eccezione sull’Anzianità di Servizio

La Corte ha rilevato che l’istituto, nel giudizio di primo grado, si era limitato a contestare in modo generico sia il diritto del lavoratore (an) sia l’ammontare richiesto (quantum). Solo nel successivo giudizio di appello aveva introdotto un’eccezione specifica e dettagliata, fondata su una precisa disposizione di legge (l’art. 9, comma 21, del d.l. n. 78/2010), sostenendo che essa impedisse il pagamento di qualsiasi somma a titolo di differenze retributive.

L’Inammissibilità e la Conferma della Sentenza

Secondo i giudici di legittimità, questa mossa processuale è stata fatale. Introdurre in appello un’eccezione che si sarebbe potuta (e dovuta) sollevare in primo grado costituisce una violazione del cosiddetto “divieto di nova in appello”, sancito dall’art. 435 c.p.c. Tale principio impedisce alle parti di modificare o ampliare il tema della discussione in una fase successiva del processo.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione non ha nemmeno esaminato nel merito se la norma citata dall’istituto fosse applicabile o meno al caso di specie. Ha semplicemente dichiarato l’eccezione inammissibile perché tardiva, confermando così la decisione della Corte d’Appello che aveva riconosciuto il diritto del lavoratore sulla base delle argomentazioni e delle prove presentate nel primo grado di giudizio.

Le Conclusioni: Una Lezione di Strategia Processuale

Questa ordinanza è un chiaro monito sull’importanza della strategia difensiva fin dalle prime fasi di un contenzioso. L’esito della causa non è dipeso dalla fondatezza o meno del diritto all’anzianità di servizio in base a una specifica legge, ma da un errore procedurale del datore di lavoro. Per i lavoratori, ciò rafforza l’idea che un diritto, se correttamente argomentato e non specificamente contestato dalla controparte nei tempi e modi corretti, può trovare piena tutela in tribunale. Per i datori di lavoro, pubblici e privati, emerge la necessità di articolare fin da subito tutte le proprie difese in modo completo e specifico, per non rischiare di vedersi preclusa la possibilità di farlo in una fase successiva del giudizio.

È possibile sollevare per la prima volta in appello un’eccezione specifica che si poteva presentare in primo grado?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un’eccezione sollevata tardivamente in appello è inammissibile per il divieto di “nova” (nuove eccezioni), come previsto dall’art. 435 c.p.c., se la parte aveva la possibilità di proporla nel primo grado del giudizio.

L’anzianità di servizio maturata con contratti a termine prima della stabilizzazione deve essere riconosciuta ai fini retributivi?
In questo caso specifico, il riconoscimento è stato confermato perché l’ente datore di lavoro non ha contestato tempestivamente e in modo specifico la domanda. La Corte non si è pronunciata nel merito della norma che regola il riconoscimento economico, ma ha basato la sua decisione sull’errore procedurale della parte ricorrente.

Qual è stata la ragione principale per cui il ricorso dell’ente pubblico è stato rigettato?
Il ricorso è stato rigettato per una ragione procedurale: l’ente ha sollevato la sua eccezione principale, basata su una norma specifica che escludeva le differenze retributive, solo in sede di appello. Questa eccezione è stata considerata inammissibile perché tardiva, avendo l’ente contestato la domanda solo genericamente in primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati