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Annullabilità delibera condominiale: termini e vizi

Un nudo proprietario ha impugnato un decreto ingiuntivo per spese condominiali, lamentando vizi nelle delibere. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la mancata convocazione dell’usufruttuario e l’errata ripartizione delle spese causano l’annullabilità della delibera condominiale, non la nullità. Tali vizi devono essere contestati entro il termine di decadenza di 30 giorni, anche tramite domanda riconvenzionale in sede di opposizione al decreto.

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Annullabilità Delibera Condominiale: Quando e Come Impugnare

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sez. II Civile, n. 20534 del 21 luglio 2025, offre un’importante lezione sulla distinzione tra nullità e annullabilità della delibera condominiale. Il caso esaminato riguarda la contestazione di un decreto ingiuntivo per spese straordinarie da parte di un nudo proprietario, il quale lamentava la mancata convocazione dell’usufruttuaria e l’errata ripartizione dei costi. La decisione della Suprema Corte ribadisce principi fondamentali sui termini e le modalità di impugnazione delle decisioni assembleari.

I Fatti di Causa: La Controversia tra Nudo Proprietario e Condominio

Nel 2013, un Condominio otteneva un decreto ingiuntivo contro il nudo proprietario di un’unità immobiliare per il pagamento di circa 4.590 euro, relativi a lavori straordinari e spese di gestione. L’interessato si opponeva, sostenendo che le delibere assembleari fossero invalide per due motivi principali:
1. La delibera modificava illegittimamente i criteri di ripartizione delle spese tra nudo proprietario e usufruttuario, addebitando costi straordinari al primo.
2. L’usufruttuaria dell’immobile, avente diritto a partecipare alle assemblee, non era mai stata convocata.

L’opposizione veniva rigettata sia in primo che in secondo grado. Il nudo proprietario decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando diverse questioni sulla violazione di legge e sui vizi di motivazione delle sentenze precedenti.

I Vizi che Causano l’Annullabilità della Delibera Condominiale

Il cuore della pronuncia della Cassazione risiede nella netta distinzione tra vizi che portano alla nullità e quelli che comportano la semplice annullabilità della delibera condominiale. La Corte, richiamando un precedente intervento delle Sezioni Unite (Cass. SU 9839/2021), chiarisce che i difetti lamentati dal ricorrente – ossia la mancata convocazione di un avente diritto e la violazione dei criteri legali di ripartizione delle spese – non rendono la delibera nulla, ma semplicemente annullabile.

Questo significa che la delibera, seppur viziata, è pienamente efficace finché non viene annullata da un giudice a seguito di un’impugnazione proposta nei termini di legge.

La Differenza Cruciale tra Nullità e Annullabilità

La Corte spiega che una delibera è nulla solo in casi eccezionali e gravi, ad esempio quando l’assemblea pretende di modificare a maggioranza i criteri di ripartizione delle spese stabiliti dalla legge o dal regolamento contrattuale in modo permanente e programmatico per il futuro. In tali ipotesi, l’assemblea agisce al di fuori delle proprie attribuzioni.

Una delibera è invece annullabile quando, pur rimanendo nell’ambito delle sue competenze, viola la legge o il regolamento, come nel caso di specie. La ripartizione delle spese in violazione dei criteri legali per un caso specifico (e non per il futuro) e la mancata convocazione di un condomino sono esempi classici di vizi che portano all’annullabilità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso basandosi su un’argomentazione lineare e rigorosa. Poiché i vizi denunciati (mancata convocazione e errata ripartizione) determinano l’annullabilità e non la nullità delle delibere, queste avrebbero dovuto essere impugnate nel termine perentorio di 30 giorni previsto dall’art. 1137, comma 2, del Codice Civile. Tale termine, nel caso di specie, non era stato rispettato.

La Corte precisa inoltre che, anche nel contesto di un’opposizione a decreto ingiuntivo, la richiesta di annullamento della delibera deve essere formulata come una specifica domanda riconvenzionale, nel rispetto del medesimo termine di decadenza. Essendo le domande di annullamento tardive, i motivi di ricorso sono stati ritenuti infondati. La tardività dell’impugnazione rende superfluo l’esame nel merito degli altri profili di infondatezza sollevati dal controricorrente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per la gestione delle controversie condominiali. Le implicazioni pratiche per i condomini sono chiare: di fronte a una delibera assembleare ritenuta illegittima per vizi di procedura (come la mancata convocazione) o di sostanza (come un’errata ripartizione delle spese), è fondamentale agire tempestivamente. Non si può attendere di ricevere un decreto ingiuntivo per contestare la validità della delibera, poiché il termine di 30 giorni per l’impugnazione è perentorio. L’inerzia sana il vizio e rende la delibera, e il debito che ne deriva, definitivamente efficaci.

Cosa succede se un condomino avente diritto non viene convocato all’assemblea?
La delibera approvata in sua assenza è viziata, ma non è nulla: è semplicemente annullabile. Ciò significa che per far valere il vizio, il condomino assente deve impugnare la delibera entro il termine perentorio di 30 giorni dalla sua comunicazione.

Una delibera che ripartisce le spese in modo errato è nulla o annullabile?
Secondo la Corte, una delibera che ripartisce le spese per un caso specifico in violazione dei criteri legali o regolamentari è annullabile. È nulla solo se l’assemblea pretende di modificare a maggioranza, e per il futuro, tali criteri, esorbitando così dalle proprie attribuzioni.

Come si può contestare una delibera annullabile se si riceve un decreto ingiuntivo basato su di essa?
Per contestare l’annullabilità della delibera in sede di opposizione a un decreto ingiuntivo, non è sufficiente sollevare una semplice eccezione. È necessario proporre una specifica domanda riconvenzionale di annullamento, rispettando sempre il termine di decadenza di 30 giorni previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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