LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Animus Spoliandi: custodia e spoglio del possesso

Un soggetto, nominato custode di un’area sotto sequestro penale, ha bloccato un passaggio utilizzato dai vicini, sostenendo di agire per dovere. La Corte d’Appello ha confermato la condanna per spoglio, chiarendo che l’intenzione di privare altri del possesso (animus spoliandi) è implicita nell’atto stesso di bloccare un accesso di cui si conosce l’uso altrui, a prescindere dalle motivazioni personali del custode. L’appello è stato quindi respinto, confermando l’ordine di ripristino del passaggio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Animus Spoliandi: Anche il Custode di Beni Sequestrati Rischia la Condanna per Spoglio

L’obbligo di custodia di un bene sottoposto a sequestro penale giustifica la limitazione dei diritti di terzi? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Ancona offre una risposta chiara, analizzando il concetto di Animus Spoliandi e i limiti dei doveri del custode. Il caso riguarda un proprietario terriero che, nominato custode di un’area sequestrata, ha bloccato l’accesso a un fondo vicino, sostenendo di agire per adempiere al proprio incarico. La Corte, tuttavia, ha confermato la sua condanna per spoglio del possesso.

I Fatti di Causa: Un Passaggio Conteso

Due proprietari di terreni agricoli si rivolgevano al Tribunale lamentando che un vicino aveva impedito loro l’accesso ai propri fondi. L’uomo aveva prima installato paletti e una rete da cantiere e, successivamente, un manufatto in muratura con cancello, bloccando di fatto l’unica via di passaggio che attraversava la sua proprietà.

La difesa del convenuto si basava su un presupposto peculiare: egli era stato nominato custode giudiziario di una porzione di terreno adiacente, sottoposta a sequestro penale. Sosteneva, quindi, di aver agito non per danneggiare i vicini, ma per adempiere ai suoi obblighi di custodia, delimitando l’area e prevenendo accessi non autorizzati, anche a seguito di un presunto furto.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dei vicini, ordinando l’immediata rimozione degli ostacoli e condannando il custode al risarcimento. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte d’Appello.

L’Analisi della Corte sull’Animus Spoliandi del Custode

L’appellante ha basato la sua difesa su due punti principali: l’errata valutazione delle prove da parte del primo giudice e l’assenza del cosiddetto Animus Spoliandi, ovvero l’intenzione specifica di privare i vicini del loro possesso.

La Corte d’Appello ha rigettato entrambe le argomentazioni. In primo luogo, ha chiarito che il giudice di merito ha il potere di valutare liberamente le prove (art. 116 c.p.c.), e nel caso specifico le testimonianze erano state determinanti. I Carabinieri Forestali, che avevano eseguito il sequestro, hanno infatti dichiarato inequivocabilmente di non aver mai ordinato al custode di installare barriere fisiche. Il loro intervento si era limitato all’apposizione di cartelli di sequestro.

Il Principio dell’Animus Spoliandi ‘In Re Ipsa’

Il punto cruciale della decisione riguarda la natura dell’Animus Spoliandi. La Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: nell’azione di reintegrazione del possesso, l’intenzione di spogliare è considerata in re ipsa, cioè implicita nell’atto stesso.

Questo significa che è sufficiente che l’autore dello spoglio sia consapevole di agire contro la volontà, anche presunta, del possessore, modificando lo stato di fatto a proprio vantaggio. Non rileva la sua convinzione soggettiva di agire nell’esercizio di un proprio diritto o dovere. Nel caso esaminato, l’appellante era pienamente consapevole che i vicini utilizzavano quel passaggio da anni. Bloccandolo, ha oggettivamente compiuto un atto di spoglio, indipendentemente dalla sua motivazione di proteggere l’area sequestrata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica stringente. I giudici hanno osservato che se l’intento dell’appellante fosse stato unicamente quello di adempiere ai suoi doveri di custode, avrebbe dovuto perimetrare l’intera area sequestrata e non limitarsi a bloccare il solo punto di accesso utilizzato dai vicini. Tale comportamento selettivo, secondo la Corte, svelava la reale intenzione di interferire con il possesso altrui.

Inoltre, la giustificazione del furto subito è stata ritenuta debole e non proporzionata alla radicale scelta di chiudere un accesso, soprattutto considerando l’esiguo valore dei beni che sarebbero stati sottratti (€ 110,00). La Corte ha quindi confermato che l’azione del custode non era giustificata né necessaria, configurando un illecito spoglio del possesso ai sensi dell’art. 1168 del Codice Civile.

Le Conclusioni

La sentenza è di notevole importanza pratica. Stabilisce che l’incarico di custode giudiziario non conferisce un’autorità illimitata per interferire con i diritti di terzi. Ogni azione deve essere strettamente necessaria e proporzionata allo scopo della custodia. Bloccare un passaggio consolidato, senza un ordine esplicito dell’autorità giudiziaria e con modalità che ledono il possesso altrui, costituisce un atto di spoglio. La decisione riafferma la centralità della tutela del possesso come situazione di fatto, proteggendola da interferenze arbitrarie, anche se mascherate da presunti doveri legali. L’appello è stato respinto e la sentenza di primo grado interamente confermata, con condanna dell’appellante al pagamento delle ulteriori spese legali.

Il custode di un bene sotto sequestro può bloccare un passaggio utilizzato da terzi per adempiere ai suoi doveri?
No. Secondo la sentenza, il custode non può bloccare un passaggio il cui uso da parte di terzi è noto, a meno che non vi sia un ordine esplicito dell’autorità giudiziaria. Un’azione di questo tipo, se non strettamente necessaria a perimetrare l’intera area sequestrata, viene considerata spoglio del possesso, poiché lede un diritto altrui in modo sproporzionato.

Cosa si intende per ‘animus spoliandi’ in un’azione di spoglio?
L’animus spoliandi è la consapevolezza di agire contro la volontà del possessore, privandolo del suo bene. La sentenza chiarisce che tale elemento è ‘in re ipsa’, cioè implicito nel fatto stesso di compiere un’azione che impedisce il possesso altrui. Non è necessario dimostrare un’intenzione malevola, ma è sufficiente che l’autore dello spoglio fosse consapevole di modificare lo stato di fatto esistente.

Quando un appello può essere considerato ‘lite temeraria’?
La sentenza spiega che la ‘lite temeraria’ (art. 96 c.p.c.) si configura quando una parte agisce o resiste in giudizio con malafede o colpa grave. In questo caso, pur rigettando l’appello, la Corte ha escluso la lite temeraria perché ha ritenuto che i fatti di causa, per la loro specificità, meritassero un ulteriore approfondimento processuale e non costituissero un palese abuso del diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati