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Anatocismo bancario: la pattuizione deve essere chiara

La Corte d’Appello, riformando parzialmente una sentenza di primo grado, ha stabilito l’illegittimità della pratica di anatocismo bancario applicata da un istituto di credito per mancanza di una specifica e chiara pattuizione successiva alla delibera CICR del 2000. Il caso riguardava la richiesta di due clienti di rideterminare il saldo di un conto corrente, contestando l’applicazione di interessi composti. La Corte ha accolto il motivo relativo all’anatocismo, ordinando il ricalcolo del saldo senza capitalizzazione trimestrale e riducendo il debito dei clienti.

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Anatocismo Bancario: Necessaria la Pattuizione Scritta e Chiara

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Firenze riafferma un principio fondamentale in materia di anatocismo bancario: la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi è illegittima se non prevista da una pattuizione specifica e successiva alla delibera CICR del 9 febbraio 2000. Questa decisione offre importanti chiarimenti per i correntisti che si trovano a contestare addebiti bancari ritenuti ingiusti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’appello proposto da due clienti contro la sentenza di primo grado del Tribunale di Pistoia, che aveva respinto le loro domande contro un istituto di credito. I clienti chiedevano di accertare diverse irregolarità nei loro rapporti bancari, tra cui un conto corrente e un conto anticipi. Le contestazioni principali riguardavano l’applicazione di interessi usurari, l’illegittima capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo), l’unilaterale variazione delle condizioni contrattuali e la nullità della commissione di massimo scoperto.

In primo grado, il Tribunale aveva rigettato tutte le domande. I clienti hanno quindi proposto appello, insistendo in particolare sulla nullità della clausola anatocistica.

La Decisione della Corte d’Appello sull’Anatocismo Bancario

La Corte d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza impugnata, accogliendo il motivo di gravame relativo all’anatocismo bancario. I giudici hanno stabilito che, per rendere legittima la pratica anatocistica, sarebbe stata necessaria una specifica pattuizione conforme ai criteri stabiliti dalla delibera CICR del 9 febbraio 2000.

Nel caso specifico, tale accordo esplicito mancava. La Corte ha ritenuto irrilevante un contratto di conto anticipi del 2005, che prevedeva la capitalizzazione trimestrale, poiché tale previsione si riferiva chiaramente ai soli interessi debitori di quel rapporto specifico, mentre in concreto era stata applicata anche al conto corrente ordinario. Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’illegittimità della capitalizzazione trimestrale operata dalla banca su entrambi i conti.

Per effetto di questa decisione, la Corte ha ordinato il ricalcolo del saldo del conto corrente, depurandolo dagli effetti dell’anatocismo, e ha rideterminato il debito dei correntisti da circa 288.000 euro a circa 229.000 euro. È stata invece respinta la domanda relativa alla segnalazione del rapporto come ‘contestato’ in Centrale Rischi.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Collegio ha fondato la propria decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. La Corte ha ribadito che, a seguito della delibera CICR del 2000, la pratica anatocistica necessita di una pattuizione espressa. La sentenza si allinea alla giurisprudenza della Cassazione (es. sent. n. 9140/2020), la quale ha escluso che le banche possano adeguare i vecchi contratti tramite la semplice pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, essendo invece richiesto un nuovo e specifico accordo con il cliente. La mancanza di tale pattuizione rende nulla la capitalizzazione degli interessi, anche se praticata per anni.

Un altro punto cruciale affrontato è stato quello della prescrizione. La banca aveva eccepito la prescrizione decennale per le rimesse più datate. La Corte, seguendo ancora una volta la Cassazione (es. sent. n. 9141/2020), ha chiarito che, per individuare le rimesse con natura solutoria (e quindi soggette a prescrizione), è necessario prima rideterminare il saldo del conto eliminando tutti gli addebiti illegittimi, come quelli per anatocismo. Solo dopo aver rettificato il saldo è possibile verificare se un versamento abbia effettivamente superato il fido e possa quindi essere considerato un pagamento. Questo approccio protegge il correntista, poiché il termine di prescrizione per la richiesta di restituzione inizia a decorrere solo da un momento successivo e correttamente accertato.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma a tutela dei correntisti. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Validità dell’Anatocismo: La capitalizzazione trimestrale degli interessi è legittima solo se esplicitamente pattuita per iscritto tra banca e cliente dopo il 2000, con pari periodicità per interessi attivi e passivi.
2. Onere della Prova: Spetta alla banca dimostrare l’esistenza di tale accordo. In sua assenza, la pratica è illegittima e gli importi addebitati devono essere restituiti o stornati dal saldo.
3. Prescrizione: L’azione per recuperare gli interessi illegittimamente addebitati non si prescrive facilmente. Il calcolo della prescrizione parte solo dalle rimesse ‘solutorie’, la cui esistenza può essere verificata solo dopo aver epurato il conto da tutti gli addebiti illegittimi. I clienti hanno quindi una finestra temporale ampia per agire in giudizio.

Dopo il 2000, la capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo) è legittima?
Sì, ma solo a condizione che sia prevista da una specifica pattuizione scritta tra la banca e il cliente, successiva alla delibera CICR del 9 febbraio 2000, che rispetti il principio della pari periodicità nel calcolo degli interessi debitori e creditori.

Come si calcola la prescrizione per la restituzione degli interessi anatocistici?
Il termine di prescrizione (generalmente decennale) inizia a decorrere solo dai versamenti che hanno natura ‘solutoria’, ovvero quelli che, superando il limite del fido concesso, estinguono un debito. Per determinare quali versamenti siano solutori, è necessario prima ricalcolare il saldo del conto, eliminando tutti gli addebiti illegittimi come quelli per anatocismo.

Se una clausola è illegittima, ad esempio per anatocismo, la banca può ‘sanarla’ unilateralmente?
No. La sentenza, in linea con la giurisprudenza prevalente, stabilisce che la banca non può adeguare unilateralmente un contratto per introdurre una clausola precedentemente nulla. È necessario un nuovo accordo esplicito con il correntista. La semplice comunicazione al cliente o la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non sono sufficienti a rendere valida la clausola.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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