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Amministratore di sostegno: la volontà del beneficiario

La Corte di Cassazione conferma la sostituzione di un amministratore di sostegno familiare con un professionista esterno. La decisione si basa sulla volontà espressa dalla persona beneficiaria, affetta da patologia psichiatrica, che lamentava un rapporto difficile con il fratello amministratore. Il provvedimento sottolinea come la volontà del beneficiario sia un elemento cruciale da considerare per il suo benessere, prevalendo sulla mera gestione patrimoniale.

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Amministratore di Sostegno: la Volontà del Beneficiario Vince sui Legami Familiari

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 7414/2024 affronta un tema delicato e centrale nell’ambito delle misure di protezione: il peso della volontà della persona beneficiaria nella scelta e sostituzione del proprio amministratore di sostegno. Con una decisione chiara, la Suprema Corte ha stabilito che il disagio e le difficoltà relazionali manifestate dal beneficiario nei confronti dell’amministratore familiare sono ragioni sufficienti a giustificarne la sostituzione con un professionista esterno, anche in presenza di una patologia psichiatrica.

I fatti di causa

Il caso nasce dal ricorso presentato dalla madre e dal fratello di una donna sottoposta ad amministrazione di sostegno. Essi contestavano la decisione del giudice tutelare, confermata dalla Corte d’Appello, di sostituire il fratello, fino a quel momento amministratore, con un avvocato.

La richiesta di sostituzione era partita dalla stessa beneficiaria la quale, sebbene affetta da una patologia psichiatrica, aveva manifestato tramite comunicazioni via e-mail al giudice un profondo disagio e una crescente difficoltà a rapportarsi con il fratello. I familiari ricorrenti sostenevano che tale volontà fosse un sintomo della malattia stessa e che il fratello avesse sempre agito nell’interesse della sorella, gestendo il patrimonio e l’azienda di famiglia. La decisione di nominare un estraneo veniva quindi ritenuta ingiusta e pregiudizievole.

La decisione della Corte: il benessere prima di tutto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità della sostituzione. I giudici hanno chiarito che il fulcro della misura dell’amministratore di sostegno non è la mera gestione patrimoniale, ma il benessere complessivo della persona. Questo benessere include la serenità nei rapporti interpersonali e il rispetto della sua autodeterminazione.

La Corte ha riconosciuto che le difficoltà relazionali lamentate dalla beneficiaria non erano un mero capriccio, ma trovavano riscontro oggettivo nelle difficoltà di comunicazione riscontrate anche dall’ufficio del giudice tutelare nel rapportarsi con l’amministratore uscente. Questo ‘circuito comunicativo carente’ è stato ritenuto un ostacolo alla piena tutela degli interessi della persona amministrata.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi cardine dell’istituto:

* Flessibilità della Misura: L’amministrazione di sostegno è un ‘vestito su misura’, uno strumento che deve adattarsi alle esigenze concrete del beneficiario. Non è la gravità della malattia a guidare le scelte del giudice, ma la ricerca della soluzione più idonea a proteggere la persona, sacrificando il meno possibile la sua autonomia.

* Centralità della Volontà del Beneficiario: L’art. 410 c.c. impone di tenere sempre in considerazione la volontà e le opinioni del beneficiario. La sua opinione non può essere svalutata a priori solo perché espressa da un soggetto fragile o con disabilità. Il giudice ha il dovere di vagliarla, per verificare che non sia in contrasto con gli interessi primari della persona, ma non può ignorarla. Rispettare la volontà dell’interessato è parte integrante della tutela.

* Comunicazione Informale ma Efficace: Il beneficiario può comunicare con il giudice tutelare anche in modo informale, come tramite una semplice e-mail. L’importante è che il messaggio sia idoneo a portare a conoscenza del giudice il suo punto di vista e le sue esigenze. Il giudice tutelare è un ‘giudice di prossimità’, e deve poter interloquire facilmente e rapidamente con tutti i soggetti coinvolti.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza che la tutela della persona fragile non si esaurisce nella corretta amministrazione dei suoi beni. Il rispetto della dignità e dell’autodeterminazione del beneficiario sono elementi essenziali. Quando il rapporto con l’amministratore di sostegno, anche se familiare, diventa fonte di conflitto e disagio, la sua sostituzione non è solo un’opzione, ma una necessità per garantire il benessere della persona. La scelta di un professionista esterno, in questi casi, può rappresentare la soluzione migliore per ripristinare un clima di serenità e garantire una gestione efficace e imparziale, in linea con la volontà e gli interessi primari del beneficiario.

La volontà di una persona con patologia psichiatrica può determinare la sostituzione dell’amministratore di sostegno?
Sì. Secondo l’ordinanza, la volontà espressa dal beneficiario è un elemento fondamentale che il giudice tutelare deve valutare. Non può essere ignorata solo a causa della patologia, ma va considerata nel contesto del benessere complessivo della persona, che include anche la qualità delle relazioni personali.

È necessaria una richiesta formale per chiedere la sostituzione dell’amministratore di sostegno?
No. La Corte chiarisce che il beneficiario può manifestare le proprie esigenze al giudice tutelare anche con modalità di comunicazione informali, come una posta elettronica non certificata. L’importante è che la comunicazione sia idonea a portare a conoscenza del giudice il punto di vista e le necessità dell’interessato.

Perché il giudice ha sostituito un familiare con un amministratore di sostegno esterno?
La sostituzione è stata motivata non solo dalla volontà espressa dalla beneficiaria, ma anche dal riscontro oggettivo di un ‘circuito della comunicazione carente’. Le difficoltà nel rapportarsi con l’amministratore familiare erano state riscontrate sia dalla beneficiaria sia dall’ufficio del giudice tutelare, rendendo necessaria la nomina di un soggetto terzo per garantire un’interazione più efficace e tempestiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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