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Aliud pro alio: vendita immobile abusivo e risoluzione

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio relativo a una compravendita immobiliare. Il caso di merito, deciso dalla Corte d’Appello, aveva qualificato la vendita di un immobile con rilevanti abusi edilizi come una fattispecie di ‘aliud pro alio’, ovvero la consegna di una cosa per un’altra, portando alla risoluzione del contratto e alla restituzione del prezzo. L’estinzione del giudizio in Cassazione è avvenuta per reciproca rinuncia delle parti all’impugnazione.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Aliud pro Alio: Quando l’Immobile Abusivo Porta alla Risoluzione del Contratto

L’acquisto di un immobile rappresenta un passo fondamentale, ma cosa succede se la casa dei sogni nasconde gravi irregolarità edilizie? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, pur concludendosi con una declaratoria di estinzione del giudizio, ci offre l’occasione per analizzare una decisione di merito cruciale che ha applicato il principio dell’aliud pro alio a una compravendita immobiliare viziata da abusi edilizi. Questa vicenda sottolinea l’importanza della conformità urbanistica e le gravi conseguenze per il venditore in caso di vizi sostanziali.

I Fatti di Causa: Una Compravendita Complessa

La controversia nasce dall’acquisto di un immobile che, successivamente, si rivela oggetto di un provvedimento di immissione in possesso da parte del Comune a causa di opere abusive realizzate dal venditore. Gli acquirenti, subendo di fatto un’evizione totale, citavano in giudizio il venditore chiedendo la risoluzione del contratto, la restituzione del prezzo pagato, il rimborso delle spese e il risarcimento dei danni. A complicare il quadro, vi era la mancata consegna del certificato di abitabilità, nonostante le rassicurazioni del venditore in sede di rogito.

Il venditore si difendeva sostenendo che gli acquirenti fossero a conoscenza delle difformità edilizie sin dall’inizio. Il Tribunale di primo grado, infatti, rigettava la domanda degli acquirenti, ritenendo che l’abuso riguardasse solo una parte dell’immobile e che la loro consapevolezza escludesse la buona fede.

La Decisione della Corte d’Appello: L’applicazione del principio di aliud pro alio

La Corte d’Appello ribaltava completamente la decisione di primo grado. I giudici di secondo grado, pur escludendo la configurabilità di un’evizione e di una mancanza di qualità, individuavano la fattispecie corretta nell’aliud pro alio. Secondo la Corte, le parti avevano tentato di aggirare il divieto di commercializzazione di immobili abusivi indicando nel rogito la consistenza originaria e legittima dell’immobile, ma includendo di fatto il terreno su cui insisteva l’ampliamento abusivo.

Questo stratagemma, volto a rendere formalmente valido un atto altrimenti nullo, non poteva sanare la sostanza: il bene venduto era radicalmente diverso da quello promesso. L’assenza del certificato di abitabilità, mai rilasciato a causa degli abusi, costituiva la prova definitiva che l’immobile era inidoneo a svolgere la sua funzione economico-sociale. Di conseguenza, la Corte dichiarava la risoluzione del contratto e condannava il venditore a restituire l’intera somma ricevuta.

Il Ricorso in Cassazione e l’Estinzione del Giudizio

Il venditore proponeva ricorso in Cassazione contro la sentenza d’Appello. Tuttavia, prima dell’udienza, le parti raggiungevano un accordo, rinunciando reciprocamente alle rispettive impugnazioni. La Corte di Cassazione, preso atto delle rinunce, non ha potuto decidere nel merito della questione e ha dichiarato estinto il giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

Sebbene la Cassazione non si sia pronunciata, le motivazioni della Corte d’Appello sono di fondamentale importanza. La corte ha ritenuto che la consegna di un immobile con abusi edilizi così gravi da impedirne il rilascio del certificato di abitabilità non costituisca un semplice vizio o una mancanza di qualità, ma la consegna di un bene completamente diverso da quello pattuito. La vendita aliud pro alio si configura quando la cosa consegnata appartiene a un genere merceologico differente o è priva delle caratteristiche funzionali necessarie a soddisfare i bisogni dell’acquirente. In questo caso, un immobile legalmente inabitabile è un bene intrinsecamente diverso da un’abitazione conforme alla legge, a prescindere dalla consapevolezza dell’acquirente circa l’esistenza di qualche irregolarità.

Le Conclusioni

La vicenda, pur conclusasi processualmente con un’estinzione, offre spunti pratici essenziali. Per chi acquista un immobile, la due diligence urbanistica e catastale non è un’opzione, ma una necessità assoluta per evitare brutte sorprese. Per chi vende, la tentazione di nascondere o minimizzare abusi edilizi può portare a conseguenze disastrose, come la risoluzione del contratto e l’obbligo di restituire l’intero prezzo, oltre al risarcimento dei danni. La decisione della Corte d’Appello riafferma un principio saldo: la regolarità urbanistica e l’ottenimento del certificato di abitabilità sono elementi essenziali che determinano la stessa identità del bene compravenduto.

Quando la vendita di un immobile con abusi edilizi si considera ‘aliud pro alio’?
Secondo la ricostruzione della Corte d’Appello nel caso esaminato, si configura un’ipotesi di ‘aliud pro alio’ quando le irregolarità edilizie sono tali da impedire il rilascio del certificato di abitabilità. Questo rende l’immobile funzionalmente diverso da quello promesso e inidoneo a soddisfare la sua funzione economico-sociale, legittimando la risoluzione del contratto.

La conoscenza degli abusi da parte dell’acquirente esclude la responsabilità del venditore?
Non necessariamente. Mentre in primo grado la consapevolezza degli acquirenti era stata considerata decisiva per rigettare la domanda, la Corte d’Appello ha superato questo aspetto. Ha ritenuto che la consegna di un bene radicalmente diverso (aliud pro alio) costituisca un inadempimento così grave da giustificare la risoluzione del contratto, a prescindere dalla conoscenza di alcune difformità da parte dell’acquirente.

Cosa significa ‘estinzione del giudizio’ in Cassazione?
Significa che il processo davanti alla Corte di Cassazione si è concluso senza una decisione sul merito della questione. Nel caso specifico, ciò è avvenuto perché sia il ricorrente principale che quello incidentale hanno reciprocamente rinunciato alle proprie impugnazioni, ponendo fine alla controversia legale in quella sede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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