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Aliud pro alio: macchinari non conformi e vendita

Un’azienda agricola acquista un impianto oleario che si rivela non conforme alle normative di sicurezza alimentare, in quanto non realizzato con i materiali prescritti (acciaio inox). La Corte di Cassazione ha stabilito che tale difformità non costituisce un semplice vizio, ma può integrare la fattispecie di vendita di ‘aliud pro alio’, ovvero la consegna di un bene completamente diverso da quello pattuito. Questa qualificazione è cruciale perché il bene è risultato del tutto inidoneo ad assolvere alla sua funzione economico-sociale, legittimando così la richiesta di risoluzione del contratto senza sottostare ai brevi termini di prescrizione previsti per la garanzia per vizi.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Aliud pro alio: Quando un bene difettoso è in realtà un bene diverso

Nel mondo dei contratti di compravendita, la consegna di un bene non conforme a quanto pattuito può aprire scenari legali complessi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la differenza tra un bene semplicemente viziato e un bene talmente difforme da configurare un aliud pro alio, ovvero la consegna di ‘una cosa per un’altra’. Questo caso, relativo alla fornitura di un impianto oleario, dimostra come la violazione di normative tecniche essenziali, come la Direttiva Macchine, possa trasformare un inadempimento contrattuale in una questione ben più radicale.

I Fatti di Causa

Una società agricola, operante come oleificio, citava in giudizio il fornitore di un impianto per l’estrazione dell’olio. L’acquirente lamentava che diverse componenti chiave dell’impianto, come il pre-frangitore, il frangitore e il decanter, non erano state realizzate in acciaio inox, materiale prescritto dalla normativa europea (Direttiva Macchine 89/392/CEE) per garantire la sterilità e la salubrità dei prodotti alimentari. Invece, erano state utilizzate vernici e materiali non idonei, che peraltro presentavano abrasioni, con un potenziale impatto negativo sulla qualità e sicurezza dell’olio prodotto.

L’azienda chiedeva la risoluzione del contratto per la consegna di un bene radicalmente diverso da quello pattuito o, in subordine, una drastica riduzione del prezzo e il risarcimento dei danni. I tribunali di primo e secondo grado, tuttavia, rigettavano le domande, qualificando le difformità come semplici vizi e dichiarando prescritta l’azione di garanzia.

L’analisi della Cassazione sulla vendita di aliud pro alio

La Corte di Cassazione ha ribaltato la prospettiva dei giudici di merito. Secondo la Suprema Corte, la questione centrale non era la presenza di difetti, ma se l’impianto fosse funzionalmente in grado di assolvere al suo scopo economico-sociale. La violazione delle prescrizioni della Direttiva Macchine non rappresenta un mero inadempimento di secondaria importanza, ma incide sulla natura stessa del bene.

Un impianto per la produzione di olio alimentare che non rispetta le norme igienico-sanitarie essenziali per garantire la genuinità del prodotto finale non è semplicemente un ‘impianto difettoso’; è un bene che non può svolgere la funzione per cui è stato acquistato. La sua inidoneità non è parziale o rimediabile, ma assoluta e funzionale. Di conseguenza, non si tratta di un vizio, ma della consegna di un bene appartenente a un genere del tutto diverso da quello pattuito, integrando così l’ipotesi di aliud pro alio.

La differenza con i vizi redibitori

La Corte ha colto l’occasione per ribadire la distinzione cruciale:
* Vizio redibitorio (art. 1490 c.c.): Si ha quando il bene presenta imperfezioni che ne diminuiscono il valore o l’idoneità all’uso, ma appartiene comunque al genere pattuito.
* Mancanza di qualità promesse (art. 1497 c.c.): Si verifica quando il bene, pur appartenendo al genere pattuito, è privo delle caratteristiche specifiche garantite.
* Aliud pro alio: Si configura quando il bene è completamente diverso per natura, individualità o destinazione, tanto da essere funzionalmente inidoneo a soddisfare le esigenze dell’acquirente.

Quest’ultima fattispecie dà luogo a un’ordinaria azione di risoluzione per inadempimento (art. 1453 c.c.), non soggetta ai brevi termini di decadenza e prescrizione previsti per i vizi (art. 1495 c.c.).

Le motivazioni della decisione

La motivazione della Cassazione si fonda sull’assunto che le caratteristiche strutturali dell’impianto, in particolare i materiali utilizzati, erano tali da compromettere irrimediabilmente la sua funzionalità. La mancata realizzazione in acciaio inox delle componenti a contatto con il prodotto alimentare non era una semplice irregolarità, ma una deficienza strutturale che pregiudicava la capacità dell’impianto di produrre olio salubre e genuino. Le argomentazioni della Corte d’Appello, che avevano liquidato la questione come ‘mero inadempimento’, sono state giudicate laconiche e non supportate da un’analisi delle precise caratteristiche tecniche richieste per garantire la funzione intrinseca del macchinario. Pertanto, la valutazione del giudice dovrà essere rinnovata alla luce di queste linee guida.

Conclusioni

La Corte Suprema di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello di Ancona per una nuova valutazione. Il principio di diritto stabilito è chiaro: sussiste consegna di aliud pro alio quando il bene è completamente eterogeneo rispetto a quello pattuito e si rivela funzionalmente inidoneo allo scopo, come nel caso di un impianto alimentare le cui componenti non garantiscono la sterilità e la salubrità del prodotto. Questa ordinanza rafforza la tutela dell’acquirente di fronte a inadempimenti che non sono semplici difetti, ma che minano l’essenza stessa dell’accordo contrattuale.

Qual è la differenza tra un semplice vizio e la consegna di ‘aliud pro alio’?
Un vizio rende il bene inidoneo all’uso o ne diminuisce il valore, ma il bene rimane appartenente al genere pattuito. Si ha ‘aliud pro alio’ quando il bene consegnato è di un genere completamente diverso o è del tutto inidoneo ad assolvere alla sua funzione economico-sociale, come un impianto alimentare che non può produrre alimenti sicuri.

Perché la non conformità alla ‘Direttiva Macchine’ è stata considerata così grave?
Perché la direttiva impone requisiti essenziali per la sicurezza e la salute, come l’uso di materiali specifici (es. acciaio inox) per le macchine agroalimentari. La loro violazione non è un difetto estetico o secondario, ma compromette la funzione primaria del bene, ovvero produrre alimenti genuini e salubri, rendendolo funzionalmente inutile.

Quali sono le conseguenze legali se viene accertata una vendita di ‘aliud pro alio’?
L’acquirente può agire con l’ordinaria azione di risoluzione del contratto per inadempimento (ai sensi dell’art. 1453 c.c.). Questa azione non è soggetta ai brevi termini di decadenza (otto giorni dalla scoperta) e prescrizione (un anno dalla consegna) previsti per la garanzia per i vizi, offrendo una tutela più ampia e duratura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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