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Aliud Pro Alio: immobile senza agibilità e danno

Una società acquista un immobile tramite leasing, scoprendo poi che difformità insanabili impediscono il rilascio del certificato di agibilità. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la fattispecie di ‘aliud pro alio’ (consegna di una cosa per un’altra), ha respinto la richiesta di risarcimento. La motivazione risiede nella mancata prova da parte dell’acquirente di un danno economico concreto e direttamente collegato al difetto, dato che l’immobile era stato comunque utilizzato e il contratto di leasing si era risolto per morosità dell’utilizzatore.

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Pubblicato il 17 aprile 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Aliud Pro Alio: L’Importanza della Prova del Danno nella Compravendita Immobiliare

La compravendita di un immobile è un passo cruciale, ma cosa succede se il bene acquistato si rivela privo delle caratteristiche essenziali, come l’agibilità? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Cagliari offre spunti fondamentali sul concetto di aliud pro alio e, soprattutto, sull’onere di provare il danno subito. Anche quando viene accertato un grave inadempimento del venditore, il risarcimento non è automatico se l’acquirente non dimostra un concreto pregiudizio economico. Analizziamo insieme questo caso.

Il Contesto: Una Compravendita e un Difetto Insanabile

Una società, tramite un’operazione di leasing, entrava in possesso di alcuni immobili ad uso ufficio. Anni dopo, emergeva una realtà problematica: gli immobili presentavano difformità strutturali ed architettoniche talmente gravi da rendere impossibile ottenere il certificato di agibilità. Tali difformità, in particolare relative a una scala esterna, non erano sanabili secondo la normativa urbanistica vigente.

L’utilizzatrice, ritenendo di aver ricevuto un bene radicalmente diverso da quello pattuito (un aliud pro alio, appunto), citava in giudizio la società venditrice per ottenere il risarcimento di tutti i danni patiti, tra cui i canoni di leasing versati e il mancato guadagno per una successiva vendita sfumata.

La Controversia Giudiziaria: la configurazione dell’aliud pro alio

Il percorso legale è stato complesso, con decisioni contrastanti tra il primo e il secondo grado di giudizio, incentrate sulla natura dell’inadempimento e sulla prova del danno.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Inizialmente, il Tribunale aveva respinto le richieste dell’acquirente. Secondo il primo giudice, il contratto prevedeva che fosse l’utilizzatrice stessa a doversi occupare di ottenere il certificato di agibilità, esonerando la venditrice. La mancanza del certificato era stata quindi considerata un problema temporaneo e non un inadempimento grave, anche perché l’acquirente si era accollato l’onere di eseguire le opere di adeguamento necessarie.

I Motivi d’Appello

L’acquirente ha impugnato la sentenza, sostenendo che l’impegno a ottenere il certificato presupponeva che l’immobile possedesse i requisiti sostanziali per ottenerlo. Dato che le difformità erano insanabili, l’impossibilità di ottenere l’agibilità era definitiva, trasformando il bene in un aliud pro alio. Si trattava, quindi, della consegna di un bene inidoneo alla sua funzione economico-sociale.

Le Motivazioni della Corte d’Appello: quando l’aliud pro alio non basta

La Corte d’Appello ha ribaltato parzialmente la valutazione del primo giudice. Ha concordato sul fatto che l’impossibilità definitiva e non temporanea di ottenere il certificato di agibilità, a causa di difformità insanabili, integrava un grave inadempimento del venditore, qualificabile come consegna di aliud pro alio.

Tuttavia, e qui sta il punto cruciale della decisione, la Corte ha comunque respinto la domanda di risarcimento del danno. La ragione? La totale assenza di prova di un pregiudizio economico causalmente collegato a tale inadempimento.

La Mancanza di un Pregiudizio Economico Concreto

I giudici hanno osservato che l’utilizzatrice aveva avuto la piena disponibilità degli immobili per anni (dal 2008 al 2014 circa). Sebbene in sede di interrogatorio formale avesse dichiarato di non averli mai effettivamente utilizzati, questa mera asserzione non dimostrava una limitazione del godimento causata dalla mancanza di agibilità. Inoltre, era emerso che i contratti di leasing erano stati risolti per la morosità dell’utilizzatrice nel pagamento dei canoni, non a causa dei vizi dell’immobile.

Danno Emergente e Lucro Cessante: l’onere della prova

La Corte ha smontato le singole voci di danno richieste:
1. Danno Emergente: Le spese sostenute per i canoni di leasing non potevano essere considerate un danno, ma il corrispettivo per il godimento del bene di cui la società aveva comunque beneficiato (o potuto beneficiare).
2. Lucro Cessante: La presunta mancata vendita a un terzo non era stata provata. La scrittura privata prodotta era priva di data certa e non vi era alcuna prova che l’affare fosse saltato specificamente a causa dell’assenza del certificato di agibilità.

In sostanza, l’appellante non è riuscito a dimostrare che la sua situazione patrimoniale sarebbe stata diversa e migliore se l’immobile fosse stato agibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Acquirenti e Venditori

Questa sentenza offre una lezione fondamentale: accertare l’esistenza di un grave inadempimento contrattuale, come la consegna di un aliud pro alio, è solo il primo passo per ottenere un risarcimento. Il secondo, altrettanto essenziale, è dimostrare con prove concrete che da quell’inadempimento è derivato un danno economico specifico, diretto e quantificabile. Non basta lamentare un vizio; bisogna provare il pregiudizio che ne è conseguito. Per gli acquirenti, ciò significa documentare scrupolosamente ogni limitazione d’uso e ogni perdita economica. Per i venditori, sottolinea l’importanza di garantire la conformità sostanziale del bene, ma anche che la responsabilità per danni è legata a conseguenze effettive e non solo potenziali.

La vendita di un immobile privo dei requisiti per ottenere l’agibilità è un inadempimento grave?
Sì, la sentenza chiarisce che la consegna di un immobile con difformità insanabili che impediscono in modo definitivo il rilascio del certificato di agibilità costituisce un grave inadempimento del venditore, qualificabile come ‘aliud pro alio’, poiché il bene è inidoneo a svolgere la sua funzione.

Se viene accertato l’aliud pro alio, l’acquirente ha automaticamente diritto al risarcimento?
No. Secondo la decisione in esame, il diritto al risarcimento non è automatico. L’acquirente deve dimostrare di aver subito un concreto pregiudizio economico (un danno emergente o un lucro cessante) che sia conseguenza diretta e immediata dell’inadempimento del venditore. La sola presenza del vizio non è sufficiente.

I canoni di leasing pagati per un immobile inagibile possono essere chiesti come risarcimento?
Nel caso specifico, la Corte ha escluso questa possibilità. I canoni sono stati considerati il corrispettivo per il godimento e la disponibilità del bene, di cui l’utilizzatore ha comunque beneficiato. Inoltre, la cessazione del rapporto di leasing era avvenuta per morosità dell’utilizzatore, non a causa del difetto di agibilità, interrompendo il nesso causale tra inadempimento e presunto danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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