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Aliud pro alio: acqua non potabile e prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34371/2024, ha stabilito che la fornitura di acqua non potabile in luogo di quella potabile contrattualmente prevista integra un’ipotesi di ‘aliud pro alio’ (consegna di una cosa per un’altra). Tale inadempimento contrattuale non è soggetto alla prescrizione breve di un anno per i vizi della cosa, ma alla prescrizione ordinaria decennale, garantendo una maggiore tutela agli utenti per il diritto al rimborso.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Aliud pro alio: Acqua Non Potabile e Diritto al Rimborso con Prescrizione Decennale

La fornitura di acqua non potabile da parte di una società idrica non è un semplice difetto del servizio, ma un grave inadempimento contrattuale. La Corte di Cassazione ha chiarito che tale situazione configura un’ipotesi di aliud pro alio, ovvero la consegna di una cosa per un’altra, con importanti conseguenze sul termine di prescrizione per agire in giudizio. Con l’ordinanza in esame, i giudici supremi hanno stabilito che l’utente ha dieci anni di tempo per chiedere il rimborso e il risarcimento dei danni.

I Fatti di Causa: La Controversia sulla Qualità dell’Acqua

Un gruppo di utenti, eredi dell’originario intestatario di un contratto di fornitura idrica, citava in giudizio la società erogatrice del servizio. Gli attori lamentavano di aver ricevuto, per un lungo periodo (dal 2006 al 2020), acqua non potabile, pur avendo sempre pagato integralmente le bollette come se il servizio fosse stato reso correttamente. Chiedevano quindi la restituzione del 50% delle somme versate e il risarcimento dei danni subiti a causa dell’inadempimento della società.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Prescrizione Annuale a quella Decennale

Il caso ha avuto un iter complesso nei primi due gradi di giudizio.

La Decisione del Giudice di Pace

In primo grado, il Giudice di Pace accoglieva la domanda degli utenti. Rigettava l’eccezione di prescrizione annuale sollevata dalla società, ritenendo applicabile il termine decennale previsto per l’azione di ripetizione dell’indebito (art. 2033 c.c.). Di conseguenza, condannava l’azienda a rimborsare una parte delle somme pagate e a risarcire il danno.

La Riforma in Appello

Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, ribaltava la decisione. Qualificava l’azione non come richiesta di restituzione di un pagamento non dovuto, ma come azione per vizi della cosa venduta (art. 1490 c.c.). Secondo questa interpretazione, applicabile anche ai contratti di somministrazione, l’azione era soggetta al termine di prescrizione breve di un anno. Essendo tale termine trascorso, il Tribunale rigettava la domanda degli utenti, condannandoli al pagamento delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio.

L’Applicazione del Principio di Aliud pro Alio da parte della Cassazione

Gli utenti ricorrevano in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nel qualificare la loro domanda. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, fornendo una qualificazione giuridica della fattispecie che tutela maggiormente i diritti dei consumatori.
Il punto centrale della decisione è la distinzione tra “vizio della cosa” e consegna di “aliud pro alio“.
* Vizio della cosa: si ha quando il bene consegnato, pur appartenendo al genere pattuito, presenta difetti che lo rendono inidoneo all’uso o ne diminuiscono il valore (es. acqua potabile ma con un sapore sgradevole).
Aliud pro alio*: si verifica quando il bene consegnato è completamente diverso da quello previsto nel contratto, perché appartiene a un genere differente o è privo delle caratteristiche funzionali essenziali. In questo caso, l’inadempimento è talmente grave da ledere l’interesse fondamentale del creditore.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che la “potabilità” non è una semplice qualità accessoria dell’acqua destinata al consumo umano, ma ne costituisce un elemento essenziale. Fornire acqua non potabile significa consegnare un bene radicalmente diverso da quello pattuito, incapace di assolvere alla sua funzione economico-sociale. Si tratta, quindi, di una consegna di aliud pro alio, che configura un vero e proprio inadempimento contrattuale ai sensi dell’art. 1453 c.c. Questo tipo di inadempimento non è soggetto ai brevi termini di decadenza e prescrizione previsti per la garanzia per i vizi (art. 1495 c.c.), ma all’ordinario termine di prescrizione decennale (art. 2946 c.c.). Il giudice d’appello ha quindi errato nel qualificare la domanda, ignorando la sostanza della pretesa degli attori, che era fondata sull’inadempimento totale rispetto all’obbligazione principale del fornitore: erogare acqua sicura per il consumo.

Le Conclusioni

La Corte ha cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa al Tribunale in diversa composizione. Quest’ultimo dovrà riesaminare il caso applicando il corretto principio di diritto: la fornitura di acqua non potabile costituisce un inadempimento contrattuale per consegna di aliud pro alio, con conseguente applicazione della prescrizione decennale. Questa ordinanza rafforza la tutela degli utenti dei servizi idrici, chiarendo che il pagamento del canone è giustificato solo a fronte di una fornitura conforme a quanto pattuito e, soprattutto, sicura per la salute umana.

La fornitura di acqua non potabile è considerata un semplice difetto del servizio?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la consegna di acqua non potabile, al posto di quella potabile pattuita, costituisce la consegna di “aliud pro alio”, cioè di un bene completamente diverso da quello oggetto del contratto.

Quale termine di prescrizione si applica per chiedere il rimborso in caso di fornitura di acqua non potabile?
Si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni, tipico delle azioni di inadempimento contrattuale, e non il termine breve di un anno previsto per la garanzia per i vizi della cosa venduta.

Cosa significa “aliud pro alio” in questo contesto?
Significa ricevere una cosa per un’altra. Poiché la potabilità è una qualità essenziale che definisce la natura stessa dell’acqua per uso umano, fornirne una non potabile equivale a consegnare un bene appartenente a un genere diverso, inadatto a soddisfare la funzione economico-sociale del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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