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Aggravamento rischio assicurativo: la sentenza condizionata

Una struttura sanitaria ha citato in giudizio la sua compagnia assicurativa per un diniego di copertura, motivato da un presunto aggravamento rischio assicurativo dovuto a un cambio di sede. La Corte d’Appello aveva emesso una sentenza condizionata, obbligando la compagnia a coprire i sinistri solo a fronte del pagamento di un premio maggiorato da rinegoziare. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, ritenendola viziata sia per aver deciso oltre le domande delle parti (ultrapetizione), sia per aver dato per scontato l’aumento del rischio senza alcuna prova o motivazione.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Aggravamento Rischio Assicurativo: Quando il Giudice non Può Creare Nuovi Accordi tra le Parti

L’aggravamento rischio assicurativo è un concetto fondamentale nei contratti di assicurazione e spesso fonte di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito due principi cruciali: l’onere della prova per l’aumento del rischio spetta all’assicuratore e il giudice non può imporre alle parti una rinegoziazione del contratto. Analizziamo una vicenda che ha visto contrapposte una struttura sanitaria e la sua compagnia assicurativa, giunta fino al terzo grado di giudizio per fare luce sui poteri del giudice e sugli obblighi delle parti.

I Fatti di Causa

Una nota struttura sanitaria citava in giudizio la propria compagnia assicurativa, rea di aver negato la copertura per i sinistri verificatisi in un determinato semestre. Il motivo del diniego? Secondo la compagnia, la struttura sanitaria aveva omesso di comunicare un’importante variazione: il trasferimento della propria sede in una struttura più ampia e con un maggior numero di posti letto. Questa circostanza, a dire dell’assicuratore, configurava un aggravamento rischio assicurativo tale da invalidare il contratto o, quantomeno, da giustificare il rifiuto della prestazione.

Il Tribunale di primo grado aveva rigettato la domanda della struttura sanitaria. Successivamente, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la decisione, accogliendo la richiesta dell’ente. Tuttavia, la Corte territoriale aveva condannato la compagnia a fornire la copertura assicurativa a una condizione peculiare: che la struttura sanitaria pagasse un premio maggiorato, il cui importo sarebbe stato pattuito in futuro tra le stesse parti. Insoddisfatta di questa soluzione, la struttura sanitaria ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e l’Aggravamento Rischio Assicurativo

La Suprema Corte ha accolto le ragioni della ricorrente, annullando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. La decisione si fonda su due errori fondamentali commessi dal giudice di secondo grado.

Il Vizio di Ultrapetizione: Il Giudice non può sostituirsi alle Parti

Il primo motivo di censura riguarda il vizio di “ultrapetizione”. La Corte di Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello, con la sua decisione condizionata, sia andata ben oltre quanto richiesto dalle parti. La struttura sanitaria aveva chiesto semplicemente l’adempimento del contratto originario, non una condanna subordinata a una futura e incerta rinegoziazione del premio. Imponendo una simile condizione, il giudice di merito non ha risolto la controversia, ma ha di fatto attribuito all’assicurato un “bene della vita” diverso da quello domandato, costringendolo a un nuovo accordo negoziale. Questo tipo di pronuncia viola il principio processuale secondo cui il giudice deve pronunciarsi esclusivamente su ciò che le parti hanno chiesto.

L’Onere della Prova sull’Aggravamento del Rischio

Il secondo errore, altrettanto grave, riguarda la questione centrale dell’aggravamento rischio assicurativo. La Corte d’Appello aveva dato per scontato che il trasferimento della sede ospedaliera costituisse di per sé un aumento del rischio. La Cassazione ha duramente criticato questo approccio, definendolo una postulazione “quasi per implicito e a mo’ di assioma”.

L’aumento del rischio, infatti, non è una conseguenza automatica di un cambio di sede, ma una circostanza che deve essere provata in modo puntuale. Spettava alla compagnia assicurativa dimostrare, attraverso dati empirici, analisi specifiche e proiezioni probabilistiche, che le mutate condizioni operative della struttura sanitaria comportassero effettivamente un incremento del rischio di sinistri. In assenza di tale prova e di una motivazione adeguata sul punto, la decisione della Corte d’Appello risultava infondata.

Le Motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Suprema Corte ha ribadito che il potere del giudice è strettamente legato alle domande formulate dalle parti e alle prove fornite nel corso del processo. La funzione giurisdizionale consiste nell’applicare la legge ai fatti così come accertati, non nel creare nuovi assetti contrattuali tra i litiganti. La condanna condizionata a un futuro accordo è stata ritenuta un’inammissibile ingerenza nell’autonomia contrattuale, trasformando una lite giudiziale in un punto di partenza per una nuova trattativa, peraltro imposta d’autorità.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come l’aggravamento rischio assicurativo sia una circostanza fattuale che non può essere presunta. La sua esistenza deve emergere da un’istruttoria rigorosa. Il giudice non può bypassare questo accertamento, specialmente quando, come nel caso di specie, la questione era stata oggetto di un’articolata contestazione tra le parti. Affermare l’aumento del rischio senza illustrare gli elementi probatori a sostegno di tale convincimento costituisce un vizio motivazionale che inficia la validità della sentenza.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, una compagnia assicurativa non può legittimamente negare la copertura basandosi su una semplice supposizione di aggravamento rischio assicurativo; ha l’onere di dimostrare concretamente tale aumento. In secondo luogo, il processo serve a decidere su diritti e obblighi esistenti, non a crearne di nuovi. Un giudice non può risolvere una controversia imponendo alle parti di negoziare un nuovo accordo. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi, procedendo a una valutazione concreta e provata dell’effettivo impatto del trasferimento della sede sul rischio assicurato.

Un giudice può condannare una compagnia assicurativa a fornire copertura, ma a condizione che l’assicurato paghi un premio maggiore da negoziare in futuro?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una simile condanna è illegittima perché va oltre le richieste delle parti (vizio di ultrapetizione) e finisce per attribuire un bene diverso da quello richiesto, imponendo di fatto una rinegoziazione forzata.

Se una compagnia assicurativa nega la copertura sostenendo un aggravamento del rischio, chi deve dimostrare che il rischio è effettivamente aumentato?
L’onere della prova spetta interamente alla compagnia assicurativa. La Corte ha chiarito che non si può dare per scontato l’aggravamento del rischio; l’assicuratore deve dimostrarlo con indagini specifiche ed elementi concreti, cosa che nel caso di specie era mancata.

Il semplice trasferimento di sede di una struttura sanitaria costituisce automaticamente un aggravamento del rischio assicurativo?
No, non automaticamente. Secondo la Corte, l’incidenza del trasferimento sul rischio assicurato non può essere presunta, ma deve essere oggetto di una puntuale e specifica indagine basata su elementi fattuali, dati empirici e prognosi probabilistiche per accertare un effettivo incremento degli eventi coperti dalla garanzia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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