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Aggravamento del rischio: l’errore in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che negava l’indennizzo per il furto di pannelli fotovoltaici. La Corte ha chiarito la differenza tra ‘aggravamento del rischio’ (art. 1898 c.c.), che si verifica dopo la stipula, e ‘dichiarazioni inesatte’ (art. 1892-1893 c.c.), relative al momento della conclusione del contratto. La corte territoriale aveva erroneamente applicato la nozione di aggravamento del rischio a circostanze preesistenti, omettendo di verificare se l’assicuratore fosse a conoscenza delle reali condizioni dell’impianto tramite la documentazione tecnica fornita prima della stipula.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Aggravamento del Rischio: Quando la Compagnia Non Può Rifiutare l’Indennizzo

L’assicurazione di un impianto fotovoltaico è una pratica comune, ma cosa succede se i pannelli vengono rubati? E se la compagnia si rifiuta di pagare sostenendo un aggravamento del rischio? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la differenza fondamentale tra un rischio che peggiora nel tempo e le condizioni originarie del bene assicurato. Il caso analizzato riguarda un’impresa a cui è stato negato l’indennizzo perché i suoi pannelli erano installati su una tettoia metallica e non ancora collegati alla rete elettrica, circostanze che, secondo l’assicuratore, aggravavano il rischio di furto.

I Fatti di Causa: Un Impianto Fotovoltaico e Due Furti

Un’impresa individuale realizza un impianto fotovoltaico del valore di 260.000 euro, finanziato da un istituto di credito. Contestualmente, stipula una polizza assicurativa per coprire, tra gli altri, il rischio di furto. Poco dopo l’installazione, l’impianto subisce due ingenti furti di pannelli, connettori e altro materiale tecnico.

L’impresa denuncia i sinistri e richiede il pagamento dell’indennizzo previsto dalla polizza. La compagnia assicuratrice, però, nega la copertura. La sua tesi è che le condizioni reali dell’impianto non fossero conformi a quanto previsto: i pannelli erano montati su una semplice tettoia metallica e non su un edificio, e non erano ancora stati collegati alla rete elettrica. Secondo l’assicuratore, queste circostanze costituivano un rischio maggiore che avrebbe dovuto essere comunicato.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

In primo grado, il Tribunale dà ragione all’impresa, condannando la compagnia a pagare un indennizzo di oltre 52.000 euro. La decisione viene però ribaltata dalla Corte d’Appello. I giudici di secondo grado accolgono la tesi dell’assicuratore, basandosi sull’art. 1898 del Codice Civile, che disciplina l’aggravamento del rischio. Secondo la Corte territoriale, l’installazione su una tettoia e la mancata connessione alla rete rappresentavano un aggravamento tale che, se conosciuto in anticipo, avrebbe indotto la compagnia a non stipulare il contratto o a richiedere un premio più alto.

La Distinzione Cruciale sull’Aggravamento del Rischio

L’impresa ricorre in Cassazione, e qui la vicenda assume una svolta decisiva. La Suprema Corte accoglie il ricorso, evidenziando un errore giuridico fondamentale commesso dalla Corte d’Appello: la confusione tra l’istituto dell’aggravamento del rischio (art. 1898 c.c.) e quello delle dichiarazioni inesatte o reticenti al momento della stipula (artt. 1892 e 1893 c.c.).

La Corte di Cassazione chiarisce che:

1. L’aggravamento del rischio si verifica solo quando le circostanze cambiano dopo la conclusione del contratto, aumentando la probabilità del sinistro.
2. Le dichiarazioni inesatte o reticenti riguardano, invece, la descrizione del rischio fatta dall’assicurato prima o al momento della firma della polizza.

Nel caso di specie, i pannelli erano stati installati sulla tettoia e non erano collegati alla rete fin dall’inizio. Non si è verificato, quindi, nessun cambiamento successivo. La questione non era un ‘aggravamento’, ma semmai se l’assicurato avesse descritto il rischio in modo inaccurato sin dal principio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha censurato la sentenza d’appello per non aver svolto un’indagine essenziale. Il contratto di assicurazione era strettamente collegato a un finanziamento bancario e, come previsto, l’impresa aveva fornito alla banca tutta la documentazione tecnica dettagliata del progetto, che descriveva la struttura dell’impianto, il suo posizionamento e le sue caratteristiche. Tale documentazione era stata poi trasmessa dalla banca alla compagnia assicuratrice.

Il vero punto, quindi, non era se il rischio si fosse aggravato, ma se la compagnia fosse già a conoscenza, o avrebbe dovuto esserlo, delle reali condizioni dell’impianto sin dal momento della stipula della polizza. La Corte d’Appello avrebbe dovuto verificare il contenuto di quella documentazione per stabilire se la rappresentazione del rischio fosse completa e corretta fin dall’inizio. Omettendo questa verifica, i giudici di secondo grado hanno applicato una norma errata a una fattispecie diversa, giungendo a una conclusione ingiusta.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione stabilisce un principio fondamentale: una compagnia assicuratrice non può invocare l’aggravamento del rischio per circostanze che esistevano e le erano state comunicate (o erano comunque conoscibili attraverso la documentazione fornita) al momento della sottoscrizione del contratto. La Corte ha quindi annullato la decisione d’appello e ha rinviato la causa a una nuova sezione della stessa Corte, che dovrà riesaminare il caso applicando i corretti principi giuridici. In particolare, dovrà accertare cosa l’assicuratore sapeva o avrebbe dovuto sapere al momento della stipula, valutando la documentazione tecnica che era stata prodotta. Una lezione importante sull’onere di chiarezza e conoscenza che incombe su entrambe le parti di un contratto di assicurazione.

Qual è la differenza fondamentale tra ‘aggravamento del rischio’ e ‘dichiarazioni inesatte’ in un contratto di assicurazione?
L’aggravamento del rischio (art. 1898 c.c.) si riferisce a un cambiamento delle circostanze che aumenta la probabilità di sinistro e che avviene dopo la stipula del contratto. Le dichiarazioni inesatte o reticenti (artt. 1892-1893 c.c.) riguardano, invece, informazioni errate o omesse fornite dall’assicurato al momento della conclusione del contratto.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello nel caso dei pannelli fotovoltaici?
Perché la Corte d’Appello ha erroneamente qualificato la situazione come ‘aggravamento del rischio’, mentre le condizioni dell’impianto (installazione su tettoia, non connesso alla rete) erano preesistenti alla stipula della polizza. La Cassazione ha stabilito che la Corte avrebbe dovuto invece verificare se l’assicuratore fosse a conoscenza di tali condizioni iniziali attraverso la documentazione tecnica fornita, inquadrando correttamente la questione nell’ambito delle dichiarazioni originarie sul rischio.

Cosa implica questa decisione per chi stipula una polizza assicurativa?
Questa decisione sottolinea l’importanza di fornire all’assicuratore una documentazione completa e accurata sullo stato del bene da assicurare sin dall’inizio. Dimostra che se l’assicuratore è messo in condizione di conoscere le reali caratteristiche del rischio prima della stipula, non potrà in seguito negare l’indennizzo sostenendo che quelle stesse caratteristiche costituiscono un ‘aggravamento del rischio’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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