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Affitto di azienda in sanità: accreditamento non serve

La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto con cui un’azienda sanitaria pubblica utilizza la struttura di una clinica privata, avvalendosi del proprio personale medico, si qualifica come affitto di azienda. Di conseguenza, la validità del contratto non dipende dal possesso dell’accreditamento sanitario da parte della clinica, poiché quest’ultima non eroga direttamente servizi sanitari per conto del Servizio Sanitario Nazionale, ma si limita a locare un complesso di beni organizzati. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda sanitaria, confermando la decisione d’appello.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Affitto di azienda in Sanità: quando l’accreditamento non è necessario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale nei rapporti tra sanità pubblica e privata: la natura del contratto con cui un’Azienda Sanitaria utilizza la struttura di una clinica. La Suprema Corte ha stabilito che, se l’accordo si configura come un affitto di azienda, la clinica privata non necessita dell’accreditamento istituzionale per la validità del rapporto. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la gestione delle collaborazioni nel settore sanitario.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un contenzioso tra un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) e una casa di cura privata. Nel 2009, le due parti avevano stipulato un “protocollo d’intesa” in base al quale l’ASL avrebbe utilizzato la struttura della clinica (locali, attrezzature e personale infermieristico) come sede per le proprie unità operative. In sostanza, l’ospedale pubblico, a fronte di un canone mensile, delocalizzava parte delle sue attività presso la struttura privata, impiegando però i propri medici.

Successivamente, la clinica aveva citato in giudizio l’ASL per il mancato pagamento di alcune fatture. L’ASL, a sua volta, non solo si era opposta ma aveva anche presentato una domanda riconvenzionale per la restituzione di una cospicua somma pagata in un periodo precedente, ritenendola non dovuta.

Il Tribunale di primo grado aveva qualificato il rapporto come affitto di azienda, condannando l’ASL al pagamento richiesto ma accogliendo la domanda riconvenzionale. La Corte d’Appello, invece, pur confermando la qualificazione del contratto, aveva riformato la sentenza rigettando la domanda riconvenzionale dell’ASL. Contro questa decisione, l’Azienda Sanitaria ha proposto ricorso in Cassazione.

La questione giuridica: Affitto di Azienda o Convenzione Sanitaria?

Il nodo centrale del ricorso dell’ASL si basava sulla presunta nullità del contratto per mancanza di un requisito fondamentale: l’accreditamento della casa di cura. Secondo la tesi dell’Azienda Sanitaria, la clinica, essendo inserita nell’organizzazione del servizio pubblico, avrebbe dovuto possedere l’accreditamento previsto dalla legge per erogare servizi per conto del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto questa interpretazione, confermando la correttezza della qualificazione del rapporto come affitto di azienda. La distinzione è fondamentale: l’accreditamento è necessario quando una struttura privata agisce come soggetto erogatore di un servizio pubblico, fornendo autonomamente prestazioni sanitarie ai cittadini in nome e per conto del SSN. Nel caso di specie, la situazione era radicalmente diversa.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che la clinica privata non ha mai erogato direttamente servizi sanitari. Si è limitata a mettere a disposizione la propria struttura – un complesso di beni organizzato (locali, attrezzature, personale infermieristico) – all’Azienda Sanitaria. Era quest’ultima, e solo quest’ultima, a fornire le prestazioni mediche attraverso il proprio personale medico, assumendosene la piena responsabilità.

In altre parole, la clinica non agiva come fornitore di cure, ma come locatore di un’azienda. Il contratto non aveva ad oggetto l’erogazione di prestazioni sanitarie, bensì la concessione in godimento di un’infrastruttura operativa. Di conseguenza, il requisito dell’accreditamento, che attiene alla capacità di erogare un servizio pubblico sanitario, risultava del tutto irrilevante ai fini della validità del contratto di affitto di azienda.

La Corte ha inoltre rigettato gli altri motivi di ricorso, tra cui la presunta violazione dei principi di legalità e trasparenza della pubblica amministrazione e la contestazione sulla validità delle clausole di pagamento, ritenendoli infondati o inammissibili.

Conclusioni

Questa pronuncia consolida un importante principio: la qualificazione giuridica di un accordo tra ente pubblico e soggetto privato dipende dalla sua sostanza e non dalla sua forma. Un contratto con cui un’azienda sanitaria prende in gestione una struttura privata per operarvi con il proprio personale medico è un affitto di azienda, non una convenzione di servizio pubblico. Pertanto, la validità di tale accordo non è subordinata all’accreditamento della struttura ospitante. La decisione offre certezza giuridica a modelli organizzativi flessibili, cruciali per rispondere alle esigenze del sistema sanitario, distinguendo nettamente tra chi fornisce un servizio e chi, più semplicemente, affitta gli strumenti per farlo.

Un contratto tra una ASL e una clinica privata è valido se la clinica non ha l’accreditamento?
Sì, il contratto è valido se si qualifica come affitto di azienda. Secondo la Corte, se la clinica si limita a mettere a disposizione la propria struttura (locali, attrezzature, personale non medico) e l’ASL eroga le prestazioni sanitarie con il proprio personale medico, l’accreditamento della clinica non è un requisito necessario per la validità del contratto.

Qual è la differenza tra affitto di azienda e convenzionamento nel settore sanitario secondo questa ordinanza?
Nell’affitto di azienda, la clinica (locatore) cede il godimento del suo complesso di beni organizzati all’ASL (conduttore), che poi eroga direttamente il servizio. Nel convenzionamento, invece, la clinica privata eroga essa stessa, in modo autonomo, prestazioni sanitarie per conto del Servizio Sanitario Nazionale, e per questo necessita dell’accreditamento.

Perché la Corte di Cassazione ha qualificato il rapporto come affitto di azienda?
La Corte ha basato la sua qualificazione sul fatto che la casa di cura non erogava alcun servizio sanitario, non avendo alle proprie dipendenze il personale medico. Il suo ruolo era limitato a fornire la struttura e il personale di supporto, mentre l’Azienda Sanitaria si avvaleva di tali beni per svolgere la propria attività istituzionale con i propri medici, mantenendo la piena responsabilità sanitaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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