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Affidamento esclusivo: disinteresse del genitore

La Corte di Cassazione conferma l’affidamento esclusivo di una minore alla madre, respingendo il ricorso del padre residente all’estero. La decisione si basa sul conclamato disinteresse del padre, desunto dalla mancata richiesta di incontri, dal mancato versamento del mantenimento e dalla scarsa collaborazione. La Corte ha ritenuto che tale comportamento giustificasse la deroga al principio dell’affidamento condiviso.

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Affidamento Esclusivo: Quando il Disinteresse del Genitore Giustifica la Deroga alla Regola

L’affidamento esclusivo rappresenta un’eccezione nel nostro ordinamento, che predilige il principio della bigenitorialità e l’affidamento condiviso. Tuttavia, ci sono circostanze in cui l’interesse superiore del minore impone una scelta diversa. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito che un comportamento di costante disinteresse da parte di un genitore, anche se residente all’estero, può legittimare l’affidamento esclusivo all’altro genitore, più idoneo a garantire stabilità e cura.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato trae origine dalla fine di un matrimonio, a seguito della quale il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, avevano disposto lo scioglimento del vincolo coniugale e l’affidamento della figlia minore in via esclusiva alla madre. Al padre, residente all’estero (in Portogallo), veniva riconosciuto il diritto di visita, da concordare con i servizi sociali.

Il padre ha impugnato la decisione, contestando sia il regime di affidamento sia l’ammontare del contributo al mantenimento, ritenuto eccessivo. Egli sosteneva di aver sempre voluto mantenere un rapporto con la figlia e che la distanza fisica non poteva essere interpretata come disinteresse.

I Motivi del Ricorso del Padre

Il ricorso in Cassazione si fondava su tre motivi principali:
1. Omesso esame di un fatto decisivo: Secondo il padre, i giudici di merito non avrebbero considerato adeguatamente le prove che attestavano il suo costante tentativo di mantenere un rapporto con la figlia, ostacolato dall’atteggiamento della madre e dall’intervento dei servizi sociali.
2. Violazione di legge: Il ricorrente lamentava la violazione del principio dell’affidamento condiviso (art. 337-ter c.c.), sostenendo che la decisione si basasse sull’errata equazione “residenza all’estero = disinteresse”, contraria al diritto del minore alla bigenitorialità.
3. Errata valutazione economica: Si contestava l’importo del mantenimento (€ 1.100,00 mensili), affermando che la corte non avesse tenuto conto di un oneroso mutuo che gravava sul suo reddito, rendendo impossibile far fronte all’obbligo.

L’Affidamento Esclusivo e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i primi due motivi, rigettandoli. Sebbene l’affidamento condiviso sia la regola, i giudici hanno ricordato che si può derogare a tale principio quando la sua applicazione risulti “pregiudizievole per l’interesse del minore”.

Nel caso specifico, la decisione di concedere l’affidamento esclusivo alla madre non si basava sulla mera distanza geografica, ma su un quadro di comportamento paterno valutato come gravemente carente. La Corte ha evidenziato come il disinteresse del padre fosse desumibile da elementi concreti:
* La mancata sollecitazione ai servizi sociali per riattivare gli incontri con la figlia.
* La mancata partecipazione alle udienze per trovare un accordo sui tempi di visita.
* Il sistematico inadempimento all’obbligo di mantenimento.
* Un precedente episodio, risalente al 2013, in cui il padre si era opposto al rientro della figlia in Italia, rendendo necessario l’intervento basato sulla Convenzione dell’Aja.

Questi comportamenti, nel loro insieme, hanno convinto i giudici che l’attribuzione della piena responsabilità genitoriale alla madre fosse la soluzione più tutelante per la minore.

La Questione del Mantenimento

Anche il terzo motivo, relativo all’aspetto economico, è stato respinto. La Corte ha sottolineato come il padre non avesse collaborato durante la consulenza tecnica d’ufficio (CTU) disposta per accertare le sue reali capacità economiche. In particolare, non aveva fornito alcuna documentazione relativa al suo conto corrente estero, da cui sarebbero state pagate le rate del mutuo. Tale reticenza ha reso inattendibili le sue lamentele sulla sostenibilità dell’assegno di mantenimento, che è stato quindi confermato.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda sul principio cardine della supremazia dell’interesse del minore. La bigenitorialità non è un diritto assoluto del genitore, ma uno strumento per garantire al figlio una crescita serena ed equilibrata. Quando uno dei genitori, con le sue azioni o omissioni, dimostra di non essere idoneo a cooperare nell’assistenza, educazione e istruzione del figlio, l’affidamento condiviso diventa pregiudizievole.

La Corte ha specificato che la distanza geografica, di per sé, non preclude l’affidamento condiviso, ma incide sulle modalità pratiche di esercizio. Tuttavia, nel caso in esame, la distanza era solo uno degli elementi di un quadro più ampio di disimpegno e disinteresse paterno. L’affidamento esclusivo è stato ritenuto l’unica soluzione per garantire alla minore un punto di riferimento stabile e decisioni prese coerentemente per il suo benessere.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la valutazione sull’affidamento deve basarsi su elementi concreti e non su presunzioni. La residenza all’estero di un genitore non è, da sola, una causa sufficiente per disporre l’affidamento esclusivo. Lo diventa, però, quando si accompagna a un comportamento complessivo che rivela una manifesta carenza nell’esercizio della responsabilità genitoriale. La decisione della Cassazione sottolinea l’importanza di un’analisi fattuale approfondita per proteggere sempre e comunque l’interesse superiore del minore.

Vivere all’estero impedisce di avere l’affidamento condiviso dei figli?
No, la distanza geografica tra i genitori non preclude di per sé l’affidamento condiviso. Tuttavia, può incidere sulle modalità di gestione e, se unita ad altri comportamenti che dimostrano disinteresse, può contribuire alla decisione per un affidamento esclusivo.

Cosa intende la legge per “disinteresse” del genitore che può giustificare l’affidamento esclusivo?
Sulla base della sentenza, il disinteresse non è un mero sentimento, ma si manifesta in comportamenti concreti e omissivi, come non cercare attivamente di vedere il figlio, non partecipare alle decisioni importanti, non contribuire al suo mantenimento e non collaborare con i servizi sociali o con l’altro genitore.

Se un genitore non riesce a pagare il mantenimento stabilito, può ottenerne la riduzione?
Sì, è possibile chiedere una riduzione, ma è necessario dimostrare in modo trasparente e documentato una reale e incolpevole contrazione del proprio reddito. Come evidenziato nel caso, la semplice affermazione di difficoltà economiche, senza fornire prove concrete e collaborare con le verifiche del tribunale, non è sufficiente per ottenere una revisione dell’assegno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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