LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Affidamento di fatto: prova e prescrizione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un istituto di credito, confermando che un affidamento di fatto può essere provato tramite presunzioni e condotta concludente, anche in assenza di un contratto scritto. Di conseguenza, le rimesse sul conto sono state qualificate come ripristinatorie e l’azione di ripetizione dell’indebito non era prescritta, con decorrenza del termine solo dalla chiusura del conto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Affidamento di Fatto in Conto Corrente: la Cassazione Conferma la Prova per Presunzioni

L’ordinanza n. 9712/2024 della Corte di Cassazione offre chiarimenti cruciali sulla prova dell’affidamento di fatto e sulle sue conseguenze in tema di prescrizione dell’azione di ripetizione di indebito. La Suprema Corte ha stabilito che, anche in assenza di un contratto scritto, l’esistenza di una linea di credito può essere dimostrata tramite presunzioni, neutralizzando l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca e tutelando i diritti del correntista.

I Fatti del Caso: Un Rapporto Bancario Pluridecennale sotto la Lente

Una società di costruzioni citava in giudizio un istituto di credito per ottenere la restituzione di somme indebitamente addebitate sul proprio conto corrente, intrattenuto fin dal 1979. Le contestazioni riguardavano l’applicazione di interessi ultralegali, anatocismo, commissioni e spese non pattuite. La banca si difendeva eccependo, tra le altre cose, la prescrizione del diritto alla restituzione, sostenendo che i versamenti effettuati dal cliente nel corso degli anni avessero natura solutoria, facendo così decorrere il termine decennale da ogni singola operazione.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, accoglieva le ragioni della società. I giudici di secondo grado ritenevano provata, sulla base di elementi indiziari plurimi e convergenti, l’esistenza di un affidamento di fatto concesso dalla banca fin dall’inizio del rapporto. Secondo la Corte territoriale, la prova di un fido non richiede necessariamente un contratto scritto, ma può emergere dal comportamento concludente della banca. Di conseguenza, tutte le rimesse effettuate dal correntista venivano qualificate come ripristinatorie della provvista e il termine di prescrizione per l’azione di ripetizione veniva fatto decorrere solo dalla data di chiusura del conto.

L’Affidamento di Fatto e la Posizione della Cassazione

L’istituto di credito ricorreva in Cassazione, contestando la violazione del principio di ripartizione dell’onere probatorio. La banca sosteneva che, in assenza di prova scritta, non si potesse ritenere esistente un affidamento, con la conseguente natura solutoria di tutte le rimesse. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando l’impianto logico-giuridico della sentenza d’appello.

La Prova per Presunzioni dell’Affidamento

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la prova dell’apertura di credito può essere fornita anche tramite presunzioni. Per i rapporti sorti prima delle leggi sulla trasparenza bancaria (L. 154/1992 e D.Lgs. 385/1993), era pacificamente ammessa la conclusione di contratti per facta concludentia. Anche per i periodi successivi, la nullità per difetto di forma scritta è una “nullità di protezione”, che può essere fatta valere solo dal cliente e non dalla banca. Se il cliente sceglie di avvalersi del contratto, seppur non scritto, la banca non può opporre il vizio di forma per sottrarsi ai propri obblighi.

L’Eccezione di Prescrizione e la Natura delle Rimesse

La Corte ha confermato la correttezza del modus procedendi seguito dai giudici di merito. Prima di valutare la natura solutoria o ripristinatoria delle rimesse, è necessario “epurare” il conto corrente da tutti gli addebiti illegittimi (interessi anatocistici, commissioni non dovute, ecc.). Solo dopo aver ricalcolato il saldo reale, si può verificare se un versamento abbia coperto un’esposizione debitoria all’interno o all’esterno del fido. L’esistenza di un affidamento di fatto rende le rimesse ripristinatorie, posticipando il dies a quo della prescrizione al momento della chiusura del rapporto.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte motiva la sua decisione sottolineando che la tolleranza sistematica di uno scoperto da parte della banca, entro limiti di rischio pre-valutati, costituisce un forte indizio dell’esistenza di una volontà negoziale di concedere credito. Non è necessario che il limite massimo del fido sia predeterminato per iscritto; esso può essere desunto dal massimo scoperto “di fatto” consentito dalla banca nel tempo. La valutazione di questi elementi indiziari è un accertamento di fatto demandato al giudice di merito e, se logicamente motivato, non è sindacabile in sede di legittimità.

Indeterminatezza della Commissione di Massimo Scoperto

Infine, la Corte ha confermato la nullità della clausola relativa alla commissione di massimo scoperto. Una clausola che si limita a indicare una misura percentuale, senza specificare le modalità di calcolo e la base sulla quale applicarla, è nulla per indeterminatezza dell’oggetto, poiché non consente al correntista di comprendere quando e come sorgerà il suo obbligo di pagamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale a forte tutela del correntista. Afferma con chiarezza che la condotta della banca è più eloquente della forma e che un affidamento di fatto, provato per presunzioni, è sufficiente a qualificare le rimesse come ripristinatorie, con importanti conseguenze sul piano della prescrizione. Questa decisione rappresenta un fondamentale strumento di difesa per i clienti contro le eccezioni strumentali degli istituti di credito nelle azioni di ripetizione di indebito.

Come può un cliente provare l’esistenza di una linea di credito (fido) se non esiste un contratto scritto?
Secondo questa ordinanza, il cliente può dimostrare l’esistenza di un “affidamento di fatto” attraverso prove presuntive, basate sul comportamento concludente e costante tenuto dalla banca nel corso del rapporto, come la sistematica autorizzazione di scoperti di conto fino a un certo ammontare.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per richiedere la restituzione di somme indebitamente pagate alla banca?
Se esiste un affidamento (anche di fatto), il termine di prescrizione decennale per l’azione di ripetizione dell’indebito non decorre da ogni singolo versamento, ma inizia a decorrere unicamente dalla data di chiusura definitiva del conto corrente.

Una banca può difendersi sostenendo che un contratto di fido è nullo perché non è stato stipulato per iscritto?
No. La Corte chiarisce che la nullità per difetto di forma scritta nei contratti bancari è una “nullità di protezione”, che può essere invocata solo dal cliente a sua tutela. La banca non può quindi avvalersene per sottrarsi alle proprie responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati