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Affidamento condiviso: la stabilità del minore prevale

In un caso di affidamento condiviso di un figlio minore, una madre ha impugnato la sentenza di primo grado chiedendo una riduzione dei tempi di permanenza con il padre e un aumento dell’assegno di mantenimento. La Corte d’Appello di Trieste, in sede di valutazione dell’istanza di sospensiva urgente, ha respinto la richiesta di modifica del calendario ordinario, ritenendo le variazioni minime e le motivazioni non sufficientemente provate. Ha invece ratificato l’accordo raggiunto tra le parti per la gestione delle vacanze estive, rinviando le altre questioni alla trattazione di merito.

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Affidamento Condiviso e Tempi di Permanenza: la Stabilità Prevale sulle Richieste Urgenti

L’affidamento condiviso rappresenta oggi il modello legale di riferimento nella gestione dei figli di coppie separate, ma la sua concreta applicazione, specialmente per quanto riguarda i tempi di permanenza con ciascun genitore, è spesso fonte di acceso conflitto. Una recente ordinanza della Corte d’Appello di Trieste offre spunti importanti su come i giudici bilanciano il principio della bigenitorialità con la necessità di garantire stabilità al minore, soprattutto di fronte a richieste di modifica urgenti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla decisione del Tribunale di Trieste, che aveva disciplinato l’affidamento di un bambino nato fuori dal matrimonio. Il Tribunale aveva stabilito un regime di affidamento condiviso con collocamento prevalente presso la madre, prevedendo un calendario di visite quasi paritario, con tempi di permanenza significativi per il padre, e un assegno di mantenimento a suo carico di 200 euro mensili.

La madre, insoddisfatta della decisione, ha proposto appello chiedendo una modifica sostanziale delle condizioni. In particolare, ha richiesto una riduzione dei tempi di permanenza del figlio con il padre, un aumento dell’assegno di mantenimento ad almeno 300 euro e la cancellazione di alcune espressioni contenute nella sentenza di primo grado, ritenute offensive. A sostegno della sua richiesta urgente di sospendere il nuovo calendario di visite, la madre ha addotto motivazioni legate alla tenera età del bambino (3 anni), alla sua presunta preferenza materna (cd. maternal preference), a ragioni logistiche e al fatto che lei, non lavorando, avrebbe più tempo da dedicare al figlio rispetto al padre, lavoratore autonomo.

La Decisione della Corte sull’Affidamento Condiviso

Convocate le parti per discutere le sole istanze urgenti, la Corte d’Appello ha adottato un approccio pragmatico e orientato alla conciliazione. Per quanto riguarda le vacanze estive, tema di imminente attualità, i giudici hanno favorito il dialogo tra i genitori, che sono riusciti a raggiungere un accordo. L’intesa prevedeva due periodi non consecutivi di una settimana per ciascuno, con specifiche clausole per garantire flessibilità e contatto con l’altro genitore.

Il punto cruciale, tuttavia, riguardava la richiesta della madre di sospendere il calendario ordinario delle visite, ritenuto troppo esteso. Su questo punto, la Corte ha respinto la richiesta di modifica urgente.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha basato la sua decisione su diverse considerazioni fondamentali. In primo luogo, ha osservato che la differenza tra il calendario impugnato e quello precedente (richiesto dalla madre) era minima, limitandosi a due pomeriggi con pernottamento in più al mese per il padre. Una variazione così contenuta non è stata ritenuta tale da giustificare un intervento d’urgenza.

In secondo luogo, i giudici hanno sottolineato che il precedente calendario, leggermente più esteso di quello ancora precedente, era già stato sperimentato per diversi mesi senza che emergessero criticità significative. Il periodo estivo, anzi, è stato considerato un momento ideale per sperimentare e consolidare gradualmente piccoli aggiustamenti volti a realizzare una piena bigenitorialità.

Infine, le allegazioni della madre riguardo a presunti disagi manifestati dal bambino (come risvegli notturni o atteggiamenti oppositivi) sono state ritenute generiche. La Corte ha specificato che tali comportamenti, oltre a essere riferiti da una sola parte, possono dipendere da molteplici fattori e non costituiscono, di per sé, prova di un pregiudizio che richieda un intervento immediato e drastico. La modifica del calendario ordinario è stata quindi giudicata né urgente, né, allo stato attuale, fondata.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte d’Appello di Trieste ribadisce un principio cardine in materia di diritto di famiglia: la ricerca della stabilità per il minore. Le decisioni sull’affidamento condiviso e sui tempi di permanenza non possono essere modificate sulla base di mere percezioni o disagi non oggettivamente provati. Per ottenere una sospensiva urgente, è necessario dimostrare un pregiudizio grave e imminente per il bambino, non un semplice disaccordo con la decisione del giudice.

Il provvedimento valorizza inoltre l’approccio graduale: le modifiche ai regimi di visita devono essere progressive, per permettere al minore di adattarsi senza traumi. Infine, emerge con forza il ruolo del giudice come mediatore, che prima di imporre una soluzione, promuove l’accordo tra le parti, la via maestra per tutelare l’interesse supremo del figlio.

Un genitore può ottenere una modifica urgente del calendario di visite sostenendo che il figlio mostra segni di disagio?
No. Secondo questa ordinanza, le affermazioni unilaterali sul disagio del minore, non supportate da prove oggettive, non sono sufficienti per giustificare un provvedimento urgente. La Corte ritiene che tali comportamenti possano derivare da molteplici cause e non implichino necessariamente un pregiudizio legato al regime di visite.

Qual è l’approccio del giudice di fronte a un conflitto sui tempi di permanenza estivi?
L’ordinanza mostra che l’approccio preferito è quello conciliativo. La Corte ha attivamente incoraggiato le parti a trovare un accordo sulle vacanze estive, ratificando poi l’intesa raggiunta. Questo dimostra la volontà di promuovere soluzioni condivise piuttosto che imporre decisioni dall’alto, specialmente su questioni pratiche.

La stabilità del bambino prevale sulla richiesta di un genitore di tornare a un regime di visite precedente?
Sì. La Corte ha respinto la richiesta di tornare a un calendario precedente, privilegiando la stabilità e la gradualità. Ha considerato il nuovo regime una minima variazione rispetto al passato e il periodo estivo un’opportunità per consolidare la relazione del bambino con entrambi i genitori, in linea con il principio di bigenitorialità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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