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Adozione mite: la Cassazione salva il legame coi nonni

La Corte di Cassazione ha annullato una dichiarazione di adottabilità, sottolineando l’importanza del legame con i nonni e criticando le valutazioni superficiali dei servizi sociali. Il caso riguarda una nonna che si opponeva all’adozione del nipote, i cui genitori erano tossicodipendenti. La Corte ha stabilito che prima di dichiarare l’adottabilità, misura considerata *extrema ratio*, è necessario un attento e attuale monitoraggio della capacità dei parenti, come la nonna, di accudire il minore, anche con il supporto di interventi esterni, valutando anche l’ipotesi di un’adozione mite.

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Adozione Mite e Ruolo dei Nonni: La Cassazione Interviene a Tutela dei Legami Familiari

Il diritto di un bambino a crescere nella propria famiglia di origine è un principio cardine del nostro ordinamento. La dichiarazione di adottabilità, che spezza questo legame, rappresenta una misura estrema, da applicare solo in assenza di alternative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo concetto, valorizzando il ruolo dei nonni e la possibilità di percorsi come l’adozione mite. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Nonna Contro la Dichiarazione di Adottabilità

Il caso ha origine dalla decisione del Tribunale per i minorenni di dichiarare lo stato di adottabilità di un bambino, i cui genitori erano stati giudicati inadeguati a causa di una persistente tossicodipendenza. Contro questa decisione si è opposta la nonna materna, la quale ha proposto appello chiedendo di poter accudire il nipote.

La Corte d’appello, tuttavia, ha respinto il gravame. Secondo i giudici di secondo grado, la nonna non era in grado di svolgere una funzione vicariante indipendente. La sua figura era ritenuta troppo implicata nel conflitto con la figlia (la madre del bambino) e incline a minimizzare la gravità dei comportamenti di quest’ultima. Le valutazioni si basavano su relazioni dei servizi sociali e su una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che evidenziavano criticità nel rapporto tra nonna e nipote e un’incertezza generale nell’assetto familiare.

Il Ricorso in Cassazione per tutelare il legame con il minore

La nonna non si è arresa e ha presentato ricorso in Cassazione. La sua difesa si è incentrata sulla violazione della legge sull’adozione (L. 184/1983), sostenendo che la dichiarazione di adottabilità deve essere una extrema ratio. Ha evidenziato che il minore non era mai stato in una reale condizione di abbandono, essendo sempre stato circondato dall’affetto dei familiari, e che le valutazioni della Corte d’appello e della CTU erano state superficiali, basate su pochi incontri e non sufficientemente approfondite.

Le Motivazioni della Suprema Corte: No a Giudizi Affrettati sull’adozione mite

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della nonna, cassando la sentenza d’appello e rinviando il caso a un nuovo esame. Le motivazioni della Suprema Corte sono un vero e proprio manuale su come affrontare queste delicate procedure.

1. La Necessità di un Accertamento Concreto e Attuale

La Cassazione ha criticato aspramente la decisione della Corte d’appello, definendola fondata su elementi deboli e non attuali. Le relazioni dei servizi sociali sono state giudicate vaghe, basate su giudizi generici e su episodi datati, senza una contestualizzazione e senza dimostrare un pregiudizio concreto e attuale per il minore. Un singolo episodio negativo (la nonna che avrebbe permesso un incontro non autorizzato tra madre e figlio) non può, da solo e senza un’analisi delle conseguenze, fondare un giudizio di inidoneità irreversibile.

2. Il Ruolo della CTU

Anche l’operato del consulente tecnico è stato messo in discussione. La CTU, secondo la Corte, avrebbe dovuto effettuare un attento monitoraggio della relazione tra nonna e nipote, verificando le dinamiche relazionali in modo concreto e attuale. Invece, si è basata su pochi incontri e sulle osservazioni pregresse dei servizi sociali, senza approfondire adeguatamente la situazione. Un giudizio così grave non può fondarsi su elementi generici o secondari.

3. La Valutazione dei Parenti e l’Adozione Mite

Il punto centrale della decisione è il dovere del giudice di esplorare tutte le possibilità prima di arrivare all’adozione piena. Questo include una valutazione seria e approfondita delle capacità dei parenti disponibili, come i nonni. Il giudice deve verificare se le loro capacità, anche se non perfette, possano essere supportate da interventi esterni per garantire il benessere del bambino. Inoltre, deve essere sempre considerata la possibilità di un’adozione mite, che permette di mantenere i legami con la famiglia di origine, o quantomeno di preservare i contatti con figure familiari positive come i nonni, anche dopo la dichiarazione di adottabilità.

Conclusioni: Il Principio del “Best Interest” del Minore

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio di diritto fondamentale: la dichiarazione dello stato di abbandono richiede un accertamento in concreto e nell’attualità dei suoi presupposti. Questo processo deve includere un attento monitoraggio delle figure genitoriali e dei parenti disponibili ad accudire il bambino. Prima di recidere i legami familiari, è obbligatorio valutare le capacità vicarianti dei familiari, la possibilità di supportarli e l’eventualità di procedere con un’adozione mite. La sentenza impugnata è stata quindi annullata, con rinvio alla Corte d’appello di Milano, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi rigorosi principi, mettendo al centro, in modo effettivo e non solo formale, il supremo interesse del minore.

Quando può essere dichiarata l’adottabilità di un minore?
La dichiarazione di adottabilità è una misura estrema (extrema ratio) e può avvenire solo dopo un accertamento concreto e attuale che dimostri, in modo certo, uno stato di abbandono morale e materiale del minore. È necessario che non vi siano altre soluzioni per tutelare il suo interesse, come l’affidamento a parenti o l’adozione mite.

Quale ruolo hanno i nonni nel procedimento di adottabilità?
I nonni, e i parenti fino al quarto grado, hanno un ruolo cruciale. Se si rendono disponibili a prendersi cura del minore, il giudice ha l’obbligo di valutare in modo approfondito e attuale le loro capacità. Un loro eventuale giudizio di inidoneità non può basarsi su valutazioni generiche o datate, ma deve essere fondato su un’osservazione concreta e attenta della loro relazione con il bambino.

L’adozione mite è una valida alternativa all’adozione piena?
Sì, secondo la Corte è una possibilità che deve essere sempre considerata. La Corte d’appello, nel caso di specie, avrebbe dovuto valutare la possibilità di un’adozione mite o, comunque, la possibilità per il minore di mantenere i contatti con la nonna. L’obiettivo è preservare i legami familiari positivi, anche quando i genitori sono inadeguati, per tutelare l’identità e il benessere psico-fisico del bambino.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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