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Adozione casi particolari: sì anche con conflitto

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello che concedeva l’adozione in casi particolari di un minore al genitore d’intenzione, ex partner della madre biologica. La Suprema Corte ha stabilito che né il dissenso della madre biologica né la forte conflittualità tra le parti possono impedire l’adozione, quando questa risponde al superiore interesse del minore di mantenere un legame affettivo stabile e significativo con entrambe le figure genitoriali. Anche un’interruzione dei rapporti, se causata da comportamenti ostat tweetingivi del genitore biologico, non è considerata un fattore decisivo contro l’adozione.

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Adozione in Casi Particolari: La Cassazione Dice Sì Anche in Presenza di Conflitto Genitoriale

Con la sentenza n. 16242/2025, la Corte di Cassazione affronta un tema delicato e attuale: l’adozione in casi particolari del figlio del partner in un contesto di alta conflittualità seguito alla separazione della coppia. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il superiore interesse del minore a mantenere un legame affettivo consolidato prevale sul dissenso del genitore biologico, proteggendo la stabilità emotiva del bambino.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di adozione di un minore, nato da procreazione medicalmente assistita all’estero, da parte della genitrice d’intenzione, ex partner della madre biologica. Dopo la fine della loro relazione, la madre biologica aveva revocato il suo assenso all’adozione, dando il via a un complesso iter giudiziario.

Inizialmente, i giudici di merito avevano respinto la domanda di adozione, ritenendo insuperabile il diniego del genitore biologico. Tuttavia, la Corte di Cassazione, in una precedente pronuncia, aveva cassato tale decisione, stabilendo che il dissenso dovesse essere valutato esclusivamente alla luce del preminente interesse del bambino. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva quindi accolto la domanda di adozione, valorizzando l’intenso rapporto tra il minore e la madre d’intenzione. Contro questa decisione, la madre biologica ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

L’adozione in casi particolari e la tutela del legame affettivo

Il fulcro della questione ruota attorno all’articolo 44 della legge 184/1983, che disciplina l’adozione in casi particolari. Questo strumento permette di dare riconoscimento giuridico a legami di fatto stabili e significativi, come quello tra un bambino e il partner del proprio genitore.

La ricorrente sosteneva che la decisione fosse stata presa senza una verifica rigorosa dell’effettività e stabilità del legame, data un’interruzione dei contatti di circa due anni. La Cassazione, tuttavia, ha respinto questa tesi, chiarendo un punto cruciale: la valutazione del legame non può essere meramente cronologica o quantitativa. Deve, invece, basarsi sulla qualità della relazione instaurata.

L’Irrilevanza dell’Interruzione dei Rapporti Se Indotta dal Conflitto

La Corte ha specificato che la mera interruzione del contatto tra il minore e il genitore sociale non può essere considerata ostativa all’adozione quando non è riconducibile alla volontà di quest’ultimo. Se l’allontanamento è stato determinato da condotte preclusive del genitore biologico o dall’elevata conflittualità della coppia, non può essere usato per negare il diritto del bambino a vedere formalizzato un rapporto fondamentale per il suo sviluppo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso basandosi su un’interpretazione della normativa orientata alla tutela del bambino. I giudici hanno affermato che il principio del superiore interesse del minore ha una valenza assiologica e sistematica: i requisiti di effettività e stabilità del legame affettivo devono essere interpretati alla luce della concreta qualità della relazione.

Il genitore biologico può legittimamente negare l’assenso solo se il partner non ha mai intrattenuto un rapporto di affetto e cura con il minore, o se ha abbandonato il progetto genitoriale. Nel caso di specie, invece, il legame era solido e preesistente, e la sua interruzione era una conseguenza del conflitto, non di un disinteresse del genitore d’intenzione.

La Corte ha inoltre sottolineato che l’interesse del minore non si identifica necessariamente con la permanenza in un nucleo familiare unito, ma con la possibilità di mantenere rapporti significativi e continuativi con entrambe le figure genitoriali, anche in presenza di un conflitto tra di esse. La decisione della Corte d’Appello, basata su approfondite consulenze tecniche, è stata quindi ritenuta corretta, in quanto ha riconosciuto la capacità della madre d’intenzione di rispondere con empatia ai bisogni del bambino.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza. L’adozione in casi particolari si conferma come uno strumento flessibile e fondamentale per proteggere i legami di fatto e garantire al minore il diritto alla bigenitorialità, intesa come mantenimento delle relazioni con le figure che hanno condiviso il progetto di crescita. Il conflitto tra gli adulti non può e non deve diventare un ostacolo insormontabile alla felicità e alla stabilità emotiva dei figli, il cui interesse rimane sempre il faro che guida le decisioni della giustizia.

Il dissenso del genitore biologico può impedire l’adozione in casi particolari da parte del partner?
No, non automaticamente. Il dissenso del genitore biologico non costituisce un veto assoluto. Il giudice deve valutare se tale rifiuto sia contrario al superiore interesse del minore a mantenere il legame affettivo già consolidato con il genitore d’intenzione.

Una forte conflittualità tra i genitori o l’interruzione dei rapporti esclude la possibilità di adozione?
No. La Corte ha stabilito che la conflittualità non impedisce l’adozione se questa serve a tutelare il rapporto del minore con entrambe le figure genitoriali. Anche l’interruzione dei contatti non è decisiva se non è causata dalla volontà del genitore che chiede l’adozione, ma da condotte ostative dell’altro genitore.

Come viene valutato il legame tra il minore e il genitore d’intenzione ai fini dell’adozione?
La valutazione non è meramente quantitativa (basata sulla durata o continuità dei contatti), ma qualitativa. Si fonda su elementi sostanziali come la cura, la dedizione, la continuità affettiva e la percezione soggettiva che il minore ha sviluppato nei confronti del genitore d’intenzione, riconoscendolo come figura di riferimento per la sua crescita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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