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Adeguamento borse di studio: la Cassazione alle S.U.

Un gruppo di medici ha richiesto la rideterminazione triennale delle borse di studio percepite durante la specializzazione tra il 1991 e il 1998. La Corte d’Appello aveva accolto la richiesta per il periodo 1994-1997. A causa di sentenze passate contrastanti sul tema dell’applicabilità del blocco della spesa pubblica a questo specifico adeguamento borse di studio, la Corte di Cassazione ha deciso di non pronunciarsi e di rimettere la questione alle Sezioni Unite per ottenere un verdetto definitivo e risolvere l’incertezza giuridica.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Adeguamento Borse di Studio: la Cassazione Rimette la Questione alle Sezioni Unite

L’annosa questione relativa all’adeguamento borse di studio per i medici che hanno frequentato le scuole di specializzazione negli anni ’90 è giunta a un punto di svolta. Con l’ordinanza interlocutoria n. 6928 del 2024, la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, di fronte a un palese contrasto giurisprudenziale, ha deciso di non pronunciarsi sul merito e di passare la parola alle Sezioni Unite. La decisione finale chiarirà se il blocco della spesa pubblica di quegli anni abbia o meno congelato il diritto dei medici a vedere rivalutato il proprio compenso.

I Fatti: La Richiesta dei Medici Specializzandi

Un gruppo di medici specializzandi tra gli anni accademici 1991/92 e 1997/98 ha avviato un’azione legale per ottenere il riconoscimento di differenze economiche sulle borse di studio percepite. La loro richiesta si fondava principalmente sull’art. 6 del d.lgs. n. 257/1991, che prevedeva due tipi di aggiornamento:
1. Un incremento annuale basato sul tasso di inflazione programmato.
2. Una rideterminazione ogni triennio, in funzione dei miglioramenti stipendiali previsti dai contratti collettivi per i medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Mentre il Tribunale di primo grado aveva respinto le loro domande, la Corte d’Appello aveva parzialmente accolto il ricorso, riconoscendo il diritto alla rideterminazione triennale. Contro questa decisione, l’Università e diversi Ministeri hanno proposto ricorso in Cassazione.

Il Contesto Normativo e il Blocco della Spesa Pubblica

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione di una serie di leggi emanate a partire dal 1992 con l’obiettivo di contenere la spesa pubblica. Queste norme hanno introdotto un “blocco” degli adeguamenti retributivi nel pubblico impiego. La questione giuridica è se tale blocco dovesse applicarsi solo all’adeguamento annuale legato all’inflazione o anche alla rideterminazione triennale, di natura statica e collegata alla contrattazione collettiva.

Il Contrasto Giurisprudenziale sull’Adeguamento Borse di Studio

La Corte di Cassazione, nel corso degli anni, ha fornito risposte contrastanti a questa domanda, creando due distinti orientamenti:
* Un primo orientamento (rappresentato, tra le altre, dalla sentenza n. 12624/2015) ha sostenuto che il blocco normativo riguardasse esclusivamente gli adeguamenti dinamici legati all’inflazione, lasciando impregiudicato il diritto alla rideterminazione triennale per il periodo 1994-1997.
Un secondo orientamento, più recente (espresso ad esempio nella sentenza n. 13572/2019), ha invece interpretato la volontà del legislatore in senso più ampio, ritenendo che l’intento fosse quello di congelare tutti* gli incrementi, compreso quello triennale, per garantire la stabilità dei conti pubblici.

La Decisione della Cassazione: Rimessione alle Sezioni Unite

Proprio a causa di questo implicito ma evidente contrasto interpretativo, la Sezione Lavoro ha ritenuto impossibile decidere la causa. L’esistenza di due filoni giurisprudenziali opposti mina la certezza del diritto e giustifica la rimessione della questione alle Sezioni Unite, l’organo supremo della Cassazione con il compito di dirimere i contrasti e assicurare l’uniforme interpretazione della legge.

Il quesito posto alle Sezioni Unite è il seguente: “se l’importo delle borse di studio dei medici specializzandi iscritti ai corsi di specializzazione sia soggetto, per il periodo dal 1° gennaio 1994 al 31 dicembre 1997, all’adeguamento triennale previsto dall’art. 6, comma 1, del d. lgs. n. 257 del 1991”.

Le Motivazioni

La motivazione principale dietro la rimessione alle Sezioni Unite risiede nella necessità di porre fine a un’incertezza giuridica che si protrae da anni. La Corte ha riconosciuto l’esistenza di un “possibile contrasto implicito” tra le sue stesse decisioni. Da un lato, sentenze come la n. 4449/2018 distinguevano nettamente tra la rivalutazione annuale (dinamica e bloccata) e la rideterminazione triennale (statica e non bloccata per il periodo 1994-1997). Dall’altro, pronunce più recenti, come la n. 13572/2019, hanno adottato un’interpretazione onnicomprensiva delle norme sul contenimento della spesa, estendendo il blocco anche alla rideterminazione triennale. Questa divergenza, unita alla particolare importanza della questione che coinvolge un’intera categoria professionale e ha notevoli implicazioni economiche per lo Stato, ha reso indispensabile l’intervento chiarificatore delle Sezioni Unite per stabilire un principio di diritto definitivo e vincolante.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza interlocutoria non risolve la disputa, ma la porta al suo massimo livello di giudizio. La decisione finale delle Sezioni Unite avrà un impatto determinante non solo per i medici coinvolti in questa causa, ma per tutti coloro che si trovano in una situazione analoga. Il verdetto stabilirà un precedente vincolante, chiarendo una volta per tutte i diritti economici dei medici specializzandi degli anni ’90. Fino a quel momento, il diritto all’adeguamento delle loro borse di studio rimane sospeso, in attesa della parola definitiva della Suprema Corte nella sua più autorevole composizione.

Qual è la questione giuridica principale del caso?
La questione è se i medici specializzandi nel periodo 1994-1997 avessero diritto all’adeguamento triennale della loro borsa di studio, come previsto dalla legge originaria, o se tale diritto sia stato sospeso dalle normative successive volte a contenere la spesa pubblica.

Perché la Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva?
La Corte non ha deciso perché le sue stesse sezioni hanno emesso, nel tempo, sentenze con conclusioni opposte sulla stessa questione. Per risolvere questo contrasto interno e garantire un’applicazione uniforme della legge, ha ritenuto necessario rimettere il caso alle Sezioni Unite.

Cosa accadrà adesso?
Il procedimento viene trasmesso al Primo Presidente della Cassazione per l’assegnazione alle Sezioni Unite. Queste esamineranno la questione e la loro decisione finale sarà vincolante, risolverà il contrasto giurisprudenziale e stabilirà il principio di diritto da applicare a tutti i casi simili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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