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Addebito della separazione: quando si perde l’assegno

Una moglie ricorre in Cassazione contro l’addebito della separazione a suo carico, che le ha fatto perdere il diritto all’assegno di mantenimento. Sostiene che il suo tradimento sia avvenuto quando il matrimonio era già in crisi e che la norma sulla perdita del mantenimento sia incostituzionale. La Corte Suprema respinge il ricorso, affermando che un’infedeltà può essere la causa decisiva della rottura anche in un rapporto già deteriorato. Inoltre, la perdita dell’assegno come conseguenza dell’addebito è legittima e bilancia correttamente i doveri coniugali con la solidarietà.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Addebito della separazione: l’infedeltà conta anche nel matrimonio in crisi?

L’addebito della separazione è una delle questioni più delicate nel diritto di famiglia, poiché determina a quale coniuge sia imputabile la fine dell’unione, con importanti conseguenze economiche. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali in materia, chiarendo il peso dell’infedeltà coniugale anche quando il rapporto è già compromesso e confermando la legittimità della perdita dell’assegno di mantenimento per il coniuge colpevole.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una coppia sposata dal 1998 e con tre figli. Il marito aveva chiesto la separazione, chiedendo che la colpa venisse addebitata alla moglie. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano accolto la richiesta del marito, dichiarando l’addebito della separazione a carico della moglie e, di conseguenza, negandole il diritto all’assegno di mantenimento. La moglie ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su diverse argomentazioni. Sosteneva che le sue presunte infedeltà fossero avvenute in un contesto di crisi coniugale già conclamata e che, in alcuni casi, fossero state perdonate. Contestava, inoltre, la costituzionalità della norma che prevede la perdita automatica dell’assegno di mantenimento in caso di addebito, ritenendola una violazione del principio di solidarietà coniugale.

L’analisi della Cassazione e l’addebito della separazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarando inammissibili quelli relativi alla ricostruzione dei fatti. Gli Ermellini hanno chiarito che il compito della Cassazione non è quello di riesaminare le prove e i fatti del caso (il cosiddetto “merito”), ma solo di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto. La ricorrente, secondo la Corte, stava impropriamente chiedendo una nuova valutazione delle testimonianze e delle prove già esaminate nei gradi di giudizio precedenti.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nella valutazione del nesso causale tra l’infedeltà e la crisi matrimoniale. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per ottenere l’addebito della separazione, non basta dimostrare la violazione di un dovere coniugale (come la fedeltà), ma è necessario provare che quella specifica violazione sia stata la causa scatenante dell’intollerabilità della convivenza. Tuttavia, anche in un matrimonio già in crisi, un episodio di infedeltà può rappresentare l’elemento che rende la frattura definitiva e irrecuperabile. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano accertato, con adeguata motivazione, che le condotte della moglie avevano avuto questo effetto decisivo. Riguardo alla questione di costituzionalità dell’art. 156 c.c., la Cassazione l’ha giudicata manifestamente infondata. La perdita del diritto al mantenimento non è una sanzione sproporzionata, ma una conseguenza prevista dal legislatore che ha bilanciato le ragioni della solidarietà con il rispetto dei doveri derivanti dal matrimonio. La Corte ha sottolineato che il coniuge a cui è addebitata la separazione non è lasciato privo di tutele, potendo comunque richiedere gli alimenti qualora si trovi in stato di bisogno.

Conclusioni

L’ordinanza conferma che l’infedeltà coniugale rimane una delle cause principali di addebito della separazione. La decisione sottolinea che neppure una crisi preesistente esclude automaticamente la rilevanza del tradimento, se questo si rivela il fattore che determina la rottura finale. La Corte consolida inoltre la legittimità delle conseguenze economiche dell’addebito, ribadendo che la perdita dell’assegno di mantenimento è una conseguenza prevista dall’ordinamento per chi viola i doveri matrimoniali in modo tale da causare la fine dell’unione. Una pronuncia che serve da monito sull’importanza del nesso di causalità e sul bilanciamento tra doveri e diritti all’interno del matrimonio.

Un tradimento può causare l’addebito della separazione anche se il matrimonio era già in crisi?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, anche in un rapporto già deteriorato, un’infedeltà può essere considerata la causa determinante che rende la crisi irreversibile e intollerabile la prosecuzione della convivenza, giustificando così l’addebito.

La perdita dell’assegno di mantenimento per il coniuge a cui è addebitata la separazione è incostituzionale?
No. La Corte ha ritenuto la questione manifestamente infondata. La legge bilancia correttamente il principio di solidarietà coniugale con il rispetto dei doveri matrimoniali. Il coniuge colpevole, se in stato di bisogno, non è privo di tutela, potendo comunque richiedere gli alimenti.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come le testimonianze, per contestare l’addebito?
No. La Corte di Cassazione non può effettuare un riesame del merito, ovvero una nuova valutazione dei fatti e delle prove. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge, non ricostruire la vicenda fattuale. I motivi di ricorso che mirano a questo obiettivo sono dichiarati inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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