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Actio Negatoria Servitutis: Demolizione della scala

La Corte di Cassazione conferma la decisione di demolire una scala costruita sulla facciata di un immobile altrui. L’azione legale corretta è l’actio negatoria servitutis, con cui il proprietario chiede di dichiarare l’inesistenza di diritti vantati da terzi sul proprio bene. La Corte ha stabilito che la prova della proprietà può essere fornita con ogni mezzo, anche presuntivo, e ha rigettato la domanda di usucapione del costruttore della scala per mancata prova del possesso ‘uti dominus’.

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Actio Negatoria Servitutis: La Cassazione Ordina la Demolizione della Scala Abusiva

Quando una costruzione invade la proprietà altrui, il proprietario ha a disposizione specifici strumenti legali per tutelarsi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i contorni dell’actio negatoria servitutis, confermando l’ordine di demolizione di una scala in cemento armato realizzata sulla facciata di un edificio di proprietà di terzi. Questa decisione offre importanti spunti sulla ripartizione dell’onere della prova e sui limiti della difesa basata sull’usucapione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di due proprietari di un immobile di condannare il loro vicino alla demolizione di una scala in cemento. Tale struttura, realizzata anni prima sulla facciata del loro edificio, veniva utilizzata dal vicino per accedere al piano superiore del proprio fabbricato e, a dire degli attori, arrecava un danno materiale ed estetico alla loro proprietà.

Il costruttore della scala si era difeso sostenendo di averla realizzata nel 1977 sulla base di un accordo verbale con il padre degli attuali proprietari e di averla da allora utilizzata pacificamente e ininterrottamente. Inizialmente, gli attori avevano promosso un’azione generica, ma successivamente hanno precisato di voler agire con un’actio negatoria servitutis ai sensi dell’art. 949 del codice civile, per far dichiarare l’inesistenza di un diritto di servitù di passaggio del vicino e ottenere la rimozione della scala.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado aveva rigettato la domanda dei proprietari, dichiarando che il vicino aveva acquistato per usucapione la proprietà della scala e dell’area di sedime. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato completamente la decisione. Accogliendo l’impugnazione, ha dichiarato l’inesistenza di qualsiasi diritto reale di godimento esercitato dal vicino sulla proprietà altrui, ha rigettato la sua domanda di acquisto per usucapione e, infine, lo ha condannato a rimuovere il manufatto.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Actio Negatoria Servitutis

Il costruttore della scala ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello su vari fronti. La Suprema Corte ha esaminato e rigettato tutti i motivi di ricorso, confermando la sentenza di secondo grado.

La Cassazione ha sottolineato che la qualificazione della domanda spetta al giudice di merito. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente identificato l’azione come una actio negatoria servitutis, volta a far cessare una molestia e a ripristinare lo stato dei luoghi. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale riguardo all’onere della prova in questo tipo di azione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha chiarito che nell’actio negatoria servitutis, il proprietario che agisce in giudizio non ha l’onere di fornire una prova rigorosa della sua titolarità, come invece richiesto nell’azione di rivendicazione. È sufficiente dimostrare, con ogni mezzo di prova (anche presuntivo, come una visura catastale o una perizia di parte), di possedere l’immobile in forza di un titolo valido. Nel caso di specie, la proprietà non era nemmeno stata contestata dalla controparte.

In secondo luogo, la Corte ha ritenuto che il vicino non avesse fornito la prova necessaria per sostenere la sua pretesa di usucapione. Egli non era riuscito a dimostrare di aver esercitato il possesso sulla porzione di facciata e sull’area di sedime uti dominus, ovvero con l’animo di chi si comporta come effettivo proprietario. La valutazione delle prove è un compito esclusivo del giudice di merito e non può essere oggetto di una nuova analisi in sede di legittimità, se non per vizi di motivazione gravi, qui non riscontrati.

Infine, la Corte ha respinto le argomentazioni relative alla violazione delle norme sulle distanze e sulla costruzione in aderenza, ritenendole non pertinenti rispetto all’oggetto del giudizio, che era appunto l’inesistenza di un diritto reale a mantenere la scala sulla proprietà altrui. La condanna alla demolizione è stata quindi considerata la corretta applicazione dell’art. 949, comma 2, del codice civile, che mira a far cessare la molestia e la turbativa del diritto di proprietà.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale in materia di actio negatoria servitutis, chiarendo che si tratta di uno strumento efficace per il proprietario che intende difendere il proprio bene da ingerenze illegittime. La decisione evidenzia la differenza fondamentale nell’onere probatorio rispetto all’azione di rivendicazione, rendendo più agevole la tutela del proprietario. Inoltre, ribadisce che chi invoca l’usucapione per giustificare la presenza di un’opera su fondo altrui deve fornire una prova rigorosa del possesso qualificato uti dominus, non essendo sufficiente il semplice utilizzo prolungato nel tempo.

Cosa deve provare chi agisce con un’azione negatoria servitutis?
Chi agisce con un’azione negatoria servitutis deve provare, con ogni mezzo anche presuntivo, di possedere l’immobile in forza di un valido titolo. A differenza dell’azione di rivendicazione, non è richiesta una prova rigorosa della proprietà. Una volta fornita questa prova, l’onere si sposta sul convenuto, che deve dimostrare l’esistenza del diritto che vanta.

È possibile acquisire per usucapione una scala costruita sulla facciata di un immobile altrui?
Sì, in linea di principio è possibile, ma è necessario dimostrare di aver posseduto l’area occupata dalla scala ‘uti dominus’, cioè comportandosi come se si fosse il vero proprietario per tutto il tempo richiesto dalla legge. Nel caso esaminato dalla sentenza, questa prova non è stata fornita in modo adeguato.

Qual è la conseguenza di una sentenza che accoglie un’azione negatoria servitutis?
La sentenza accerta e dichiara l’inesistenza del diritto vantato dal terzo sulla proprietà dell’attore. Di conseguenza, il giudice può ordinare la cessazione delle molestie e, come in questo caso, la rimozione delle opere realizzate illecitamente sulla proprietà, condannando il convenuto al ripristino dello stato dei luoghi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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