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Actio Interrogatoria: Termine per Accettare Eredità

Un’Amministrazione dello Stato ha richiesto una proroga del termine per accettare un’eredità, fissato tramite actio interrogatoria, lamentando la nullità della notifica. Il Tribunale di Milano ha respinto il reclamo, chiarendo che tale procedimento rientra nella giurisdizione volontaria e non può decidere questioni contenziose, che devono essere trattate in una causa separata. La decisione sottolinea i limiti procedurali dell’actio interrogatoria, il cui unico scopo è fissare un termine per l’accettazione.

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Pubblicato il 25 aprile 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Actio Interrogatoria: Perché il Tribunale Non Può Prorogare il Termine per Accettare l’Eredità

L’istituto dell’actio interrogatoria, disciplinato dall’art. 481 del codice civile, rappresenta uno strumento cruciale per dare certezza ai rapporti successori. Tuttavia, i suoi confini procedurali sono netti, come chiarito da una recente ordinanza del Tribunale di Milano. Il caso analizzato dimostra come le questioni complesse, quali la nullità di una notifica, non possano trovare spazio in questo procedimento snello, ma debbano essere affrontate in una sede giudiziaria diversa.

I Fatti del Caso

Una Pubblica Amministrazione, chiamata a succedere in un’eredità, si vedeva notificare un provvedimento con cui il Tribunale, su istanza di altri interessati, fissava un termine di 60 giorni per dichiarare se intendesse accettare o meno l’eredità. L’Amministrazione, rappresentata dall’Avvocatura dello Stato, non rispettava il termine e proponeva reclamo, chiedendo una proroga. A fondamento della sua richiesta, sosteneva due principali argomenti:
1. La nullità della notifica del provvedimento, in quanto eseguita direttamente presso gli uffici dell’Amministrazione e non presso l’Avvocatura dello Stato, come previsto dalla legge a pena di nullità.
2. L’insufficienza del termine di 60 giorni per consentire a un ente pubblico di effettuare tutte le complesse valutazioni necessarie prima di accettare un’eredità, considerando gli interessi pubblici coinvolti e il rischio di danno erariale.

D’altra parte, gli eredi reclamati chiedevano il rigetto del reclamo e la conferma della decadenza dell’Amministrazione dal diritto di accettare.

La Decisione del Tribunale di Milano

Il Tribunale di Milano, in funzione di giudice del reclamo, ha respinto sia la richiesta di proroga dell’Amministrazione sia la richiesta di declaratoria di decadenza avanzata dagli eredi. La decisione si fonda su una distinzione fondamentale del nostro ordinamento: quella tra giurisdizione volontaria e giurisdizione contenziosa.

Le Motivazioni: la Netta Separazione tra Giurisdizione Volontaria e Contenziosa nell’Actio Interrogatoria

Il cuore della motivazione risiede nella natura del procedimento ex art. 481 c.c. Il Tribunale, richiamando un consolidato orientamento della Corte di Cassazione (in particolare la recente sentenza n. 28666/2024), ha ribadito che l’actio interrogatoria appartiene alla giurisdizione volontaria. Lo scopo di questo procedimento non è risolvere una lite su chi abbia diritto a cosa, ma semplicemente gestire un interesse: in questo caso, eliminare l’incertezza sulla volontà del chiamato all’eredità.

Il provvedimento che ne deriva, quindi, non ha natura di sentenza e non è idoneo a passare in giudicato, ovvero a diventare definitivo. Il suo unico effetto è fissare un termine per l’accettazione. Di conseguenza, il giudice della volontaria giurisdizione non ha il potere di:
Accertare la nullità di una notifica: si tratta di una questione che incide sui diritti e doveri delle parti e che richiede un accertamento in un vero e proprio processo (giurisdizione contenziosa).
Valutare la congruità del termine: le ragioni che rendono un termine troppo breve per una Pubblica Amministrazione sono profili di merito che esulano dalla cognizione sommaria del procedimento.
Dichiarare la decadenza dal diritto di accettare: anche questo è un accertamento che incide su un diritto soggettivo e che deve essere fatto in un giudizio a cognizione piena, nel contraddittorio tra le parti.

In sostanza, il Tribunale afferma che tutte le contestazioni sollevate dall’Amministrazione sono legittime, ma sono state proposte nella sede sbagliata. Esse potranno e dovranno essere fatte valere in un eventuale, separato giudizio contenzioso, dove si discuterà se, a causa della presunta notifica nulla, la decadenza dal diritto di accettare si sia effettivamente prodotta o meno.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza offre un’importante lezione pratica. Chiunque sia coinvolto in un’actio interrogatoria, sia come istante sia come chiamato all’eredità, deve avere chiara la limitata portata di questo strumento. Se il chiamato ritiene che il termine sia troppo breve o che vi siano vizi procedurali nella notifica, non può limitarsi a contestarli all’interno dello stesso procedimento di volontaria giurisdizione. Ignorare il termine fissato espone al rischio concreto di perdere il diritto di accettare l’eredità. La correttezza della procedura e la conseguente decadenza potranno essere contestate solo successivamente, instaurando un autonomo giudizio contenzioso, con tutti i costi e i tempi che ne derivano. Questa pronuncia ribadisce la necessità di una strategia legale attenta e consapevole delle diverse tutele offerte dai vari strumenti processuali.

È possibile ottenere una proroga del termine fissato con l’actio interrogatoria (art. 481 c.c.)?
No, secondo l’ordinanza, non è possibile ottenere una proroga all’interno dello stesso procedimento di volontaria giurisdizione se i motivi della richiesta hanno natura contenziosa, come la nullità della notifica o l’inadeguatezza del termine. Tali questioni devono essere decise in una sede giudiziaria separata.

Cosa deve fare chi ritiene nulla la notifica del provvedimento di fissazione del termine?
La parte che ritiene nulla la notifica non può far valere tale vizio nel procedimento di volontaria giurisdizione per ottenere una proroga. Dovrà, invece, sollevare la questione in un autonomo giudizio contenzioso per contestare l’eventuale decadenza dal diritto di accettare l’eredità.

Il giudice dell’actio interrogatoria decide sulla decadenza dal diritto di accettare l’eredità?
No, il giudice in sede di volontaria giurisdizione non dichiara la decadenza. Si limita a fissare un termine. L’accertamento dell’effettiva decadenza di un chiamato dal diritto di accettare l’eredità è una questione che incide sui diritti soggettivi e deve essere decisa in un processo a cognizione piena (giurisdizione contenziosa).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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