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Acquisizione sanante: termine e opposizione all’indennizzo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11655/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di espropriazione. Per contestare l’indennizzo derivante da una procedura di acquisizione sanante (art. 42-bis TUE), non si applica il breve termine di decadenza di 30 giorni previsto per l’espropriazione ordinaria, bensì il più lungo termine di prescrizione. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato tardiva l’opposizione di un cittadino contro un Comune, riaffermando il principio di stretta interpretazione delle norme che limitano l’esercizio dei diritti.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Acquisizione Sanante: la Cassazione Estende i Termini per l’Opposizione all’Indennizzo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha portato chiarezza su una questione cruciale per i proprietari di immobili soggetti a procedure espropriative: qual è il termine per contestare l’indennizzo in caso di acquisizione sanante? La risposta fornita dalla Suprema Corte (ordinanza n. 11655/2025) rafforza la tutela del cittadino, stabilendo che non si applica il rigido termine di decadenza di 30 giorni, ma quello ordinario di prescrizione.

I Fatti di Causa: un’Opposizione Dichiarata Tardiva

Il caso trae origine dalla vicenda di un cittadino che si era opposto alla stima dell’indennizzo determinata da un Comune nell’ambito di un provvedimento di acquisizione sanante ai sensi dell’art. 42-bis del Testo Unico Espropriazioni. La Corte d’Appello competente, tuttavia, aveva respinto il ricorso, ritenendolo tardivo. Secondo i giudici di merito, infatti, all’opposizione si sarebbe dovuto applicare il termine di decadenza di 30 giorni previsto in via generale per le opposizioni alla stima dall’art. 29 del D.Lgs. 150/2011. Poiché il cittadino aveva ricevuto la comunicazione del provvedimento il 2 gennaio 2021 e aveva presentato opposizione solo il 10 febbraio 2021, il suo diritto a contestare l’importo era stato considerato estinto.

La Questione Giuridica e il Ruolo della Cassazione

Il proprietario dell’immobile ha quindi impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Corte di Cassazione. Il nodo centrale della questione era stabilire se la disciplina dei termini per l’opposizione alla stima nell’espropriazione ordinaria fosse estensibile anche al particolare istituto dell’acquisizione sanante. Quest’ultima, ricordiamo, è uno strumento con cui la Pubblica Amministrazione regolarizza una situazione di occupazione illegittima di un bene privato, acquisendolo coattivamente e corrispondendo un indennizzo. La giurisprudenza sul punto non era univoca, creando incertezza per i cittadini e gli operatori del diritto.

Le Motivazioni della Suprema Corte sull’Acquisizione Sanante

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del cittadino, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che, sebbene in passato vi fossero orientamenti contrastanti, la giurisprudenza si è ormai consolidata, a partire dalla fondamentale sentenza n. 35287/2023, nell’escludere l’applicabilità del termine di decadenza di 30 giorni alle contestazioni sull’indennizzo da acquisizione sanante.

La motivazione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: le norme che prevedono termini di decadenza, limitando l’esercizio di un diritto, sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente previsti. L’art. 29 del D.Lgs. 150/2011, che stabilisce il termine breve, non fa alcun riferimento esplicito all’art. 42-bis del Testo Unico Espropriazioni. Inoltre, la Corte sottolinea le ‘diversità strutturali’ tra il procedimento di espropriazione ordinario e quello di acquisizione sanante, che giustificano un regime differente.

Di conseguenza, la Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: il soggetto il cui bene viene acquisito tramite il provvedimento ex art. 42-bis TUE ha la facoltà di contestare l’indennizzo e chiederne la determinazione giudiziale nel termine ordinario di prescrizione, e non nel termine perentorio di 30 giorni.

Le Conclusioni: Impatti Pratici della Decisione

In conclusione, la decisione della Cassazione ha un impatto pratico di notevole importanza. Innanzitutto, offre una maggiore tutela ai proprietari che subiscono un’acquisizione sanante, concedendo loro un lasso di tempo significativamente più ampio per valutare l’adeguatezza dell’indennizzo e, se necessario, agire in giudizio. Si passa da un termine brevissimo e insidioso di 30 giorni al più ragionevole termine di prescrizione decennale.

Per effetto di questa pronuncia, l’ordinanza della Corte d’Appello è stata annullata (‘cassata’) e il procedimento è stato rinviato allo stesso giudice, che dovrà ora esaminare nel merito la richiesta del cittadino, attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione. Questa sentenza consolida un orientamento che mira a bilanciare i poteri della Pubblica Amministrazione con la giusta tutela dei diritti patrimoniali dei privati cittadini.

Qual è il termine per contestare l’indennizzo in caso di acquisizione sanante?
Non si applica il termine di decadenza di 30 giorni. La contestazione può essere proposta entro il termine ordinario di prescrizione, che è di dieci anni.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso l’applicabilità del termine di 30 giorni?
Perché le norme che stabiliscono termini di decadenza sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate analogicamente a casi non espressamente previsti dalla legge. L’art. 29 del D.Lgs. 150/2011, che prevede il termine breve, non menziona l’acquisizione sanante dell’art. 42-bis TUE.

Cosa succede ora nel caso specifico esaminato dalla Corte?
La decisione della Corte d’Appello è stata annullata. La causa è stata rinviata alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente sulla questione, questa volta entrando nel merito della contestazione dell’indennizzo sollevata dal cittadino.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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