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Acquisizione sanante: stima inammissibile senza decreto

Una società si opponeva alla stima dell’indennità per un’acquisizione sanante disposta da un Comune. La Corte d’Appello ha dichiarato la domanda inammissibile. La motivazione risiede nel fatto che la società non ha prodotto in giudizio il provvedimento di acquisizione definitivo, atto considerato condizione imprescindibile per poter contestare giudizialmente l’importo dell’indennità. La semplice delibera comunale che avvia il procedimento non è sufficiente a radicare l’azione.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Acquisizione Sanante: Senza Decreto Definitivo, l’Opposizione alla Stima è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Appello di Napoli chiarisce un presupposto processuale fondamentale in materia di espropriazione per pubblica utilità. In particolare, la decisione si concentra sulla procedura di acquisizione sanante (ex art. 42-bis d.P.R. 327/2001) e stabilisce che l’opposizione alla stima dell’indennità non può essere proposta se non è stato ancora emesso, e depositato in giudizio, il decreto di acquisizione definitivo. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni della Corte.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’occupazione di un’area di proprietà di una società da parte di un Comune, inizialmente per lo stoccaggio provvisorio di rifiuti. L’occupazione, protrattasi nel tempo, ha dato il via a un lungo contenzioso. All’esito di vari gradi di giudizio, il Consiglio di Stato aveva ordinato all’ente locale di scegliere tra la restituzione dell’area, previo ripristino, e l’avvio della procedura di acquisizione sanante.

Il Comune optava per la seconda via, approvando con una delibera consiliare la proposta di acquisire l’immobile, quantificando l’indennità in poco più di 13.000 euro. La società proprietaria, ritenendo l’importo irrisorio rispetto al valore del bene (stimato in oltre 2 milioni di euro), proponeva opposizione alla stima dinanzi alla Corte di Appello.

La Decisione della Corte: Domanda Inammissibile

Dopo un complesso iter giudiziario, che ha visto anche un annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione per questioni procedurali, la Corte di Appello di Napoli, chiamata a decidere nuovamente sul caso, ha dichiarato la domanda della società inammissibile.

La decisione si fonda su un punto cruciale: la società attrice, pur opponendosi alla stima, non aveva allegato agli atti del processo il provvedimento finale con cui il Comune disponeva formalmente l’acquisizione del bene. La Corte ha ritenuto che la sola delibera del Consiglio Comunale non fosse sufficiente per radicare l’azione.

Le Motivazioni: Perché l’Acquisizione Sanante Richiede un Decreto Definitivo

La Corte ha spiegato che la delibera consiliare rappresenta un atto meramente preparatorio. Con essa, l’organo politico approva la volontà di acquisire e dà mandato al dirigente competente di emanare il vero e proprio provvedimento ablatorio. Tuttavia, è solo quest’ultimo atto, il decreto di acquisizione, a produrre l’effetto ablatorio, ossia il trasferimento coattivo del diritto di proprietà dal privato all’ente pubblico.

Senza questo decreto, il trasferimento di proprietà non si è ancora verificato. Di conseguenza, non esiste ancora il presupposto giuridico per contestare l’indennità, la cui funzione è proprio quella di ristorare il proprietario per la perdita del suo bene. Citando consolidata giurisprudenza della Cassazione (tra cui Cass. 17604/2013), la Corte ha ribadito che l’azione di determinazione dell’indennità ha come sua “condizione indefettibile” proprio il provvedimento che trasferisce la proprietà.

In assenza di tale atto, la domanda di opposizione alla stima è prematura e, pertanto, deve essere dichiarata inammissibile. La Corte non è potuta entrare nel merito della congruità dell’importo, fermandosi alla verifica di questo presupposto processuale mancante.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre un’importante lezione pratica per proprietari e legali che affrontano procedure di esproprio o di acquisizione sanante. È fondamentale distinguere tra gli atti endoprocedimentali, come le delibere di giunta o di consiglio, e l’atto finale che produce l’effetto traslativo. L’azione giudiziaria volta a contestare l’indennità può essere intrapresa solo dopo che quest’ultimo è stato emanato e notificato. Agire prima espone al rischio di una declaratoria di inammissibilità, con conseguente dispendio di tempo e risorse, senza che il giudice possa esaminare la fondatezza della pretesa economica.

Posso contestare l’indennità di un’acquisizione sanante basandomi solo sulla delibera del Consiglio Comunale?
No. Secondo la sentenza, la delibera comunale è un atto preparatorio che esprime la volontà di acquisire ma non trasferisce la proprietà. Per poter avviare l’azione di opposizione alla stima, è indispensabile attendere l’emissione del decreto di acquisizione definitivo, che è l’atto che produce il trasferimento del bene.

Qual è la differenza tra la delibera comunale e il provvedimento di acquisizione?
La delibera è un atto politico-amministrativo con cui l’organo consiliare decide di procedere all’acquisizione e stabilisce le condizioni. Il provvedimento di acquisizione, invece, è l’atto emanato dal dirigente competente che realizza concretamente il trasferimento della proprietà dal privato all’ente pubblico, producendo il cosiddetto “effetto ablatorio”.

Cosa succede se propongo opposizione alla stima prima dell’emissione del decreto di acquisizione?
La domanda viene dichiarata inammissibile. Il giudice rileva la mancanza di una condizione essenziale dell’azione (il provvedimento definitivo) e non può procedere all’esame del merito, cioè a valutare se l’indennità offerta sia giusta o meno. La causa si chiude con una pronuncia processuale sfavorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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