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Acquisizione sanante: sì all’applicazione retroattiva

La Corte di Cassazione ha stabilito la piena applicabilità dell’istituto dell’acquisizione sanante (art. 42-bis TUE) anche a fatti di occupazione illegittima di suoli privati da parte della Pubblica Amministrazione avvenuti prima dell’entrata in vigore della norma. A seguito dell’emanazione del provvedimento di acquisizione da parte di un Comune durante il giudizio, la Corte ha dichiarato l’improcedibilità della domanda di restituzione e risarcimento del danno avanzata dai proprietari, cassando le sentenze precedenti. La decisione si fonda sulla volontà del legislatore di porre fine al fenomeno delle espropriazioni indirette.

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Acquisizione Sanante: La Cassazione ne conferma l’applicazione retroattiva

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza nel diritto immobiliare e amministrativo, confermando la possibilità di applicare l’istituto della acquisizione sanante anche a situazioni di occupazione illegittima di terreni privati avvenute decenni prima dell’introduzione della norma. Questa decisione consolida uno strumento volto a risolvere il lungo e controverso fenomeno delle “espropriazioni indirette”, allineando la giurisprudenza italiana alle indicazioni delle corti europee.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’occupazione di un terreno privato da parte di un Comune, avvenuta in due fasi distinte nel 1979 e nel 1986, per la realizzazione di opere di pubblica utilità. Tuttavia, l’ente pubblico non aveva mai finalizzato la procedura con un formale decreto di esproprio, dando luogo a quella che viene definita “occupazione acquisitiva” o “espropriazione indiretta”.

I proprietari del terreno avevano quindi avviato un’azione legale per ottenere la restituzione del bene e il risarcimento dei danni subiti. Durante lo svolgimento del processo, nelle more del giudizio di Cassazione, il Comune ha adottato un provvedimento di acquisizione sanante ai sensi dell’art. 42-bis del Testo Unico Espropriazioni (D.P.R. 327/2001), regolarizzando ex post la proprietà del terreno.

La Questione Giuridica: L’applicazione dell’Acquisizione Sanante a fatti anteriori

Il nodo centrale della controversia era stabilire se l’art. 42-bis, introdotto nel 2011, potesse essere applicato a fatti di occupazione illecita risalenti a un’epoca ben anteriore alla sua entrata in vigore. La difesa dei proprietari e alcune precedenti interpretazioni giurisprudenziali avevano sollevato dubbi su tale applicazione retroattiva, sostenendo che la norma dovesse valere solo per le occupazioni successive alla sua emanazione.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a risolvere questo interrogativo, valutando se l’intervento sanante del Comune potesse effettivamente determinare la cessazione della materia del contendere e, di conseguenza, l’improcedibilità del giudizio pendente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha abbracciato un’interpretazione ampia e finalistica della norma, affermandone la piena applicabilità anche ai fatti anteriori. Le motivazioni si fondano su diversi pilastri argomentativi.

In primo luogo, la ratio della norma. L’art. 42-bis è stato introdotto dal legislatore proprio per eliminare il fenomeno delle “espropriazioni indirette”, una pratica che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) aveva definito una “défaillance structurelle” (una carenza strutturale) dell’ordinamento italiano. L’obiettivo era fornire alla Pubblica Amministrazione uno strumento legale per ripristinare la legalità violata, sanando situazioni irregolari e garantendo al contempo un indennizzo al privato.

In secondo luogo, il dato testuale. Il comma 8 dell’art. 42-bis prevede espressamente che le sue disposizioni si applichino anche ai “fatti anteriori”. Secondo la Corte, ignorare questa previsione equivarrebbe a vanificare la volontà del legislatore di chiudere definitivamente la stagione delle occupazioni illegittime.

Infine, la Corte ha richiamato la sentenza n. 71/2015 della Corte Costituzionale, la quale aveva già riconosciuto la legittimità dell’applicazione retroattiva dell’istituto, proprio in quanto strumento necessario per emendare la carenza strutturale dell’ordinamento e porre rimedio a situazioni irregolari perpetrate nel tempo.

Le Conclusioni

Sulla base di queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha concluso che l’adozione del provvedimento di acquisizione sanante da parte del Comune ha fatto venir meno l’interesse dei proprietari a proseguire il giudizio per la restituzione del bene. L’immobile è ormai legittimamente di proprietà dell’ente pubblico, e il diritto del privato si è trasformato in un diritto a percepire l’indennizzo previsto dalla legge.

Di conseguenza, il processo non poteva più proseguire. La Corte ha quindi dichiarato l’improcedibilità del giudizio, cassando le sentenze dei precedenti gradi di giudizio senza rinvio. Questa pronuncia chiarisce in modo definitivo che la Pubblica Amministrazione può utilizzare l’acquisizione sanante per regolarizzare le occupazioni illegittime del passato, chiudendo contenziosi annosi e ripristinando un quadro di legalità.

Cos’è l’acquisizione sanante prevista dall’art. 42-bis del Testo Unico Espropriazioni?
È un provvedimento con cui la Pubblica Amministrazione può acquisire, in via postuma, la proprietà di un terreno che ha occupato e modificato senza un titolo valido. Questo strumento permette di sanare una situazione di illegalità, a condizione che l’ente pubblico risarcisca il proprietario per il bene perduto e per il periodo di occupazione illegittima.

L’acquisizione sanante può essere applicata anche a occupazioni di terreni avvenute molti anni prima dell’introduzione della legge nel 2011?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’art. 42-bis si applica anche ai “fatti anteriori”, cioè alle occupazioni illecite verificatesi prima della sua entrata in vigore. La finalità della norma è proprio quella di fornire una soluzione definitiva al problema storico delle “espropriazioni indirette”.

Cosa succede a una causa in corso per la restituzione di un terreno se la Pubblica Amministrazione emette un provvedimento di acquisizione sanante?
La causa diventa improcedibile. Poiché il provvedimento trasferisce legalmente la proprietà del bene all’ente pubblico, viene meno l’oggetto della richiesta di restituzione. Il diritto del privato si trasforma da un diritto a riavere il bene a un diritto a ottenere un indennizzo, ponendo fine al contenzioso sulla proprietà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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