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Acquisizione sanante retroattiva: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11657/2025, ha stabilito che l’istituto dell’acquisizione sanante (art. 42-bis TUE) è applicabile anche alle occupazioni illegittime di terreni da parte della Pubblica Amministrazione avvenute prima dell’entrata in vigore del Testo Unico Espropri del 2001. In un caso riguardante un Comune che aveva occupato terreni privati, la Corte ha chiarito che l’emissione di un decreto di acquisizione sanante durante il processo rende la causa per risarcimento danni improcedibile. La sentenza ha inoltre precisato che il potere dell’amministrazione non è bloccato da un precedente giudicato che si sia limitato ad accertare l’illiceità dell’occupazione, ma solo da un giudicato che abbia già trasferito la proprietà del bene.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Acquisizione Sanante Retroattiva: la Cassazione Sana il Passato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11657 del 2025, interviene su una questione cruciale per i rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione: la gestione delle occupazioni illegittime di terreni privati. La pronuncia chiarisce definitivamente la portata dell’acquisizione sanante prevista dall’art. 42-bis del Testo Unico Espropri, ammettendone l’applicazione anche a fatti molto precedenti alla sua introduzione. Si tratta di una decisione che cambia le regole del gioco per molte controversie pendenti, bilanciando l’interesse pubblico con i diritti dei proprietari.

I Fatti di Causa: Occupazione Illegittima e Lungo Iter Giudiziario

La vicenda ha origine da un’azione legale avviata nel 2000 dagli eredi di un proprietario terriero contro un Comune. L’ente pubblico aveva occupato illegittimamente alcuni suoi terreni per realizzare opere di pubblica utilità. Gli eredi chiedevano il risarcimento del danno per la perdita della proprietà, derivante da quella che un tempo era definita ‘espropriazione indiretta’.

Il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto il diritto al risarcimento, ma la questione si è complicata in appello. Durante il giudizio di secondo grado, il Comune ha emesso un decreto di acquisizione sanante, uno strumento introdotto per consentire alla Pubblica Amministrazione di regolarizzare la propria posizione acquisendo legalmente la proprietà del bene occupato, a fronte del pagamento di un indennizzo.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ritenuto inapplicabile tale decreto, sostenendo che l’istituto non potesse operare per occupazioni iniziate prima dell’entrata in vigore del Testo Unico Espropri (2001). Di conseguenza, aveva disapplicato l’atto amministrativo e condannato il Comune al risarcimento del danno. Contro questa decisione, il Comune ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Acquisizione Sanante

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo la tesi del Comune. Il cuore della sentenza si concentra su due aspetti fondamentali: la retroattività dell’art. 42-bis e i limiti posti da un eventuale giudicato formatosi in precedenza.

La Portata Retroattiva dell’Acquisizione Sanante

La Corte di Cassazione, superando un proprio precedente orientamento più restrittivo, ha affermato con forza che l’acquisizione sanante può essere utilizzata anche per sanare situazioni di occupazione illegittima sorte prima dell’introduzione della norma. Questa interpretazione si fonda sulla ratio stessa dell’istituto: fornire una soluzione definitiva al fenomeno delle espropriazioni indirette, che per anni ha generato incertezza giuridica e condanne all’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Secondo i giudici, limitarne l’applicazione ai soli fatti successivi alla sua entrata in vigore ne avrebbe frustrato lo scopo principale. La norma stessa, al comma 8, prevede la sua applicabilità ai ‘fatti anteriori’, confermando la volontà del legislatore di chiudere le pendenze del passato.

Il Limite del Giudicato: Quando si Ferma il Potere della P.A.?

Gli eredi del proprietario sostenevano che il potere del Comune di emettere il decreto fosse precluso da un giudicato formatosi sull’illiceità del suo comportamento. La Cassazione ha respinto anche questa argomentazione, operando una distinzione cruciale.

Un giudicato impedisce l’acquisizione sanante solo se ha già accertato e dichiarato l’avvenuto trasferimento della proprietà in capo all’ente pubblico (secondo la vecchia e superata teoria dell’accessione invertita). Se, invece, il giudicato si è limitato a stabilire che l’occupazione era illegittima, non costituisce un ostacolo. Anzi, l’illiceità della condotta è proprio il presupposto che consente alla Pubblica Amministrazione di attivare la procedura sanante.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la natura dell’art. 42-bis come strumento volto a ripristinare la legalità violata, pur con effetto ex nunc (cioè, non retroattivo). L’obiettivo non è cancellare l’illecito passato, ma soddisfare un attuale e prevalente interesse pubblico a mantenere l’opera realizzata, regolarizzando la situazione proprietaria. Questo meccanismo, bilanciando gli interessi in gioco, è stato ritenuto conforme ai principi costituzionali e convenzionali.

Poiché nel caso di specie il decreto di acquisizione era divenuto definitivo (a seguito della rinuncia degli eredi al ricorso amministrativo), esso ha prodotto l’effetto di rendere improcedibile la causa civile per il risarcimento del danno. La controversia, infatti, viene risolta sul piano amministrativo attraverso il pagamento dell’indennizzo previsto dalla legge, che sostituisce il risarcimento.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo nell’interpretazione dell’istituto dell’acquisizione sanante, consolidandone la funzione di strumento risolutivo per il contenzioso pregresso in materia di espropriazioni. Per i cittadini, ciò significa che, anche in cause di lunga data, la Pubblica Amministrazione può chiudere la partita emettendo un decreto di acquisizione, che trasforma il diritto al risarcimento del danno in un diritto all’indennizzo. Per gli enti pubblici, si conferma un potere essenziale per regolarizzare situazioni complesse, a condizione di rispettare le garanzie procedurali e indennitarie previste dalla legge.

L’istituto dell’acquisizione sanante (art. 42-bis TUE) si applica anche a occupazioni di terreni avvenute prima del 2001?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la norma ha portata retroattiva e può essere applicata anche a fatti e procedimenti anteriori all’entrata in vigore del Testo Unico Espropri, in quanto la sua finalità è quella di risolvere il problema delle ‘espropriazioni indirette’ anche per il passato.

Una precedente sentenza che ha già accertato l’illegittimità dell’occupazione impedisce al Comune di usare l’acquisizione sanante?
No. Secondo la Corte, un giudicato che si limita ad accertare l’illiceità del comportamento della Pubblica Amministrazione non impedisce l’emissione del decreto di acquisizione sanante. L’ostacolo sussiste solo se una sentenza passata in giudicato ha già dichiarato l’avvenuto trasferimento della proprietà del bene all’ente pubblico.

Qual è l’effetto di un decreto di acquisizione sanante su una causa di risarcimento danni in corso?
L’emissione di un decreto di acquisizione sanante, divenuto valido ed efficace, determina l’improcedibilità del giudizio civile per risarcimento danni. La pretesa del privato si converte dal diritto al risarcimento al diritto all’indennizzo previsto dall’art. 42-bis, che deve essere liquidato in sede amministrativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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