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Acquisizione sanante: l’errore sulla data di stima

Un Ente Pubblico, dopo un’occupazione illegittima di terreni privati per costruire scuole, ha attivato la procedura di acquisizione sanante ex art. 42 bis D.P.R. 327/2001. La Corte di Cassazione, con ordinanza 8163/2024, ha cassato la decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente calcolato l’indennizzo basandosi sul valore del bene alla data di inizio dell’occupazione illegittima, anziché alla data del decreto di acquisizione. La Suprema Corte ha ribadito che il valore venale del bene deve essere determinato al momento del provvedimento che sana l’illecito, data la sua natura non retroattiva.

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Acquisizione Sanante: La Cassazione Sottolinea l’Errore sulla Data di Stima del Bene

L’ordinanza n. 8163 del 26 marzo 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla corretta applicazione dell’istituto dell’acquisizione sanante, previsto dall’art. 42 bis del D.P.R. 327/2001. La Suprema Corte ha chiarito un punto cruciale per la determinazione dell’indennizzo dovuto al privato: il valore del bene va calcolato alla data del decreto di acquisizione e non a quella dell’originaria occupazione illegittima. Questa pronuncia dirime una questione complessa, emersa al termine di una vicenda giudiziaria pluridecennale.

I Fatti di Causa: Un Lungo Contenzioso Espropriativo

La vicenda ha origine negli anni ’90, quando un Comune, su delega della Provincia, avvia una procedura espropriativa su terreni di proprietà di alcuni privati per la costruzione di due istituti scolastici. L’amministrazione dispone l’occupazione d’urgenza dei fondi, ma il decreto di esproprio definitivo viene emesso oltre i termini di scadenza della dichiarazione di pubblica utilità, rendendo l’occupazione sine titulo, ovvero illegittima.

Da qui scaturisce un complesso iter giudiziario. I proprietari si rivolgono prima al Tribunale per ottenere il risarcimento del danno, poi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), che annulla il decreto di esproprio tardivo. In una successiva sentenza, il TAR dispone la restituzione dei suoli, ormai irreversibilmente trasformati, facendo però salvo il potere dell’Amministrazione di adottare il provvedimento di acquisizione sanante previsto dall’art. 42 bis del Testo Unico Espropri.

L’Ente Pubblico, nel 2017, emana quindi il decreto di acquisizione sanante, ma determina un indennizzo che i proprietari ritengono incongruo. Questi ultimi si oppongono dinanzi alla Corte d’Appello, chiedendo la corretta quantificazione delle somme dovute.

La Decisione della Corte d’Appello e l’Errore di Diritto

La Corte d’Appello, pur accogliendo in parte le ragioni dei proprietari, commette un errore fondamentale. Determina l’indennizzo qualificandolo come “indennità di esproprio” e, soprattutto, lo calcola basandosi sul valore venale del terreno alla data del 22 novembre 2000, ovvero il momento in cui l’occupazione è divenuta illegittima. Per fare ciò, si basa su una precedente sentenza passata in giudicato che aveva stabilito l’indennità per il periodo di occupazione legittima.

L’Ente Pubblico ricorre in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 42 bis. Sostiene che la Corte territoriale abbia confuso l’indennizzo per acquisizione sanante con l’indennità di esproprio e abbia utilizzato un parametro temporale errato per la valutazione del bene.

L’Acquisizione Sanante e le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso dell’Ente, fornendo una chiara interpretazione della normativa. La Suprema Corte ribadisce la netta diversità ontologica tra l’indennizzo ex art. 42 bis e il danno da illecito aquiliano. L’acquisizione sanante è uno strumento che consente alla Pubblica Amministrazione di ripristinare la legalità violata, ma con effetto ex nunc, cioè dal momento in cui viene adottato il provvedimento.

### Il Principio Temporale per la Stima

La conseguenza diretta della natura non retroattiva dell’istituto è che il valore venale del bene, base per il calcolo dell’indennizzo patrimoniale, deve essere determinato con riferimento al momento dell’adozione del provvedimento acquisitivo. Nel caso di specie, la data corretta era quella del decreto del 2017, non quella del 2000. La Corte di merito ha quindi errato nel fare riferimento a una data passata, legata all’inizio dell’illegittimità dell’occupazione.

### I Limiti del Giudicato Precedente

La Cassazione chiarisce anche che la precedente sentenza della Corte d’Appello, che aveva liquidato l’indennità per l’occupazione legittima, non poteva vincolare il giudizio sull’indennizzo per l’acquisizione sanante. Le due domande giudiziali hanno causae petendi (ragioni giuridiche) diverse: la prima riguarda il godimento temporaneo del bene, la seconda la perdita definitiva della proprietà. Pertanto, il giudicato formatosi sulla qualificazione del terreno in quel contesto non si estendeva automaticamente alla determinazione del valore venale in un procedimento basato su un titolo (il decreto di acquisizione) del tutto nuovo e successivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in commento stabilisce con fermezza un principio fondamentale per tutti i casi di acquisizione sanante. La quantificazione dell’indennizzo deve essere ancorata al valore di mercato che il bene possiede alla data del decreto con cui la P.A. decide di sanare l’illecito e acquisire la proprietà. Questo garantisce che al proprietario venga corrisposta una somma commisurata al valore attuale del bene che sta perdendo, e non a un valore storico potenzialmente molto inferiore. La decisione cassa quindi la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d’Appello, che dovrà procedere a una nuova determinazione dell’indennizzo, attenendosi scrupolosamente ai criteri dettati dalla Suprema Corte.

Qual è il momento corretto per determinare il valore di un immobile in una procedura di acquisizione sanante?
Il valore venale del bene deve essere calcolato alla data di adozione del provvedimento di acquisizione sanante (previsto dall’art. 42 bis del D.P.R. 327/2001), e non a una data precedente come quella di inizio dell’occupazione illegittima.

Una precedente sentenza che ha determinato l’indennità di occupazione legittima può vincolare un successivo giudizio sull’indennizzo per acquisizione sanante?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudicato formatosi sull’indennità di occupazione legittima non si estende all’accertamento del valore di mercato del bene ai fini dell’acquisizione sanante, poiché le due domande si fondano su titoli e presupposti giuridici differenti (la prima sulla privazione del godimento, la seconda sull’ablazione del diritto di proprietà).

Che differenza c’è tra l’indennizzo per acquisizione sanante e il risarcimento del danno da illecito?
L’indennizzo per acquisizione sanante è una somma determinata secondo criteri legali forfettizzati, che prescindono dalla prova specifica del pregiudizio, e consegue a un atto (il decreto di acquisizione) che ripristina la legalità. Il risarcimento del danno, invece, deriva da un fatto illecito (come l’occupazione illegittima) e deve essere provato nel suo ammontare secondo gli ordinari criteri civilistici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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