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Acquisizione Sanante: come si calcola l’indennizzo

Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce i criteri per il calcolo dell’indennizzo in caso di acquisizione sanante. La Corte ha stabilito che il valore del bene deve essere determinato in base alla sua destinazione urbanistica al momento del decreto di acquisizione, non a una precedente. Inoltre, la prescrizione del diritto al risarcimento per l’occupazione illegittima può essere applicata solo se eccepita dalla Pubblica Amministrazione, non d’ufficio dal giudice. Questo principio garantisce una tutela più forte per i proprietari espropriati.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Acquisizione Sanante: la Cassazione fissa i paletti per l’indennizzo

L’Acquisizione Sanante, disciplinata dall’art. 42 bis del Testo Unico Espropri, rappresenta uno strumento cruciale con cui la Pubblica Amministrazione può regolarizzare l’occupazione illegittima di un bene privato. Tuttavia, la determinazione del giusto indennizzo per il proprietario espropriato è spesso fonte di complesse battaglie legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su due aspetti fondamentali: il criterio per la stima del valore del bene e l’applicazione della prescrizione per il risarcimento del danno da occupazione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un gruppo di comproprietari di un terreno che, a partire dal 1985, era stato occupato da un Comune per la realizzazione di alloggi popolari. Nonostante l’opera pubblica fosse stata completata nel 1987, non era mai stato emesso un decreto di esproprio. Solo nel 2013, a seguito di un’azione legale dei proprietari, l’ente locale ha disposto l’Acquisizione Sanante dell’immobile.
I proprietari hanno contestato l’indennizzo offerto, ritenendolo inferiore al reale valore di mercato. La Corte d’Appello, pur disponendo una consulenza tecnica, aveva determinato il valore del terreno basandosi su un indice di edificabilità inferiore a quello effettivamente vigente al momento del decreto di acquisizione, equiparandolo a un’area ancora da lottizzare. Inoltre, aveva liquidato il risarcimento per l’occupazione illegittima limitandolo agli ultimi cinque anni, applicando di fatto una prescrizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi dei proprietari, cassando la decisione della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo giudizio. La Suprema Corte ha stabilito due principi di diritto fondamentali che rafforzano la posizione del privato nei confronti della Pubblica Amministrazione.

Le Motivazioni: Il Calcolo del Valore Venale nell’Acquisizione Sanante

Il cuore della controversia risiedeva nel metodo di calcolo del valore venale del bene. La Cassazione ha chiarito che, ai fini dell’Acquisizione Sanante, il valore deve essere determinato con riferimento al momento in cui viene adottato il provvedimento acquisitivo. È illegittimo, pertanto, declassare le caratteristiche urbanistiche del bene a una condizione precedente e meno favorevole.
La Corte ha specificato che bisogna tenere conto della destinazione urbanistica attuale del bene, poiché questa ne connota le caratteristiche giuridiche e, in particolare, l’edificabilità. Applicare un indice di fabbricabilità diverso e inferiore a quello reale significa attribuire al bene un valore non corrispondente a quello effettivo. L’unico elemento da escludere dalla stima è il plusvalore derivante direttamente dall’opera pubblica realizzata, ma non le caratteristiche intrinseche e attuali del terreno.

Le Motivazioni: Prescrizione e Risarcimento per Occupazione Illegittima

Il secondo punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda la prescrizione. La Corte d’Appello aveva limitato a cinque anni il periodo risarcibile per l’occupazione senza titolo, pur in assenza di una specifica eccezione sollevata dal Comune. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la prescrizione è un’eccezione in senso stretto, che deve essere sollevata dalla parte interessata e non può essere rilevata d’ufficio dal giudice.
Poiché il Comune non aveva mai eccepito la prescrizione del diritto al risarcimento, la limitazione temporale operata dai giudici di merito era illegittima. Di conseguenza, la liquidazione del danno da occupazione illegittima deve coprire l’intero periodo, a partire da quando essa ha avuto inizio, fino al momento del provvedimento di Acquisizione Sanante.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione segna un punto fermo a tutela dei diritti dei proprietari coinvolti in procedure di Acquisizione Sanante. I due principi affermati sono chiari:
1. Stima del Valore: L’indennizzo deve basarsi sul valore venale effettivo del bene al momento del decreto di acquisizione, tenendo conto della sua reale destinazione urbanistica e potenziale edificatorio, al netto del solo valore dell’opera pubblica.
2. Prescrizione: Il risarcimento per l’occupazione illegittima spetta per tutta la sua durata, a meno che la Pubblica Amministrazione non sollevi tempestivamente e formalmente l’eccezione di prescrizione.
Queste conclusioni impongono alle Pubbliche Amministrazioni maggiore rigore e correttezza nel determinare gli indennizzi e, allo stesso tempo, offrono ai privati strumenti più solidi per difendere il loro diritto a una giusta compensazione.

Come deve essere calcolato il valore di un bene in una procedura di Acquisizione Sanante?
Il valore venale del bene deve essere determinato tenendo conto delle sue caratteristiche giuridiche e della sua destinazione urbanistica al momento dell’adozione del provvedimento di acquisizione. È illegittimo utilizzare parametri precedenti e meno vantaggiosi per il proprietario. L’unico valore da escludere è quello dell’opera pubblica eventualmente realizzata sul bene.

Il giudice può limitare il risarcimento per occupazione illegittima se sono passati molti anni?
No, il giudice non può limitare autonomamente il periodo di risarcimento applicando la prescrizione. La prescrizione del diritto al risarcimento è un’eccezione che deve essere sollevata dalla parte debitrice (in questo caso, la Pubblica Amministrazione). In assenza di tale eccezione, il risarcimento è dovuto per l’intera durata dell’occupazione illegittima.

Cosa succede se la Pubblica Amministrazione non solleva l’eccezione di prescrizione?
Se l’Amministrazione non eccepisce la prescrizione, il diritto del privato al risarcimento del danno per l’occupazione illegittima non può essere limitato nel tempo dal giudice. La liquidazione dell’indennità dovrà quindi coprire tutto il periodo a partire dall’inizio dell’occupazione senza titolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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