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Acquisizione sanante: come si calcola l’indennizzo?

In un caso di occupazione illegittima di un terreno da parte di un Comune, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull’acquisizione sanante. Se il valore del bene è diminuito nel tempo, il risarcimento per il periodo di occupazione abusiva deve essere calcolato sul valore che l’immobile aveva in quel periodo (quando era più alto), e non sul valore inferiore al momento del decreto finale. Questa decisione garantisce un’equa compensazione al proprietario, impedendo all’ente pubblico di beneficiare del proprio ritardo.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Acquisizione Sanante: Indennizzo e Variazioni di Valore del Terreno

L’istituto dell’acquisizione sanante, disciplinato dall’art. 42-bis del Testo Unico Espropriazioni, rappresenta uno strumento cruciale a disposizione della Pubblica Amministrazione per regolarizzare l’occupazione illegittima di un bene privato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti fondamentali su come determinare il giusto indennizzo quando il valore del bene è cambiato nel tempo. La decisione sottolinea il principio di equità, impedendo che l’ente pubblico possa beneficiare del proprio illecito.

I Fatti di Causa: Un’Occupazione Prolungata e un Valore Conteso

Il caso ha origine dall’occupazione, avvenuta nel 2009, di un’area di proprietà di una società privata da parte di un Comune. L’occupazione era finalizzata alla realizzazione di un’opera pubblica. Al momento dell’occupazione, e fino al 2016, il terreno aveva una destinazione urbanistica edificabile, con un notevole valore commerciale.

Successivamente, a seguito di una variazione degli strumenti urbanistici, l’area è stata destinata a verde pubblico, subendo una drastica riduzione del suo valore venale. Solo nel 2019, l’Ente locale ha formalizzato il passaggio di proprietà attraverso un decreto di acquisizione sanante, offrendo alla società un indennizzo calcolato sul valore del terreno a quella data, cioè quando era classificato come verde pubblico.

La società si è opposta, sostenendo che il risarcimento per il periodo di occupazione illegittima (dal 2009 al 2016) avrebbe dovuto tener conto del maggior valore che il terreno possedeva in quegli anni, quando era edificabile.

La Decisione della Corte d’Appello

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva respinto la richiesta della società. I giudici di secondo grado avevano stabilito che l’indennizzo dovesse essere calcolato esclusivamente sulla base del valore del bene al momento dell’emissione del provvedimento di acquisizione sanante, conformemente alla situazione urbanistica vigente in quel momento (verde pubblico). Questa interpretazione legava l’intero calcolo alla data in cui si era verificato l’effetto traslativo della proprietà.

L’Acquisizione Sanante e il Calcolo dell’Indennizzo secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso della società. I giudici supremi hanno chiarito che l’indennizzo previsto dall’art. 42-bis si compone di due voci distinte:
1. Indennizzo per la perdita della proprietà: Corrisponde al valore venale del bene al momento dell’adozione del decreto di acquisizione.
2. Risarcimento per il periodo di occupazione senza titolo: Per questa voce, la legge prevede un interesse del 5% annuo sul valore venale del bene, salvo che il proprietario provi di aver subito un danno di diversa entità.

È proprio su quest’ultimo punto che si concentra la decisione.

Le Motivazioni: La Clausola di Salvaguardia dell’Art. 42-bis

La Corte ha evidenziato che la norma contiene una fondamentale “clausola di salvaguardia”, che permette di andare oltre il calcolo forfettario del 5% se si dimostra un pregiudizio maggiore. Nel caso di specie, la circostanza che il terreno fosse edificabile per un lungo periodo (2009-2016) e che solo successivamente sia stato declassato a verde pubblico costituisce la prova di un danno maggiore e diverso.

Secondo la Cassazione, limitarsi a calcolare il risarcimento per quel periodo basandosi sul valore svalutato (a verde) non coprirebbe integralmente il pregiudizio subito dalla società. La proprietaria, infatti, è stata privata per anni della possibilità di sfruttare o vendere un bene con un alto potenziale edificatorio. Pertanto, il riferimento al valore venale dell’immobile “a verde” come base per la quantificazione forfettaria del danno non permette di coprire per intero il pregiudizio subito. Di conseguenza, per il periodo 2009-2016, il calcolo del risarcimento deve basarsi sul valore venale che l’area avrebbe avuto se fosse stata ancora edificabile al momento del decreto di acquisizione.

Le Conclusioni: Un Principio di Equità e Giustizia Sostanziale

L’ordinanza stabilisce un principio di giustizia sostanziale di grande importanza pratica: la Pubblica Amministrazione non può trarre vantaggio dal proprio comportamento illecito e dai ritardi nel sanare la situazione. Il proprietario spogliato del suo bene ha diritto a un ristoro completo, che tenga conto del valore effettivo del bene durante tutto il periodo di illegittima occupazione.

Questa sentenza rafforza la tutela del diritto di proprietà e impone agli enti pubblici un maggior rigore. Per calcolare il risarcimento da occupazione illegittima, è necessario considerare la storia urbanistica del bene, garantendo che il proprietario sia compensato non solo per la perdita finale della proprietà, ma anche per la perdita di opportunità subita negli anni a causa dell’inerzia e dell’illecito dell’amministrazione.

Come si calcola il risarcimento per l’occupazione illegittima in un’acquisizione sanante?
Di norma, il risarcimento è calcolato come l’interesse del 5% annuo sul valore venale che il bene ha al momento dell’adozione del decreto di acquisizione. Tuttavia, la legge prevede una clausola di salvaguardia se il proprietario prova un danno di diversa e maggiore entità.

Cosa succede se il valore del terreno è diminuito tra l’inizio dell’occupazione e l’acquisizione sanante?
La Corte di Cassazione ha stabilito che se il proprietario dimostra che il bene aveva un valore superiore durante il periodo di occupazione illegittima (ad esempio, perché era edificabile), il risarcimento per quel periodo deve essere calcolato tenendo conto di quel valore più alto, per garantire una compensazione integrale del danno subito.

Qual è il principio affermato dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza?
Il principio fondamentale è che l’ente pubblico non può beneficiare del proprio ritardo e dell’illecito. Il risarcimento dovuto al proprietario deve essere equo e coprire l’intero pregiudizio, inclusa la perdita di opportunità legata al valore che il bene aveva durante il periodo di occupazione abusiva, anche se tale valore è successivamente diminuito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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