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Acquisizione sanante: come si calcola l’indennità?

La Cassazione ha confermato la decisione di merito sul calcolo dell’indennità per un’acquisizione sanante. Il valore venale del terreno deve considerare i vincoli urbanistici e paesaggistici esistenti al momento dell’ablazione, escludendo la potenziale redditività derivante dall’uso pubblico successivo, se tale uso non era consentito al privato.

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Acquisizione Sanante: il Calcolo dell’Indennità tra Vincoli Urbanistici e Uso Pubblico

L’acquisizione sanante rappresenta uno strumento eccezionale a disposizione della Pubblica Amministrazione per regolarizzare l’occupazione illegittima di un terreno privato. Ma come si determina il giusto indennizzo per il proprietario espropriato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il calcolo del valore del bene deve basarsi sulle sue caratteristiche oggettive e sui vincoli esistenti al momento dell’esproprio, e non sull’uso più redditizio che ne ha fatto l’ente pubblico. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso

La controversia ha origine dall’occupazione, avvenuta nel 1997, di un terreno di 4631 m² da parte di un Comune per la realizzazione di un parcheggio pubblico. Il procedimento espropriativo, tuttavia, si è concluso solo nel 2013 con un decreto di acquisizione sanante, che prevedeva un’indennità di poco superiore ai 5.000 euro.

La società proprietaria del terreno ha contestato la stima, ritenendola inadeguata. Sosteneva che l’uso del bene come parcheggio a pagamento da parte del Comune aveva generato un notevole danno patrimoniale, il quale doveva essere considerato nel calcolo dell’indennizzo.

La Corte d’Appello, pur accogliendo parzialmente le richieste della società, ha stabilito un’indennità complessiva di circa 8.000 euro, composta da diverse voci: il valore venale del fondo, un importo per la diminuzione di valore della porzione residua, un indennizzo per il pregiudizio non patrimoniale e un risarcimento per l’occupazione illegittima durata oltre undici anni.

Il Calcolo dell’Indennità nell’Acquisizione Sanante

Il punto focale della decisione della Corte d’Appello, poi confermata in Cassazione, riguarda il criterio per determinare il valore venale del terreno. I giudici hanno stabilito che tale valore doveva essere calcolato sulla base della destinazione urbanistica effettiva del fondo, tenendo conto dei numerosi vincoli paesaggistici, ambientali e urbanistici che ne limitavano fortemente l’utilizzo.

Il terreno, infatti, ricadeva in parte in zona a “salvaguardia ambientale” e in parte in “aree di supporto alla balneazione”, entrambe categorie che precludevano qualsiasi tipo di edificazione o sfruttamento economico significativo da parte del privato. Di conseguenza, il suo valore di mercato era intrinsecamente basso.

La Decisione della Corte di Cassazione

Sia il Comune che la società immobiliare hanno impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione.

* Il Comune contestava la stima del valore al metro quadro, ritenendola eccessiva.
* La società, con ricorso incidentale, insisteva sul fatto che il valore dovesse riflettere la redditività concreta che il Comune stesso traeva dal bene, avendolo trasformato in un parcheggio a pagamento.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Comune e dichiarato inammissibile quello della società, fornendo chiarimenti fondamentali sul principio che regola l’indennizzo per acquisizione sanante.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la valutazione del valore venale di un immobile, ai fini dell’indennizzo previsto dall’art. 42-bis del Testo Unico Espropriazioni, deve essere ancorata alle caratteristiche oggettive del bene e alle possibilità di utilizzo legali che aveva il proprietario al momento dell’ablazione. Non è possibile, quindi, considerare il vantaggio economico che la Pubblica Amministrazione ha successivamente tratto dal bene, specialmente se tale utilizzo (come la creazione di un’area di sosta a pagamento) era precluso al privato a causa dei vincoli normativi esistenti.

I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente evidenziato che “il convergere dei numerosi vincoli conformativi al diritto di proprietà… rendevano, al momento dell’ablazione, le caratteristiche del bene incompatibile con qualunque sfruttamento edilizio, anche intermedio e men che meno con la controversa realizzazione dell’area di sosta a pagamento”.

In sostanza, l’indennità non può essere determinata sulla base di una potenzialità economica che il proprietario non avrebbe mai potuto legalmente realizzare.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine in materia di espropriazione e acquisizione sanante: l’indennizzo deve ristorare il proprietario per la perdita subita, basandosi sul valore effettivo del bene nelle sue mani, non sull’arricchimento che l’ente pubblico ne deriva. I vincoli urbanistici e paesaggistici, che limitano le facoltà del proprietario, incidono direttamente e in modo determinante sulla stima del valore venale, anche quando l’amministrazione trasformi il bene per un uso pubblico profittevole.

Come si determina il valore venale di un immobile in caso di acquisizione sanante?
Il valore venale si determina sulla base delle caratteristiche oggettive del bene e delle sue possibilità legali di sfruttamento da parte del proprietario al momento dell’esproprio, tenendo conto di tutti i vincoli urbanistici, paesaggistici e ambientali esistenti.

L’uso che la Pubblica Amministrazione fa del terreno dopo l’occupazione incide sull’indennizzo?
No, l’indennità non è determinata in relazione alla sfruttabilità economica successiva del bene da parte dell’ente pubblico. Il calcolo si basa esclusivamente sulle possibilità di utilizzo che aveva il privato proprietario.

Cosa succede se un terreno espropriato ha numerosi vincoli che ne limitano l’uso?
I vincoli che precludono un’utilizzazione edificatoria o economicamente rilevante riducono significativamente il valore venale del terreno. L’indennizzo rifletterà questo basso valore, in quanto il proprietario viene ristorato per la perdita di un bene con limitate potenzialità di sfruttamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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