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Acquiescenza parziale: effetti su co-appellanti

La Corte di Cassazione chiarisce gli effetti dell’acquiescenza parziale in un processo con più appellanti. Alcuni acquirenti di immobili avevano appellato una sentenza che li condannava a pagare un’integrazione di prezzo per dei parcheggi, contestando solo l’importo dovuto (quantum) e non l’obbligo di pagare (an). Solo un’acquirente contestava anche quest’ultimo. La Corte d’Appello aveva esteso a tutti la decisione favorevole che annullava l’obbligo di pagamento. La Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la mancata impugnazione dell’obbligo di pagare da parte degli altri acquirenti aveva creato un giudicato parziale su quel punto, limitando il loro appello alla sola discussione sull’importo.

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Acquiescenza Parziale in Appello: La Cassazione Chiarisce i Limiti per i Co-appellanti

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 34596/2024 offre un’importante lezione sul concetto di acquiescenza parziale e sui suoi effetti nei processi con una pluralità di parti. Quando si decide di impugnare una sentenza, è fondamentale definire con precisione i punti della decisione che si intendono contestare. Una scelta non accurata può portare alla formazione di un ‘giudicato interno’, rendendo definitive alcune statuizioni del giudice, con conseguenze irreversibili per l’esito della controversia. Questo caso, nato da una disputa immobiliare, illustra perfettamente come l’appello limitato al solo ‘quantum’ di un’obbligazione implichi l’accettazione dell’obbligazione stessa.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di alcuni acquirenti di immobili di vedersi riconosciuto il diritto di comproprietà su alcuni spazi destinati a parcheggio, sostenendo la loro natura di beni condominiali. Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo il diritto degli acquirenti, aveva stabilito che questi dovessero versare alla società costruttrice un’integrazione del prezzo per il trasferimento della proprietà di tali aree.

In seguito a questa decisione, quattordici acquirenti proponevano appello. Tuttavia, le loro posizioni erano diverse: tredici di loro contestavano unicamente l’ammontare dell’integrazione di prezzo da versare (il quantum), mentre una sola acquirente impugnava la decisione anche nel merito, contestando l’esistenza stessa dell’obbligo di pagamento (l’an debeatur).

La Corte di Appello, accogliendo il gravame di quest’ultima, aveva dichiarato che nulla era dovuto dalla stessa e, sorprendentemente, aveva esteso questa decisione favorevole anche agli altri tredici appellanti, nonostante questi non avessero sollevato una contestazione analoga. La società costruttrice ha quindi proposto ricorso per Cassazione contro questa decisione.

L’analisi della Cassazione sull’acquiescenza parziale

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società costruttrice, cassando la sentenza d’appello. Il cuore della decisione risiede nell’errata applicazione dei principi che regolano l’impugnazione e l’acquiescenza parziale. I giudici di legittimità hanno chiarito che ogni parte processuale ha l’onere di impugnare specificamente i capi della sentenza che intende contestare.

Nel caso di specie, i tredici appellanti che si erano limitati a contestare il quantum dell’importo dovuto, avevano implicitamente accettato la statuizione del Tribunale circa l’an, cioè l’esistenza del loro obbligo di versare un’integrazione di prezzo. Questo comportamento processuale configura un’acquiescenza parziale che fa passare in giudicato il capo della sentenza non impugnato.

L’autonomia delle posizioni processuali

Un altro punto cruciale della sentenza è il principio dell’autonomia dei singoli giudizi, anche quando vengono riuniti per ragioni di connessione. La Corte ha ribadito che la riunione non fa venir meno l’autonomia delle singole azioni. Pertanto, il giudice d’appello avrebbe dovuto valutare la posizione di ciascun appellante in modo distinto, sulla base dei motivi specifici da ciascuno proposti.

Estendendo agli altri tredici appellanti una decisione favorevole su un punto da loro non contestato, la Corte di Appello ha violato il principio della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (art. 112 c.p.c.), pronunciandosi oltre i limiti delle domande formulate.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di principi consolidati in materia processuale. In primo luogo, ha sottolineato che l’impugnazione della statuizione sull’an (l’esistenza del diritto) implica necessariamente la contestazione del quantum (la sua quantificazione), poiché quest’ultimo ne è una conseguenza logica. Al contrario, l’impugnazione del solo quantum non rimette in discussione l’an. La parte che sceglie di limitare la propria contestazione al solo ammontare, opera una scelta consapevole che porta all’acquiescenza parziale sul capo della sentenza relativo all’esistenza dell’obbligo.

Di conseguenza, per i tredici appellanti si era formato un giudicato interno sull’obbligo di corrispondere un’integrazione di prezzo alla società costruttrice. La Corte di Appello non poteva ignorare questo effetto e riformare la sentenza di primo grado anche in loro favore su un punto ormai divenuto definitivo. La decisione favorevole ottenuta dall’unica appellante che aveva contestato l’an debeatur non poteva estendersi agli altri, le cui posizioni processuali erano autonome e definite dai rispettivi atti di appello.

le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per chiunque si appresti a impugnare una decisione giudiziaria. È essenziale definire con precisione l’oggetto del gravame, poiché le omissioni possono consolidare parti della sentenza sfavorevoli. L’acquiescenza parziale è un meccanismo che cristallizza le parti non contestate di una decisione, limitando l’ambito del giudizio di appello. In un processo con più parti, la vittoria di uno non si traduce automaticamente in un beneficio per tutti, specialmente quando le strategie processuali divergono. La Corte ha quindi rinviato la causa alla Corte di Appello, in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente la questione attenendosi ai principi enunciati, valutando l’appello dei tredici acquirenti esclusivamente sotto il profilo del quantum da loro contestato.

Se appello solo l’importo di una condanna, accetto l’obbligo di pagare?
Sì. Secondo la sentenza, contestare solo il ‘quantum’ (l’importo) di una condanna, senza contestare l”an’ (l’esistenza dell’obbligo di pagare), costituisce acquiescenza parziale su quest’ultimo punto, che diventa quindi definitivo (passa in giudicato).

La decisione favorevole a un appellante si estende automaticamente agli altri?
No. In un processo con più parti, le posizioni processuali sono autonome. Una decisione favorevole ottenuta da un appellante su un motivo specifico da lui sollevato non si estende agli altri co-appellanti che non hanno proposto lo stesso motivo di impugnazione.

La riunione di più cause in un unico processo le rende dipendenti l’una dall’altra?
No. La riunione di più cause, anche se trattate congiuntamente, non pregiudica l’autonomia dei singoli giudizi. La sentenza che le decide deve valutare separatamente le domande e le posizioni di ciascuna parte, risolvendosi in tante pronunce quante sono le cause riunite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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