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Accreditamento sanitario: serve contratto scritto?

Una società di factoring ha citato in giudizio una ASL per il pagamento di crediti, originati da prestazioni sanitarie fornite da una clinica privata, che le erano stati ceduti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l’accreditamento sanitario, anche se provvisorio, non è sufficiente a far sorgere l’obbligo di pagamento in capo alla ASL. È indispensabile la stipula di un contratto scritto che definisca il volume delle prestazioni e i corrispettivi, in assenza del quale la Pubblica Amministrazione non è tenuta a pagare.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accreditamento Sanitario: La Cassazione Ribadisce la Necessità del Contratto Scritto con la P.A.

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nei rapporti tra strutture sanitarie private e il Servizio Sanitario Nazionale: l’accreditamento sanitario da solo non basta per ottenere il pagamento delle prestazioni erogate. È sempre necessario un contratto scritto che regoli i termini dell’accordo. La pronuncia chiarisce la natura dei rapporti con la Pubblica Amministrazione e le garanzie necessarie a tutela dell’interesse pubblico.

Il Caso: Prestazioni Sanitarie Senza Contratto e Cessione del Credito

La vicenda ha inizio quando una società di factoring, che aveva acquistato i crediti di una casa di cura privata, cita in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per ottenere il pagamento di oltre 1,7 milioni di euro. Tali crediti derivavano da prestazioni di assistenza ospedaliera fornite dalla clinica nel corso del 2008. La clinica operava in regime di accreditamento sanitario provvisorio con il Servizio Sanitario Regionale.

L’ASL si è difesa sostenendo, tra le altre cose, l’assenza di un rapporto contrattuale formale, come richiesto dalla normativa di settore (in particolare dall’art. 8-quinquies del D.Lgs. 502/1992), e la mancanza di una formale assegnazione di un budget di spesa per le prestazioni rese dalla struttura.

Il Percorso Giudiziario e l’Accreditamento Sanitario

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le richieste della società di factoring. I giudici di merito hanno concluso che, in assenza di un contratto scritto, non sorge alcun obbligo di pagamento in capo all’ASL. La Corte d’Appello ha evidenziato due punti cruciali:
1. L’inopponibilità delle cessioni di credito alla ASL per difetto di notifica e riconoscimento.
2. L’inesistenza del debito, data la mancanza di un contratto formale e di una specifica assegnazione di budget.

Di fronte a questa duplice sconfitta, la società cessionaria del credito ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata valutazione delle prove e un’interpretazione sbagliata della normativa sull’accreditamento sanitario.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti e fornendo importanti chiarimenti.

La Natura dell’Accreditamento Sanitario e il Ruolo del Contratto

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra l’accreditamento e il contratto. La Corte ha ribadito che il passaggio al sistema dell’accreditamento sanitario non ha modificato la natura del rapporto tra strutture private e Servizio Sanitario. L’accreditamento è un atto amministrativo che abilita una struttura a operare per conto del sistema pubblico, ma non crea automaticamente un obbligo di pagamento.

Perché sorga tale obbligo, è indispensabile la stipula di uno specifico contratto tra la struttura e l’ente pubblico. Questo contratto deve regolare il volume massimo delle prestazioni erogabili, i requisiti del servizio e l’ammontare dei corrispettivi. In assenza di questo accordo, nessuna prestazione può essere posta a carico delle Regioni o delle ASL.

La Necessità della Forma Scritta nei Contratti con la Pubblica Amministrazione

La Cassazione ha sottolineato che i contratti con la Pubblica Amministrazione devono sempre rivestire la forma scritta, a pena di nullità. Questa regola non è un mero formalismo, ma uno strumento di garanzia per il cittadino e per la corretta gestione delle finanze pubbliche. La forma scritta serve a:
– Evitare decisioni arbitrarie da parte dei funzionari pubblici.
– Facilitare i controlli sulla spesa pubblica.

Di conseguenza, non è possibile ritenere che un rapporto contrattuale possa sorgere per facta concludentia (cioè attraverso comportamenti concludenti come pagamenti parziali o mancate contestazioni), come sostenuto dalla ricorrente. Anche nel regime di accreditamento sanitario provvisorio, la struttura privata si impegna a rispettare tariffe e tetti di spesa, ma l’Ente pubblico assume l’obbligo di pagare solo a fronte di un contratto formalmente stipulato.

Inammissibilità degli Altri Motivi di Ricorso

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso. In particolare, le censure relative alla valutazione delle prove sulla notifica della cessione del credito sono state respinte perché miravano a una nuova e non consentita ricostruzione dei fatti in sede di legittimità. La valutazione delle prove rientra nell’esclusiva competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata dalla Cassazione, se non per vizi specifici che nel caso di specie non sono stati correttamente prospettati.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro e rigoroso: l’accreditamento sanitario è una condizione necessaria ma non sufficiente per far sorgere il diritto di una struttura privata al pagamento delle prestazioni da parte del Servizio Sanitario Nazionale. L’obbligazione di pagamento della Pubblica Amministrazione nasce solo ed esclusivamente da un contratto scritto, che definisca con precisione oggetto, limiti e corrispettivi. Questa pronuncia serve da monito per tutti gli operatori del settore, evidenziando l’imprescindibilità del rigore formale nella stipula di accordi con enti pubblici, a tutela della trasparenza e della corretta gestione delle risorse collettive.

L’accreditamento sanitario è sufficiente per obbligare una ASL a pagare le prestazioni sanitarie ricevute?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accreditamento, anche provvisorio, è solo un provvedimento che autorizza una struttura a fornire servizi per conto del Servizio Sanitario Nazionale, ma non crea di per sé un obbligo di pagamento. Per questo è necessario un contratto specifico.

È possibile che un contratto tra una struttura sanitaria e una ASL si formi tramite comportamenti concludenti, senza un atto scritto?
No. La Corte ha ribadito che i contratti con la Pubblica Amministrazione devono obbligatoriamente avere la forma scritta, a pena di nullità. Questo requisito serve a garantire trasparenza e a facilitare i controlli, escludendo la possibilità di accordi non formalizzati.

Quali sono gli elementi essenziali che devono essere presenti in un contratto tra una struttura sanitaria accreditata e la ASL?
Il contratto deve definire in modo specifico il volume massimo delle prestazioni che possono essere erogate, i requisiti del servizio e l’ammontare dei corrispettivi. Senza questi elementi, formalizzati in un accordo scritto, non sorge alcun obbligo di pagamento per l’ente pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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