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Accreditamento sanitario: contratto scritto è obbligo

Un centro di riabilitazione privato ha fatto ricorso contro una Azienda Sanitaria Locale per ottenere il pagamento di prestazioni sanitarie. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: senza un contratto in forma scritta e la prova di un valido accreditamento sanitario, nessuna prestazione può essere rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale. La Corte ha specificato che gli accordi con la Pubblica Amministrazione non possono mai basarsi su comportamenti concludenti (facta concludentia), ma richiedono inderogabilmente la forma scritta.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accreditamento Sanitario: Senza Contratto Scritto, Nessun Pagamento dalla ASL

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale per le strutture sanitarie private che operano in convenzione con il sistema pubblico: la necessità di un contratto scritto per ottenere il pagamento delle prestazioni. Questo caso evidenzia come la mancanza di formalizzazione dei rapporti e di una prova certa dell’accreditamento sanitario possa portare al rigetto delle richieste economiche, anche a fronte di servizi effettivamente erogati.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Pagamento

Un centro di riabilitazione privato aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per il pagamento di una somma considerevole a titolo di compenso per prestazioni sanitarie fornite. L’ASL si era opposta a tale decreto, e la Corte d’Appello, in funzione di giudice di rinvio dopo una prima pronuncia della Cassazione, aveva dato ragione all’ente pubblico.

La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione su due pilastri: l’assenza di un contratto in forma scritta tra la struttura sanitaria e l’ASL e la mancata prova di un accreditamento, anche solo provvisorio, che autorizzasse il centro a erogare prestazioni per conto del Servizio Sanitario Nazionale. Di fronte a questa sconfitta, la struttura sanitaria ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’accreditamento sanitario

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per riaffermare con forza la giurisprudenza consolidata in materia di rapporti tra sanità privata e pubblica.

La Corte ha stabilito che l’obbligo per una struttura privata di stipulare un contratto scritto con l’ASL competente è inderogabile, anche durante il regime transitorio di accreditamento provvisorio. Non è possibile invocare una prassi basata su accordi taciti o ‘per facta concludentia’ (comportamenti concludenti) per giustificare il diritto al pagamento. I contratti con la Pubblica Amministrazione, per espressa previsione di legge, devono rivestire la forma scritta a pena di nullità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si articola su due livelli di analisi: uno sostanziale, relativo ai requisiti per l’erogazione di prestazioni sanitarie, e uno processuale, legato alle modalità di impugnazione delle sentenze.

L’Indispensabilità del Contratto Scritto e dell’Accreditamento

Il cuore della motivazione risiede nel richiamo a un principio fondamentale del diritto amministrativo: i rapporti contrattuali con un ente pubblico devono essere formalizzati per iscritto. Questo requisito non è un mero formalismo, ma una garanzia di trasparenza e legalità. Attraverso il contratto, la struttura privata accetta tariffe, limiti di spesa e condizioni, mentre l’ente pubblico si impegna formalmente al pagamento. In assenza di questo atto e di un provvedimento amministrativo che attesti l’accreditamento sanitario, non sorge alcun obbligo di pagamento a carico delle Regioni o delle ASL.

La Duplice Ratio Decidendi e l’Inammissibilità del Ricorso

Dal punto di vista processuale, il ricorso è stato giudicato inammissibile perché non ha adeguatamente contestato la ‘duplice ratio decidendi’ della sentenza d’appello. La decisione impugnata si basava, infatti, su due ragioni autonome e sufficienti: 1) la mancanza del contratto scritto; 2) la mancanza della prova dell’accreditamento. Quando una sentenza poggia su due motivazioni distinte, il ricorrente ha l’onere di contestarle entrambe. In caso contrario, anche se una delle due venisse demolita, l’altra resterebbe in piedi a sorreggere la decisione, rendendo il ricorso inutile e, quindi, inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Strutture Sanitarie

Questa ordinanza rappresenta un monito per tutte le strutture sanitarie private che collaborano con il settore pubblico. La pronuncia chiarisce senza ombra di dubbio che non esistono scorciatoie: per avere diritto al pagamento delle prestazioni erogate in regime di convenzione, sono necessari due elementi imprescindibili. Primo, un provvedimento amministrativo formale che attesti l’accreditamento. Secondo, un contratto stipulato in forma scritta con l’ASL di riferimento. Affidarsi a prassi consolidate o ad accordi verbali è un rischio che può portare alla perdita totale del diritto al compenso e a una condanna per lite temeraria.

Una struttura sanitaria privata può essere pagata dalla ASL senza un contratto scritto, basandosi solo sui servizi resi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i contratti con la Pubblica Amministrazione devono avere la forma scritta a pena di nullità. Accordi basati su comportamenti concludenti (facta concludentia) non sono validi e non fanno sorgere alcun diritto al pagamento.

Cosa significa ‘duplice ratio decidendi’ e perché è importante in un ricorso per cassazione?
Significa che la decisione del giudice si basa su due ragioni giuridiche distinte e autonome, ciascuna sufficiente a sorreggere la sentenza. È importante perché il ricorrente in Cassazione deve contestare validamente entrambe le ragioni; se ne contesta solo una, il ricorso viene dichiarato inammissibile perché la decisione rimarrebbe comunque valida sulla base della motivazione non impugnata.

È possibile fornire la prova dell’accreditamento sanitario per la prima volta nel giudizio di rinvio?
No. Il giudizio di rinvio è un giudizio a ‘istruttoria chiusa’, il che significa che non è possibile produrre nuovi documenti. La produzione è consentita solo in casi eccezionali, come per fatti sopravvenuti o per impossibilità di produrli prima per causa di forza maggiore, circostanze che non ricorrevano nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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