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Accreditamento sanitario: contratto scritto è obbligatorio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26523/2024, ha respinto il ricorso di una casa di cura che richiedeva il pagamento di prestazioni sanitarie fornite in assenza di un contratto scritto. La Corte ha stabilito che, anche in regime di accreditamento sanitario provvisorio, è indispensabile un accordo formale che definisca tariffe e limiti di spesa, escludendo la validità di accordi basati su comportamenti concludenti.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accreditamento Sanitario: Senza Contratto Scritto Niente Pagamenti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nei rapporti tra strutture sanitarie private e Servizio Sanitario Nazionale (SSN): l’assoluta necessità di un contratto scritto per poter pretendere il pagamento delle prestazioni erogate. Anche in un regime di accreditamento sanitario provvisorio, la mancanza di un accordo formale che regoli tariffe, volumi di prestazioni e modalità di pagamento esclude il diritto al compenso. Analizziamo insieme questa importante decisione.

La Vicenda Giudiziaria

Il caso ha origine dalla richiesta di pagamento di una casa di cura privata nei confronti di un’Azienda Sanitaria Provinciale per prestazioni riabilitative erogate nell’anno 1995. La struttura sanitaria, forte di un decreto ingiuntivo per quasi due milioni di euro, sosteneva di aver diritto a tali somme a titolo di differenze tariffarie.

L’Azienda Sanitaria si è opposta, e sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, seppur con motivazioni diverse. In particolare, i giudici di secondo grado hanno evidenziato l’assenza di un contratto scritto tra le parti per l’anno in questione, ritenendo tale requisito indispensabile per la validità dell’obbligazione di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione.

La casa di cura ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la forma scritta fosse stata rispettata attraverso una convenzione preesistente e l’accreditamento provvisorio ottenuto dalla Regione. Secondo la sua tesi, questi elementi sarebbero stati sufficienti a legittimare l’erogazione delle prestazioni e il conseguente diritto al pagamento.

Il Principio dell’Accreditamento Sanitario e la Forma Scritta

La questione centrale ruota attorno alla natura del rapporto tra la struttura privata e l’ente pubblico nel sistema sanitario. Con il passaggio dal regime delle convenzioni a quello dell’accreditamento sanitario, il legislatore ha inteso regolare in modo più stringente questi rapporti. L’accreditamento attesta l’idoneità della struttura a operare per conto del SSN, ma non costituisce di per sé un’obbligazione di pagamento.

La Suprema Corte ha chiarito che l’obbligo di stipulare un apposito contratto in forma scritta sussiste anche durante il regime transitorio. Questo contratto ha una duplice funzione:
1. Per la struttura privata: accettare e vincolarsi al rispetto delle tariffe, delle condizioni di erogazione e dei limiti quantitativi di prestazioni.
2. Per l’ente pubblico: assumere l’obbligazione di pagare i corrispettivi sulla base delle tariffe e delle modalità concordate.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della casa di cura, confermando il proprio orientamento consolidato. I giudici hanno sottolineato che nei contratti con la Pubblica Amministrazione la forma scritta è richiesta ad substantiam, ovvero come requisito essenziale per la validità stessa del contratto. Non è ammessa la possibilità di configurare un accordo basato su comportamenti concludenti (per facta concludentia).

La Corte ha specificato che l’obbligo di stipulare un contratto formale serve a definire con certezza elementi cruciali come le tariffe, l’eventuale regressione tariffaria e i tetti massimi di spesa. Senza questo accordo scritto, manca il titolo contrattuale che legittima la pretesa di pagamento. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha correttamente escluso l’erogabilità delle prestazioni pecuniarie richieste dalla clinica, proprio a causa della mancanza di un valido titolo contrattuale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in esame rappresenta un monito per tutte le strutture sanitarie private che operano in regime di accreditamento sanitario. Non è sufficiente essere accreditati per avere un diritto automatico al pagamento delle prestazioni. È imprescindibile formalizzare il rapporto con l’azienda sanitaria locale attraverso un contratto scritto, dettagliato e specifico per ogni periodo di riferimento. Affidarsi a convenzioni passate, a prassi consolidate o ad accordi verbali espone al serio rischio di vedersi negato il compenso per il lavoro svolto. La forma scritta non è una mera formalità burocratica, ma un elemento costitutivo del diritto stesso a ricevere il corrispettivo.

Una struttura sanitaria privata può pretendere il pagamento di prestazioni fornite al Servizio Sanitario Nazionale senza un contratto scritto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mancanza di un contratto in forma scritta con l’ente pubblico esclude il diritto al pagamento, poiché la forma scritta è un requisito essenziale per la validità del rapporto.

L’accreditamento sanitario provvisorio sostituisce la necessità di un contratto formale?
No. L’accreditamento, anche se provvisorio, attesta solo l’idoneità della struttura a operare per conto del SSN, ma non crea di per sé un’obbligazione di pagamento. È sempre necessario un apposito contratto che regoli tariffe, limiti di spesa e modalità di pagamento.

Un accordo può essere considerato valido per “facta concludentia” (comportamenti concludenti) nei rapporti con la Pubblica Amministrazione?
No. La giurisprudenza costante della Corte di Cassazione esclude la configurabilità di un accordo per comportamenti concludenti tra una struttura accreditata e la Pubblica Amministrazione, richiedendo sempre la forma scritta del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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