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Accordo verbale CTU: la sua validità in giudizio

La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo verbale CTU, raggiunto tra le parti durante una consulenza tecnica, costituisce un contratto valido e vincolante (negozio transattivo) anche se non viene formalmente recepito in un provvedimento del giudice. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva erroneamente ignorato un tale accordo in una disputa su un diritto di passaggio, rinviando il caso per una nuova valutazione che tenga conto della sua efficacia.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accordo Verbale CTU: La Cassazione ne Afferma la Piena Validità

Un accordo tra le parti raggiunto durante le operazioni di un consulente tecnico d’ufficio (CTU) ha pieno valore legale, anche se non viene poi formalizzato in una sentenza. Questo è il principio chiave ribadito dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza, che chiarisce come un accordo verbale CTU possa costituire un vero e proprio contratto transattivo, capace di risolvere una controversia. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Una Lunga Controversia sul Diritto di Passaggio

La vicenda trae origine da una disputa tra proprietari di fondi confinanti. Il proprietario di un terreno citava in giudizio i vicini, lamentando una serie di problematiche, tra cui l’impedimento all’irrigazione del proprio fondo e il mancato ripristino di una strada secondo misure precedentemente concordate. I vicini, costituendosi in giudizio, non solo si difendevano ma proponevano una domanda riconvenzionale, chiedendo al Tribunale di accertare la loro proprietà esclusiva sulla strada contesa, pur riconoscendo un diritto di passaggio a favore dell’attore.

Il Tribunale di primo grado rigettava le domande dell’attore e accoglieva quelle dei convenuti, confermando la loro proprietà sulla strada e il diritto di passaggio altrui. La questione, tuttavia, si complicava in appello. La Corte d’Appello, nel riformare parzialmente la decisione, definiva le modalità del diritto di passaggio ma commetteva un errore cruciale: riteneva irrilevante un accordo stipulato tra le parti originarie nel lontano 1987 proprio davanti a un CTU. Secondo i giudici d’appello, tale accordo non poteva essere considerato valido poiché non era mai stato “trasfuso in un provvedimento giudiziario” e veniva menzionato in una sentenza successiva che era stata poi annullata.

Il Ricorso in Cassazione e l’efficacia dell’accordo verbale CTU

Contro questa decisione, l’erede dell’attore originario proponeva ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali. Il secondo motivo, esaminato con priorità per la sua importanza logica, lamentava la violazione di diverse norme del codice civile (artt. 1350, 2699, 2700, 2701, 2702 c.c.). Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse sbagliato a ignorare l’accordo del 1987. Quel patto, infatti, era contenuto in un verbale redatto da un CTU, un pubblico ufficiale, e rappresentava una scrittura privata con piena efficacia vincolante tra le parti e i loro eredi, a prescindere dalla sua successiva formalizzazione in un atto del giudice.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, giudicando il motivo fondato e meritevole di accoglimento. I giudici supremi hanno chiarito che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto nel ritenere l’accordo irrilevante solo perché non era stato formalizzato in una sentenza.

Citando la propria giurisprudenza consolidata (in particolare le sentenze n. 13578/2008 e n. 909/1981), la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’accordo tra le parti, verbalizzato dal consulente tecnico d’ufficio durante una causa, può costituire un negozio transattivo sostanziale. Questo significa che, se ne sussistono i requisiti, esso è un vero e proprio contratto che determina la cessazione della materia del contendere e fa sorgere nuove obbligazioni tra le parti. La sua validità non dipende dal fatto che un giudice lo recepisca formalmente, ma dalla volontà delle parti di porre fine alla lite tramite reciproche concessioni.

L’errore della Corte territoriale è stato quello di fermarsi all’aspetto formale, senza analizzare la natura e la sostanza dell’accordo del 1987 come un atto autonomo e vincolante.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Salerno, in diversa composizione, affinché la decida nuovamente. Il giudice del rinvio dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui un accordo transattivo raggiunto davanti al CTU è efficace e deve essere valutato nel merito. Questa ordinanza rafforza il valore degli accordi raggiunti in sede di consulenza tecnica, riconoscendoli come strumenti efficaci per la risoluzione delle liti, capaci di vincolare le parti tanto quanto una sentenza.

Un accordo raggiunto davanti a un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) è valido anche se non viene inserito in una sentenza?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo verbalizzato dal CTU può costituire un negozio transattivo sostanziale, ovvero un contratto vincolante tra le parti, idoneo a risolvere la controversia, anche senza essere trasfuso in un provvedimento giudiziale.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto irrilevante un accordo del 1987 solo perché non era stato formalizzato in un provvedimento giudiziario e perché era menzionato in una precedente sentenza poi annullata. Questo è stato un errore di diritto.

Cosa succede ora nel processo?
La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Salerno, in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso tenendo conto del principio di diritto affermato dalla Cassazione, ovvero valutando la validità e l’efficacia dell’accordo del 1987 come contratto autonomo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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