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Accordo di ristrutturazione e fallimento: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale riguardo la sorte dell’accordo di ristrutturazione dei debiti in caso di successivo fallimento dell’impresa debitrice. Secondo la Corte, la dichiarazione di fallimento rende impossibile l’attuazione del piano di risanamento, determinando la risoluzione automatica dell’accordo per impossibilità sopravvenuta. Di conseguenza, l’originaria obbligazione del creditore si riespande, e il suo credito deve essere ammesso al passivo fallimentare per l’intero importo, detratti solo gli acconti già ricevuti e non più revocabili.

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Accordo di Ristrutturazione e Fallimento: il Credito Torna Pieno

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32997 del 2024, ha affrontato una questione cruciale per creditori e debitori: cosa accade a un accordo di ristrutturazione dei debiti quando l’impresa, nonostante il tentativo di risanamento, viene successivamente dichiarata fallita? La risposta della Suprema Corte è netta e a favore dei creditori: il fallimento provoca la risoluzione automatica dell’accordo, con la conseguente ‘riespansione’ del credito al suo importo originario.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla vicenda di una società creditrice che, dopo aver aderito a un accordo di ristrutturazione con un’impresa debitrice, si è vista ammettere al passivo del successivo fallimento di quest’ultima solo per l’importo ridotto previsto dall’accordo stesso. Il giudice delegato e il Tribunale, in prima istanza, avevano ritenuto che, in assenza di una richiesta formale di risoluzione dell’accordo prima del fallimento, questo restasse vincolante, limitando così il diritto del creditore alla somma pattuita nel piano di risanamento.

La società creditrice ha impugnato tale decisione, sostenendo che la dichiarazione di fallimento, rendendo di fatto irrealizzabile la causa stessa dell’accordo (cioè il superamento della crisi aziendale), ne determinasse la caducazione automatica. Di conseguenza, il suo credito avrebbe dovuto essere riconsiderato nella sua interezza.

L’impatto del Fallimento sull’Accordo di Ristrutturazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società creditrice, ribaltando la precedente decisione. I giudici hanno chiarito che l’accordo di ristrutturazione, sebbene sia uno strumento del diritto concorsuale, mantiene una natura prevalentemente privatistica. La sua efficacia è strettamente legata alla sua causa concreta: il risanamento dell’impresa.

Quando interviene la dichiarazione di fallimento, questa finalità diventa oggettivamente e definitivamente impossibile da raggiungere. Questo evento, definito come ‘impossibilità giuridica sopravvenuta’, incide direttamente sulla funzionalità del piano, rendendolo inattuabile. A differenza del concordato preventivo, per il quale la legge prevede una specifica procedura di risoluzione, l’accordo di ristrutturazione non ha una disciplina analoga. Pertanto, la sua inefficacia è un effetto automatico e diretto della sentenza di fallimento.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte fonda la sua decisione sull’articolo 1463 del Codice Civile, che disciplina la risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta della prestazione. Il fallimento, privando il debitore della disponibilità dei suoi beni e rendendo inefficaci i pagamenti, costituisce un evento che impedisce l’adempimento degli accordi presi.

Di conseguenza, la causa stessa del contratto di ristrutturazione viene meno, e con essa l’intero impianto negoziale. Questo comporta due effetti principali:

1. Risoluzione di diritto: L’accordo si risolve automaticamente, senza che sia necessaria un’azione giudiziale da parte del creditore.
2. Riespansione del credito: L’obbligazione originaria del debitore torna a vivere nel suo ammontare completo. Il creditore può quindi insinuarsi al passivo fallimentare per l’intera somma dovuta, al netto degli eventuali pagamenti ricevuti durante l’esecuzione parziale dell’accordo, i quali, per espressa previsione di legge (art. 67 L. Fall.), non sono soggetti a revocatoria.

La Corte distingue nettamente questa situazione da quella del concordato preventivo, dove esistono termini precisi per chiederne la risoluzione. Nell’accordo di ristrutturazione, la mancanza di una norma simile e la natura volontaria dell’adesione del creditore portano a concludere che il venir meno del presupposto del risanamento travolge l’intero patto.

Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un principio di grande importanza pratica, offrendo una maggiore tutela ai creditori che accettano di partecipare a un piano di risanamento. Viene chiarito che il loro sacrificio, rappresentato dalla falcidia del credito, è condizionato al successo del piano. Se il piano fallisce e l’impresa viene dichiarata fallita, il creditore recupera il suo diritto originario per intero. La dichiarazione di fallimento agisce come una condizione risolutiva implicita, annullando gli effetti remissori dell’accordo e ripristinando la situazione creditoria preesistente, con l’unica eccezione dei pagamenti già legittimamente eseguiti.

Cosa succede a un accordo di ristrutturazione se l’azienda debitrice fallisce?
La dichiarazione di fallimento causa la risoluzione automatica dell’accordo. Questo avviene perché lo scopo dell’accordo, ovvero il risanamento dell’azienda, diventa impossibile da realizzare.

Il creditore deve fare causa per annullare l’accordo dopo il fallimento?
No. Secondo la sentenza, la risoluzione è un effetto automatico e di diritto della dichiarazione di fallimento. Non è necessaria alcuna iniziativa o azione giudiziale da parte del creditore.

Dopo il fallimento, il credito rimane ridotto come previsto dall’accordo?
No. Con la risoluzione dell’accordo, l’obbligazione originaria torna ad avere pieno vigore. Il creditore ha diritto di insinuarsi nel passivo fallimentare per l’intero importo del suo credito iniziale, dedotti solo gli acconti già ricevuti e non più revocabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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