LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accordo compenso avvocato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un avvocato che richiedeva compensi professionali a un istituto di credito, nonostante un precedente accordo liquidatorio. La Corte ha stabilito che l’accordo del 2015 era onnicomprensivo per tutte le attività svolte fino a una certa data, respingendo gran parte delle pretese del legale. Tuttavia, ha accolto la richiesta relativa al rimborso delle spese generali del 15%, ritenendolo obbligatorio ai sensi del D.M. 55/2014, vigente al momento della stipula dell’accordo, anche se non esplicitamente previsto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accordo compenso avvocato: la Cassazione fa chiarezza su validità e spese generali

La stipula di un accordo sul compenso tra avvocato e cliente è un momento cruciale che definisce i contorni economici del mandato professionale. Ma cosa succede quando un accordo transattivo cerca di chiudere tutte le pendenze pregresse? E quali elementi normativi prevalgono sulla volontà delle parti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione, analizzando la portata di un accordo liquidatorio e l’applicazione di norme inderogabili come il rimborso delle spese generali.

I fatti del caso: un accordo complesso tra legale e istituto di credito

La vicenda trae origine da un’opposizione a un decreto ingiuntivo, promosso da un avvocato per ottenere il pagamento di compensi relativi a undici prestazioni professionali svolte per conto di un istituto di credito. La banca, opponendosi, sosteneva che tali pretese fossero state superate da un accordo transattivo stipulato nel 2015.

Questo accordo prevedeva due regimi distinti:
1. Per l’attività svolta fino al 30 giugno 2014, le parti avevano concordato un importo forfettario e onnicomprensivo a saldo di ogni pretesa.
2. Per l’attività successiva a tale data, si sarebbero applicate le tariffe di una precedente convenzione del 2013.

Il Tribunale di merito aveva parzialmente accolto l’opposizione della banca, ritenendo che l’accordo del 2015 avesse effettivamente definito in via tombale tutti i compensi per le attività precedenti al 30 giugno 2014. Per le prestazioni successive, invece, aveva liquidato i compensi secondo le tariffe richiamate. L’avvocato, insoddisfatto, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, l’errata interpretazione dell’accordo e la mancata applicazione di principi come l’equo compenso e il rimborso delle spese generali.

L’interpretazione dell’accordo compenso avvocato secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i quindici motivi di ricorso del professionista e i quattro del ricorso incidentale della banca, giungendo a una decisione che conferma in gran parte l’impianto della pronuncia di merito, ma con una precisazione fondamentale.

La Corte ha rigettato i motivi con cui il legale contestava l’interpretazione dell’accordo del 2015. I giudici hanno sottolineato che l’interpretazione di un contratto è un’attività riservata al giudice di merito e, se logicamente motivata e plausibile, non può essere censurata in sede di legittimità. Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente evidenziato la “finalità liquidatoria” e lo “sbarramento temporale” al 30 giugno 2014, concludendo che l’intenzione delle parti era quella di chiudere definitivamente ogni pendenza passata con il pagamento della somma pattuita.

È stato inoltre respinto il motivo relativo alla violazione della normativa sull’equo compenso (art. 13 bis della legge professionale forense), in quanto la norma non ha efficacia retroattiva e non poteva applicarsi a prestazioni professionali già concluse prima della sua entrata in vigore.

La decisione sul rimborso delle spese generali

Il punto di svolta della pronuncia riguarda il quattordicesimo motivo di ricorso, l’unico ad essere accolto. L’avvocato lamentava il mancato riconoscimento del rimborso forfettario delle spese generali, pari al 15% dei compensi liquidati per l’attività successiva al 30 giugno 2014.

Il Tribunale lo aveva negato perché non previsto nella convenzione del 2013, richiamata dall’accordo del 2015. La Cassazione, tuttavia, ha ribaltato questa conclusione.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito che, al momento della sottoscrizione dell’accordo liquidatorio del 29 aprile 2015, era già in vigore il Decreto Ministeriale n. 55/2014. L’articolo 2 di tale decreto prevede espressamente l’obbligatorietà del rimborso delle spese generali nella misura del 15%, anche in caso di determinazione contrattuale del compenso.

Questa disposizione, secondo la Corte, ha natura inderogabile e prevale sulla volontà delle parti. Pertanto, anche se la convenzione del 2013 non lo menzionava, il rimborso era dovuto per legge sulle prestazioni liquidate in base ad essa. I giudici hanno cassato l’ordinanza impugnata su questo specifico punto e, decidendo nel merito, hanno riconosciuto al ricorrente il diritto a tale rimborso.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce il valore vincolante degli accordi transattivi e l’importanza di una loro formulazione chiara e inequivocabile, specialmente quando si intende porre fine a tutte le pendenze pregresse. L’interpretazione del giudice di merito, se ben motivata, è difficilmente superabile in Cassazione.

In secondo luogo, e con maggiore impatto, la sentenza stabilisce un principio fondamentale: le norme imperative, come quelle che prevedono il rimborso obbligatorio delle spese generali per gli avvocati, si applicano anche agli accordi contrattuali stipulati dopo la loro entrata in vigore. La volontà delle parti non può derogare a tali previsioni, che sono poste a tutela della dignità e del decoro della professione. Questo significa che il rimborso forfettario del 15% è sempre dovuto sui compensi professionali, a meno che non sia stato espressamente escluso da una norma di pari rango.

Un accordo che liquida i compensi di un avvocato per l’attività pregressa può essere considerato onnicomprensivo?
Sì, secondo la Corte, se dall’interpretazione del contratto emerge una chiara intenzione delle parti di definire in via tombale tutte le prestazioni svolte fino a una certa data (nel caso di specie, attraverso l’uso del termine “residuo” e la previsione di uno “sbarramento temporale”), l’accordo ha una finalità liquidatoria e onnicomprensiva che preclude ulteriori pretese per quel periodo.

La normativa sull’equo compenso (art. 13 bis L. 247/2012) si applica retroattivamente a prestazioni già concluse?
No. La Corte ha confermato che la disposizione sull’equo compenso non ha natura interpretativa né valore retroattivo. Pertanto, non è applicabile ai rapporti professionali e alle prestazioni già espletate e concluse prima della sua entrata in vigore (1 gennaio 2018).

Il rimborso forfettario delle spese generali (15%) è sempre dovuto all’avvocato, anche se non previsto nell’accordo?
Sì, se l’accordo è stato stipulato dopo l’entrata in vigore del D.M. 55/2014. La Corte ha stabilito che l’art. 2 di tale decreto, che prevede l’obbligatorietà del rimborso spese generali del 15% anche in caso di determinazione contrattuale, è una norma inderogabile che si applica a prescindere da quanto pattuito dalle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati