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Accordi tra Enti Pubblici: quando non è appalto

Una recente sentenza della Corte d’Appello ha stabilito che gli accordi tra enti pubblici finalizzati al perseguimento di un interesse comune non sono contratti d’appalto e, pertanto, non richiedono una gara pubblica. Il caso riguardava un ente regionale che si rifiutava di pagare un ente strumentale per l’organizzazione di un evento, sostenendo la nullità delle convenzioni per mancato ricorso all’evidenza pubblica. La Corte ha riformato la decisione di primo grado, qualificando il rapporto come un legittimo accordo di collaborazione e condannando l’ente regionale al pagamento delle somme dovute.

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Pubblicato il 23 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accordi tra Enti Pubblici: La Sottile Linea tra Collaborazione e Appalto

Quando due enti pubblici collaborano per un progetto, il loro rapporto è sempre soggetto alle rigide regole degli appalti pubblici? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Cagliari offre un’importante chiave di lettura, distinguendo nettamente tra accordi tra enti pubblici e contratti d’appalto. Questa decisione chiarisce che la collaborazione per scopi istituzionali comuni può legittimamente avvenire tramite affidamento diretto, senza necessità di una gara pubblica.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da due convenzioni stipulate tra un ente regionale e un ente strumentale della Camera di Commercio per l’organizzazione di una grande manifestazione sull’artigianato. A fronte delle prestazioni eseguite, l’ente strumentale emetteva fatture per un totale di 820.500,00 Euro, ottenendo un decreto ingiuntivo per il pagamento. L’ente regionale si opponeva, contestando non solo l’inadempimento di alcune prestazioni (in particolare, il reclutamento di buyer internazionali), ma soprattutto la validità stessa delle convenzioni.

La Decisione di Primo Grado: Nullità per Violazione delle Norme sugli Appalti

In primo grado, il Tribunale aveva accolto l’opposizione dell’ente regionale. Il giudice aveva qualificato le convenzioni come contratti pubblici di appalto, soggetti alla disciplina del D.Lgs. 163/2006. Poiché l’affidamento era avvenuto in via diretta, senza una procedura di evidenza pubblica (gara d’appalto), il Tribunale aveva dichiarato i contratti nulli per violazione di norme imperative, revocando di conseguenza il decreto ingiuntivo.

L’Appello e la Riqualificazione degli Accordi tra Enti Pubblici

La Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione. Il collegio ha ritenuto che il primo giudice avesse errato nel qualificare il rapporto. Non si trattava di un appalto, ma di un accordo di collaborazione tra amministrazioni pubbliche, disciplinato dall’art. 15 della Legge 241/1990. La Corte ha osservato che lo scopo delle convenzioni non era lo scambio di prestazioni dietro corrispettivo, tipico dell’appalto, ma il perseguimento congiunto di un interesse pubblico comune: la promozione e lo sviluppo dell’artigianato locale nel contesto mediterraneo.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha fondato la sua decisione su alcuni punti cardine. In primo luogo, ha evidenziato che la natura del rapporto era di cooperazione istituzionale. Le somme erogate dall’ente regionale non costituivano un ‘corrispettivo’ di mercato, ma un ‘contributo onnicomprensivo’ destinato a coprire i costi sostenuti dall’ente strumentale per la realizzazione del progetto condiviso. Era esclusa qualsiasi finalità di lucro. Questo modello di gestione, assimilabile all’autoproduzione o ‘internalizzazione’ di un servizio pubblico, rientra nella facoltà delle pubbliche amministrazioni di organizzarsi per soddisfare i bisogni pubblici.
In secondo luogo, la Corte ha esaminato nel merito le contestazioni sull’adempimento. Ha ritenuto che l’ente strumentale avesse fornito prove documentali sufficienti a dimostrare l’effettivo svolgimento delle attività, inclusa la presentazione di corposi report che descrivevano nel dettaglio l’organizzazione dell’evento, la partecipazione di centinaia di buyer e decine di giornalisti internazionali, e le spese sostenute. Secondo la Corte, le convenzioni non richiedevano una rendicontazione analitica di ogni singola fattura, ma un report illustrativo delle attività, requisito che era stato pienamente soddisfatto.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di grande rilevanza pratica: gli accordi tra enti pubblici che configurano una reale cooperazione per il raggiungimento di fini istituzionali comuni non sono soggetti alle procedure di gara previste per gli appalti pubblici. Questa interpretazione favorisce l’efficienza e l’ottimizzazione delle risorse pubbliche, consentendo alle amministrazioni di collaborare in modo più agile e diretto. La chiave di volta risiede nell’assenza di un sinallagma contrattuale tipico dell’appalto (prestazione contro prezzo) e nella comune finalità di interesse pubblico, che trasforma il rapporto da commerciale a collaborativo. Di conseguenza, l’ente regionale è stato condannato al pagamento dell’intera somma, oltre agli interessi e alle spese legali di entrambi i gradi di giudizio.

Un accordo di collaborazione tra due enti pubblici deve sempre seguire le procedure di gara d’appalto?
No. La Corte d’Appello ha chiarito che se l’accordo è una forma di cooperazione per perseguire interessi istituzionali comuni, come previsto dall’art. 15 della L. 241/1990, e non presenta le caratteristiche di un contratto d’appalto (come il pagamento di un corrispettivo a fronte di una prestazione), non è soggetto all’obbligo di gara pubblica.

Perché la decisione di primo grado, che aveva dichiarato nulli i contratti, è stata riformata?
La decisione è stata riformata perché il primo giudice aveva erroneamente qualificato le convenzioni come contratti pubblici di appalto. La Corte d’Appello ha invece ritenuto che si trattasse di legittimi accordi di collaborazione tra pubbliche amministrazioni, validi anche se stipulati tramite affidamento diretto, poiché finalizzati al perseguimento di un interesse comune e non a uno scambio commerciale.

In questo tipo di accordi, come si dimostra di aver eseguito correttamente le prestazioni?
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto sufficiente la produzione di report dettagliati che illustravano le attività svolte, i risultati raggiunti (come il numero di buyer e giornalisti presenti) e le principali voci di costo. La sentenza ha specificato che le convenzioni non richiedevano la documentazione analitica di ogni singola spesa, ma una rendicontazione complessiva dell’operato, che è stata giudicata adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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