LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accordi contrattuali sanità: la forma scritta è un must

Una struttura diagnostica ha richiesto il pagamento di differenze tariffarie a un’Azienda Sanitaria Locale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che in assenza di validi accordi contrattuali sanità, completi di tutti gli elementi essenziali come tetti di spesa e tariffe, nessuna pretesa economica può essere accolta. La forma scritta e la completezza del contratto sono requisiti indispensabili per le prestazioni sanitarie erogate per conto del servizio pubblico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accordi Contrattuali Sanità: Senza Forma Scritta e Dettagli Essenziali, Nessun Pagamento è Dovuto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nei rapporti tra strutture sanitarie private e il Servizio Sanitario Nazionale: gli accordi contrattuali sanità devono essere non solo scritti, ma anche completi di tutti gli elementi essenziali. In assenza di questi requisiti, la struttura non ha diritto ad alcun compenso per le prestazioni erogate. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Una Richiesta di Pagamento Contestata

La vicenda ha origine dalla richiesta di pagamento di una somma cospicua, avanzata da un centro di diagnostica radiologica nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL). Il centro sosteneva di aver diritto a differenze tariffarie per prestazioni di diagnostica per immagini fornite per conto del servizio pubblico in un arco temporale di diversi anni.

Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione alla struttura sanitaria, concedendo un decreto ingiuntivo e rigettando l’opposizione dell’ASL. Quest’ultima, infatti, aveva sollevato solo in fase avanzata del processo la questione della mancanza di un contratto scritto valido.

La Decisione della Corte d’Appello: La Svolta sul Requisito Contrattuale

La Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione di primo grado. I giudici di secondo grado hanno sottolineato che, per l’erogazione di prestazioni sanitarie a carico di fondi pubblici, non è sufficiente il semplice accreditamento della struttura. È invece indispensabile l’esistenza di specifici accordi contrattuali, stipulati in forma scritta, che definiscano in modo chiaro tutti gli elementi del rapporto.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che gli accordi prodotti in giudizio erano privi di contenuti essenziali quali:

* Le tariffe applicate;
* La quantità di prestazioni acquistabili dall’ASL;
* I tetti massimi di spesa per l’anno di riferimento;
* Le condizioni e le modalità di determinazione del corrispettivo.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha revocato il decreto ingiuntivo e respinto la domanda di pagamento della struttura sanitaria.

Il Ricorso in Cassazione e gli accordi contrattuali sanità

Contro la sentenza d’appello, il centro diagnostico ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo principalmente su due motivi. In primo luogo, ha lamentato un presunto ‘travisamento della prova’, sostenendo che i giudici d’appello avessero erroneamente interpretato i documenti, negando l’esistenza di accordi che in realtà c’erano. In secondo luogo, ha contestato l’interpretazione delle norme che regolano gli accordi contrattuali sanità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che non vi è stato alcun travisamento della prova. I giudici di merito non hanno ignorato i documenti, ma li hanno esaminati e hanno concluso, con una motivazione logica e sufficiente (superiore al ‘minimo costituzionale’), che essi non integravano un contratto valido ai sensi della legge.

Valutare il contenuto delle prove è un compito riservato al giudice di merito e non può essere riesaminato in sede di legittimità, se non in caso di motivazione manifestamente illogica o assente. In questo caso, la Corte d’Appello aveva spiegato chiaramente perché gli accordi fossero carenti degli elementi essenziali richiesti dalla normativa di settore (art. 8-quinquies D.Lgs. 502/1992). Di conseguenza, mancando un contratto valido, la pretesa di pagamento era infondata fin dall’origine.

Le Conclusioni: L’Importanza della Forma e della Sostanza negli Accordi con la P.A.

La decisione in esame è un monito cruciale per tutte le strutture private che operano in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. L’accreditamento è solo il primo passo, una condizione necessaria ma non sufficiente per poter erogare prestazioni a carico del pubblico. Il diritto al compenso sorge unicamente da un accordo contrattuale formale, scritto e completo in ogni sua parte. La mancanza di elementi chiave come tetti di spesa, tariffe e volumi di prestazioni rende il contratto nullo e vanifica qualsiasi richiesta di pagamento. In sostanza, chi eroga prestazioni senza la copertura di un contratto valido e completo, lo fa a proprio rischio e pericolo, senza poter pretendere alcun corrispettivo dalla Pubblica Amministrazione.

È sufficiente essere una struttura sanitaria accreditata per avere diritto al pagamento da parte dell’ASL per le prestazioni erogate?
No, secondo la sentenza, l’accreditamento è solo un presupposto. Per avere diritto al pagamento è indispensabile la stipula di specifici accordi contrattuali in forma scritta, come previsto dall’art. 8-quinquies del D.Lgs. 502/1992, che contengano tutti gli elementi essenziali del rapporto.

Cosa succede se un accordo contrattuale tra ASL e struttura privata manca di elementi essenziali come il tetto di spesa o le tariffe?
Un accordo di questo tipo è considerato non valido. La sentenza chiarisce che l’assenza di contenuti essenziali (come la quantità delle prestazioni, il limite di spesa, il criterio di remunerazione e le modalità di pagamento) rende il contratto inefficace e non legittima la richiesta di pagamento da parte della struttura.

La mancanza di un contratto scritto valido può essere contestata in qualsiasi momento del processo?
Sì. La Corte ha implicitamente confermato che la sussistenza di un valido rapporto contrattuale è un elemento costitutivo della pretesa di pagamento. Pertanto, la sua prova spetta a chi agisce per il pagamento, e la sua assenza può essere rilevata dal giudice, non essendo una semplice eccezione che la controparte deve sollevare entro termini perentori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati