LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accompagnamento coattivo: quando è illegittimo?

Un cittadino straniero ha impugnato con successo la convalida di un provvedimento di espulsione. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che il Giudice di Pace non aveva adeguatamente motivato la necessità dell’accompagnamento coattivo. La sentenza sottolinea che il giudice deve verificare e indicare esplicitamente quale presupposto di legge giustifichi l’espulsione forzata invece della concessione di un termine per la partenza volontaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accompagnamento Coattivo: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione

L’accompagnamento coattivo rappresenta la misura più restrittiva nell’ambito delle procedure di espulsione di un cittadino straniero dal territorio nazionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela dei diritti individuali: il provvedimento che dispone tale misura deve essere sorretto da una motivazione specifica e puntuale da parte del Giudice di Pace in sede di convalida. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I fatti del caso

Un cittadino straniero, originario della Costa d’Avorio, si è visto rigettare la richiesta di permesso di soggiorno per protezione speciale. A seguito del diniego, la Prefettura ha emesso un decreto di espulsione e, contestualmente, la Questura ha disposto il suo accompagnamento immediato alla frontiera.

Questo provvedimento è stato sottoposto alla necessaria convalida del Giudice di Pace, il quale ha confermato la legittimità dell’operato dell’autorità amministrativa. Il giudice ha ritenuto sufficiente constatare la presenza illegale dello straniero sul territorio nazionale, convalidando di fatto l’espulsione forzata. Contro questo decreto di convalida, il cittadino straniero ha proposto ricorso per cassazione, lamentando diverse violazioni di legge.

L’illegittimità dell’accompagnamento coattivo senza motivazione

Il ricorrente ha presentato tre motivi di impugnazione. Il primo, e decisivo, motivo si concentrava sulla violazione delle norme che regolano l’espulsione (art. 13 del D.Lgs. 286/1998). Secondo la difesa, il Giudice di Pace avrebbe dovuto verificare se sussistessero i presupposti per concedere un termine per la partenza volontaria, anziché convalidare automaticamente l’accompagnamento coattivo. Quest’ultimo, infatti, è una misura eccezionale, applicabile solo in presenza di specifiche circostanze previste dalla legge, come il concreto pericolo di fuga.

Gli altri motivi di ricorso riguardavano la mancata valutazione della sua integrazione socio-lavorativa, elemento rilevante ai fini del diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8 CEDU), e l’omessa valutazione degli elementi forniti a suo favore.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno chiarito qual è il compito primario del Giudice di Pace nel procedimento di convalida.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che il giudice non può limitarsi a una generica affermazione di legittimità del provvedimento della Questura. Al contrario, ha il dovere specifico di verificare che, nella fattispecie concreta, ricorra almeno una delle ipotesi tassativamente previste dalla legge (art. 13, comma 4, D.Lgs. 286/1998) per giustificare l’accompagnamento coattivo immediato. Tra queste ipotesi rientrano, ad esempio, il rischio di fuga, la pericolosità sociale o la presentazione di una domanda di soggiorno manifestamente infondata.

Nel caso in esame, il Giudice di Pace aveva convalidato il provvedimento limitandosi a ritenere che “dagli atti emerge la legittimità del provvedimento adottato”, senza però specificare quale, tra le condizioni di legge, fosse stata riscontrata. Questa motivazione è stata giudicata dalla Cassazione come meramente apparente e, pertanto, insufficiente.

Il compito del giudice è proprio quello di assicurare un controllo giurisdizionale effettivo sull’operato dell’autorità amministrativa, garantendo che la misura più afflittiva (l’espulsione forzata) sia applicata solo quando strettamente necessario e previsto dalla legge. In assenza di tale verifica, la regola generale dovrebbe essere la concessione di un termine per la partenza volontaria.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato senza rinvio il decreto impugnato. L’annullamento senza rinvio è stato disposto poiché, nel frattempo, era decorso il termine perentorio previsto per la convalida, rendendo impossibile una nuova valutazione da parte del Giudice di Pace.

Questa pronuncia rafforza un importante principio di garanzia: l’accompagnamento coattivo non è la regola, ma l’eccezione. La sua applicazione richiede un rigoroso controllo da parte dell’autorità giudiziaria, che deve esplicitare in modo chiaro e puntuale le ragioni giuridiche che lo giustificano, non potendosi accontentare di formule generiche o di un semplice rinvio agli atti dell’amministrazione.

Quando un Giudice di Pace può convalidare un provvedimento di accompagnamento coattivo alla frontiera?
Può farlo solo dopo aver verificato e indicato espressamente nella motivazione del decreto la sussistenza di almeno una delle specifiche ipotesi previste dalla legge (art. 13, comma 4, D.Lgs. 286/1998), come ad esempio il concreto rischio di fuga dello straniero.

È sufficiente che il Giudice di Pace affermi genericamente la ‘legittimità’ del provvedimento per convalidare l’accompagnamento coattivo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione generica è insufficiente. Il giudice ha il compito primario di identificare e specificare quale presupposto legale giustifichi il ricorso alla misura eccezionale dell’accompagnamento forzato, invece della regola della partenza volontaria.

Cosa succede se la Corte di Cassazione annulla il decreto di convalida dopo la scadenza dei termini perentori?
La Corte cassa il provvedimento ‘senza rinvio’. Ciò significa che la decisione è definitiva e il provvedimento di accompagnamento coattivo non può più essere convalidato, poiché il termine massimo previsto dalla legge per tale procedura è ormai trascorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati