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Accesso Dati GDPR: quando un ritardo è violazione minore

Un cittadino ha impugnato una decisione del Garante Privacy, ritenendo troppo blanda la sanzione (un ammonimento) inflitta a un istituto sanitario per un ritardo nella fornitura dei suoi dati. Il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso, confermando che il ritardo, pur essendo una violazione, può essere classificato come ‘minore’ quando si tratta di un caso isolato, non vengono lamentati danni specifici e il titolare del trattamento coopera. La sentenza chiarisce l’importanza del principio di proporzionalità nell’applicazione delle sanzioni GDPR e la distinzione tra diritto di accesso dati GDPR e accesso ai documenti amministrativi.

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Pubblicato il 18 ottobre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accesso Dati GDPR: Un Semplice Ritardo Giustifica una Sanzione Pesante?

Il diritto di accesso dati GDPR è uno strumento fondamentale per la tutela della privacy, ma cosa succede quando la risposta del titolare del trattamento arriva in ritardo? Una recente sentenza del Tribunale di Roma ha stabilito che non ogni ritardo merita una sanzione pecuniaria, confermando la proporzionalità di un ammonimento per una ‘violazione minore’. Questo caso offre spunti cruciali sulla differenza tra accesso ai dati e accesso ai documenti, e sui criteri per valutare la gravità di una violazione.

I Fatti: La Richiesta di Accesso Dati GDPR e la Risposta Tardiva

Un cittadino aveva presentato una richiesta di accesso ai propri dati sanitari a un istituto di sanità pubblico. A causa di una risposta tardiva, si era rivolto al Garante per la Protezione dei Dati Personali, il quale aveva sanzionato l’istituto con un ammonimento. Ritenendo la sanzione troppo lieve, il cittadino ha impugnato il provvedimento del Garante davanti al Tribunale, chiedendo una sanzione più severa.

L’istituto sanitario e il Garante si sono difesi sostenendo la correttezza della decisione. In particolare, il Garante ha evidenziato che l’illecito era stato valutato correttamente, considerando che non erano state lamentate conseguenze dannose specifiche a causa del ritardo e che non risultavano precedenti violazioni da parte dell’istituto.

La Posizione del Tribunale: Differenza tra Accesso Dati GDPR e Accesso agli Atti

Il Tribunale ha rigettato il ricorso, fornendo importanti chiarimenti. In primo luogo, ha ribadito la netta distinzione tra il diritto di accesso dati GDPR (Art. 15) e il diritto di accesso ai documenti amministrativi (L. 241/1990).

Il GDPR garantisce il diritto di ricevere una ‘copia dei dati personali oggetto di trattamento’, non necessariamente una copia dei documenti fisici che li contengono. Lo scopo è rendere l’interessato consapevole dei trattamenti che lo riguardano e permettergli di verificarne la liceità. L’accesso agli atti amministrativi, invece, ha finalità diverse e segue regole proprie.

Le motivazioni della decisione

Il cuore della sentenza risiede nelle motivazioni che hanno portato il Tribunale a confermare la decisione del Garante. La violazione commessa dall’istituto sanitario – non aver risposto tempestivamente alla richiesta di accesso e non aver informato l’interessato dei suoi diritti – è stata qualificata come ‘violazione minore’.

Questa valutazione si basa su diversi fattori, in linea con l’art. 83 del GDPR e le linee guida europee:

1. Natura isolata dell’incidente: Non risultavano precedenti violazioni da parte del titolare del trattamento.
2. Assenza di danno lamentato: Il ricorrente non ha allegato né provato di aver subito danni specifici a causa della ‘omessa tempestività dell’accesso’.
3. Cooperazione del titolare: L’istituto sanitario ha dimostrato di cooperare con l’Autorità Garante durante l’istruttoria, fornendo tutte le informazioni richieste.
4. Effetti esauriti: La condotta contestata si è conclusa con la consegna di tutta la documentazione sanitaria al ricorrente.

Il Tribunale ha concluso che, alla luce di queste circostanze, un ammonimento rappresentava una sanzione congrua, proporzionata ed efficace, in grado di sanzionare la condotta senza risultare eccessivamente punitiva.

Le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale del GDPR: la proporzionalità. Non tutte le violazioni sono uguali e le sanzioni devono essere calibrate sulla base della gravità concreta della condotta. Un ritardo nell’evadere una richiesta di accesso dati GDPR, sebbene costituisca un illecito, può essere considerato una ‘violazione minore’ se non accompagnato da fattori aggravanti come la sistematicità, l’intenzionalità o un danno effettivo per l’interessato. Per le aziende e le pubbliche amministrazioni, ciò sottolinea l’importanza non solo di rispondere alle richieste, ma anche di cooperare pienamente con le autorità in caso di indagine, poiché tale comportamento può mitigare significativamente le conseguenze di una violazione.

Un ritardo nella risposta a una richiesta di accesso ai dati personali (ex art. 15 GDPR) costituisce sempre una violazione grave?
No. Secondo la sentenza, un ritardo può essere qualificato come ‘violazione minore’ se si tratta di un caso isolato, se l’interessato non lamenta danni specifici derivanti dal ritardo e se il titolare del trattamento coopera con l’Autorità di controllo. In tali casi, una sanzione non pecuniaria come l’ammonimento può essere ritenuta proporzionata.

Qual è la differenza tra il diritto di accesso ai dati personali secondo il GDPR e il diritto di accesso ai documenti amministrativi?
Il diritto di accesso sancito dall’art. 15 del GDPR mira a rendere l’interessato consapevole dei trattamenti che lo riguardano e a verificarne la liceità, garantendo il diritto a una ‘copia dei dati personali’. Non implica necessariamente il diritto a ottenere una copia dei documenti che li contengono. Il diritto di accesso ai documenti amministrativi (L. 241/1990) risponde a diverse finalità di trasparenza amministrativa e segue regole differenti.

Quali fattori vengono considerati per qualificare una violazione del GDPR come ‘minore’ e sanzionarla con un semplice ammonimento?
I fattori considerati includono: il carattere isolato della violazione (assenza di precedenti), l’assenza di un danno specifico lamentato dall’interessato, la piena cooperazione del titolare del trattamento con l’Autorità Garante e il fatto che gli effetti della violazione si siano esauriti (ad esempio, con la successiva fornitura completa dei dati).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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